“Auguri Anto’. Vi volevo bene 25 anni fa’, figuratevi mo!“. Riccardo Milani, il regista sociale tra i più amati in Italia, ha salutato il suo pubblico venuto a Pescara, in occasione del FLA, per rendere omaggio al film uscito a ottobre di 25 anni fa, “La Guerra degli Antò”, ambientato a Montesilvano, spaccato reale, crudo, autentico, tagliente e struggente sulla condizione dei giovani “ribelli” nelle piccole realtà di provincia.
“La guerra degli Antò” fece conoscere al grande pubblico lo stile “Milani”, quello del cinema sociale, impegnato, ma dove c’è spazio per ridere e commuoversi ed ebbe l’onore di sancire un grande legame d’affetto e stima tra il regista e l’Abruzzo. Gli Antò piacciono ancora tanto perchè sono la fotografia di una realtà giovanile, quella degli anni ’90, con tutte le sue contraddizioni e i luoghi comuni, che valgono ora come allora, come il sogno di lasciare la propria città di provincia per raggiungere altre realtà più grandi e cosmopolite dove però, una volta arrivati, non si recidono mai completamente i legami con la propria terra d’origine, con i suoi pregi e i suoi difetti.
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“Il pubblico continua a voler bene agli Antò e questa cosa mi rende molto felice – è il commento di Milani rilasciato ai microfoni del Capoluogo – spero che quei ragazzi non abbiano mai abbandonato una forma di ‘ribellismo’ che li rendeva unici e abbiano ancora uno sguardo vigile e attento alle cose del mondo. L’Abruzzo in questi anni mi ha donato molto e poter raccontare le sue realtà è sempre un vero privilegio“.
Difatti fu proprio quel film a creare un percorso iniziatico, quasi magico, tra il regista e l’Abruzzo cinematografico tanto che, proprio 25 anni dopo, nel 2024 è tornato nelle sale con “Un mondo a parte”, girato nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, attualmente campione d’incassi e in “tour” nel Nord Europa. Come per quest’ultima pellicola, anche “La guerra degli Antò” è densa di abruzzesità, come abruzzesi sono gli attori che impersonavano i vari Antò: “Antò Lu Pork”, Flavio Pistilli, “Antò Lu Malatu”, Federico Di Flauro, “Antò Lu Zorru”, Paolo Setta e il compianto Danilo Mastracci, aquilano, che nel film era “Antò Lu Zombi”, scomparso a soli 39 anni. All’evento di Pescara era presente il papà di Danilo che ha ricordato con commozione le emozioni del ragazzo durante questa esperienza davanti la macchina da presa.
E che il film di Milani 25 anni dopo sia ancora molto vivo, è dimostrato dalla grande presenza di pubblico agli eventi organizzati anche nelle Marche e nel Lazio per celebrarlo. “Gli Antò vengono visti con tenerezza – chiarisce il regista – e avevano la tenerezza dei ragazzi cresciuti negli anni ’90 che si affacciavano con stupore ai grandi eventi del panorama internazionale. Gli scenari purtroppo non sono cambiati (nel film c’era la guerra nel Golfo, oggi i conflitti si sono spostati in Ucraina e Palestina) io, come sempre ho cercato di raccontare una storia vera, sincera, in modo leggero, ma profondo, cercando di emozionare. Le emozioni sono sempre necessarie, oggi più di quanto non lo fossero 25 anni fa e, soprattutto, in un posto come l’Abruzzo”.
La speranza adesso è che – complice anche l’istituzione dell’Abruzzo Film Commission – l’Abruzzo possa essere sempre più protagonista al cinema per farsi conoscere, dal suo interno, fino alla costa, con tutta la sua magia e la sua particolarità. All’evento di Pescara era presente anche il presidente dell’Abruzzo Film Commission, Piercesare Stagni, aquilano, storico e docente di cinema che, 25 anni fa, presentò il film al cinema Imperiale. “Arriverà una carica di film girati in Abruzzo – ha assicurato in tal senso Stagni – esaltandolo in tutte le sue peculiarità”.
Stagni all’epoca suonava – e suona ancora – in un gruppo, i Niutàun; impegnato con le prove della band, non potè partecipare ai provini ma, in quanto storico del cinema, ebbe la possibilità di presentare il film alla città. “Sono emozioni che non si dimenticano – ha ricorda commosso sentito dal Capoluogo – questi anni sono volati e con loro è passata tanta vita. Agli ‘Antò’ sono legato particolarmente perchè all’epoca con il gruppo suonavamo punk e con questa pellicola Riccardo riuscì a dare una dimensione di ciò che fu la scena punk italiana negli anni ’90. Un film amaro e poetico al tempo stesso che nel tempo è diventato un cult anche perchè presenta uno spaccato di ciò che era la nostra realtà di provincia, tipica di luoghi come l’Abruzzo. Una fotografia che ha cristallizzato il passaggio dal vecchio al nuovo millennio, in un periodo di grandi cambiamenti che hanno rivoluzionato le nostre esistenze. Gli Antò non hanno età e rappresentano i ragazzi rivoluzionari di ieri e di oggi, le promesse, le illusioni, la voglia di evadere e spaccare il mondo“.
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