«Una piccola donna, una ragazzina come una possibile nostra figlia, nipote, sorella…Aurora Tila, morta per colpa di una violenza che si definisce “sulle donne” ma sarebbe giusto dire “su chi nasce donna”. Una violenza maschile che non è più soltanto adulta ma che ha già sparso il suo contagio e che permette, autorizza i giovani, giovanissimi a privare della vita». Il Centro Antiviolenza di Piacenza ha voluto condividere una riflessione a pochi giorni di distanza dalla morte della tredicenne Aurora Tila.
«Se questa “vita” – prosegue la riflessione del Centro Antiviolenza – non è plasmabile al proprio volere, al proprio egoismo, al proprio essere maschio vigoroso, non amico ma già padrone; allora si cancella questa vita; la si fa cessare. Forse è bastato poco, chissà; la forza fisica prevale e lui lo sa e la usa. Di fronte a tale brutalità siamo davvero inermi e sconfortate. È difficile prendere atto di quanto sia sempre più problematico l’impegno nella lotta a questa terribile piaga sociale che non trova più confini. Nello sconforto e tristezza scopriamo però una grande risorsa che inizia ad avere occhi. Ragazze/i che non sono indifferenti, sempre concentrati sui loro iPhone, usano la tecnologia per immortalare anche fatti drammatici per conservarne le prove; aiutano con generosità ed arguzia un’altra ragazza che non conoscono ma percepiscono che in quel momento, sia da difendere. Un’alleanza femminile costretta ad organizzarsi, a difendersi dalla violenta, terribile, aggressività maschile. Facciamo allora un richiamo a tutte le persone, giovani e meno giovani, donne e uomini affinché non guardino da un’altra parte ma, anzi: chiedete, sospettate, guardate negli occhi e poi consigliate un confronto, un parere esperto, una valutazione del rischio che è sempre obbligatoria in caso di stalking, di sospetta violenza».
«Facciamo un richiamo ai padri e alle madri – prosegue il Centro Antiviolenza – affinché non debba essere a carico di chi nasce donna doversi proteggere, prevedere per non rischiare; abbiamo tutti l’obbligo morale di trasmettere ai futuri adulti, ai nostri bambini e adolescenti maschi il non diritto al possesso, il rispetto per un rifiuto, la bellezza di vivere esperienze che potranno finire ma potrà apprezzarne l’unicità perché ogni sentimento, ogni emozione porta un arricchimento. Insegniamo a “lasciare andare” perché nessuno ci appartiene ma i desideri, il volere, le aspirazioni e le scelte sono un diritto di ognuno di noi. Aurora è stata privata di questo diritto da una mentalità maschile gretta, egoista, codarda, criminale».
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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-11-01 21:03:12 da
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