La Coldiretti sul glifosate: stiamo cercando alternativa sostenibili

La Coldiretti sul glifosate: stiamo cercando alternativa sostenibili



PISTOIA – La posizione di Coldiretti sul glifosate è nota da tempo e soprattutto non è mai cambiata. Certo è che il buonsenso suggerirebbe di non affidarsi completamente a una ricostruzione giornalistica, ma di andare su fonti di prima mano. Pur non capendo cosa ci sia ulteriormente da specificare, non ci sottraiamo a ribadire la nostra posizione confidando che repetita iuvant!

Una tanica di glifosato

Coldiretti sostiene l’azzeramento dell’utilizzo del glifosate come “disseccante” sulle colture destinate all’alimentazione. Il caso più emblematico è quello del grano canadese che viene coltivato in aree dove non può giungere a maturazione completa naturalmente e viene dissecato con trattamenti aerei di glifosate i cui residui si ritrovano sulla pasta (seppur entro i valori consentiti dalla legge). Possiamo essere favorevoli al glifosate nel piatto quando l’eccellente grano dei nostri coltivatori che giunge a maturazione soltanto con il sole, viene sottopagato?

Per l’utilizzo del glifosate come diserbante la situazione è diversa, in quanto soluzioni alternative da un punto di vista sia tecnico che economico sono nate solo negli ultimi anni. Tutti i nostri sforzi vanno nel trovare valide alternative all’utilizzo del glifosate entro la scadenza dell’ulteriore proroga concessa dall’unione europea.

Esiste già una molecola (ac. Pelargonico) estratta dall’olio dei semi del cardo grazie a un accordo tra Coldiretti e Novamont, già funzionante e in commercio, sulla quale si stanno facendo ulteriori sperimentazioni per arrivare ad un prodotto tecnicamente valido per costi e efficacia e che potrebbe essere utilizzato anche in agricoltura biologica. Poiché cerchiamo di dedicare sempre meno tempo possibile alle polemiche per avere più opportunità di lavorare per le nostre imprese, ci stiamo impegnando a rendere il vivaismo ornamentale più sostenibile, con contratti di filiera dedicati e la sperimentazione di tecniche a impatto chimico “0” come l’utilizzo dell’ozono o di altre tecnologie in corso di brevetto.

Per quanto concerne “che le nostre scelte siano guidate da evidenze scientifiche”, lo scorso anno alla vigilia della proroga dell’uso del glifosate, l’EFSA (autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), organo di consulenza scientifica della Commissione Europea scrive che “è improbabile” che il glifosate costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo”. Ma IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS) classifica il glifosate come “probabilmente cancerogeno” per gli esseri umani. Inoltre recenti studi scientifici dello stesso anno hanno evidenziato che il glifosate potrebbe danneggiare il sistema nervoso ed essere correlato a malattie neurodegenerative come il Parkinson e leucemie infantili.

Da quali evidenze scientifiche ci vogliamo far guidare? Da quelle che ci fanno egoisticamente più comodo o da quelle che hanno ispirato il cosiddetto principio di precauzione a tutela dei nostri figli e in generale dell’uomo.

Infine vale la pena ricordare che il 6 novembre 2019 la Regione Toscana emette un comunicato stampa per la firma di un protocollo di intesa tra la stessa Regione, AVI, Distretto Vivaistico Ornamentale. Il protocollo firmato prevedeva la Regione Toscana Glifosate-free entro il 2021 (cioè abolizione dell’uso del glifosate entro il 2021). Ci piacerebbe capire di questo impegno cosa ne è stato e se si considera ancora attuale.

Francesco Ciarrocchi, direttore di Coldiretti Pistoia


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www.reportpistoia.com è stato pubblicato il 2024-07-26 20:40:06 da Redazione


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