CROTONE Avevano realizzato una piantagione di marijuana di cui sono state rinvenute 165 piante alte un metro e mezzo. In una zona periferica del Crotonese, alcuni componenti del gruppo criminale smantellato con l’inchiesta “Grecale” della Dda di Catanzaro, erano riusciti a realizzare una coltivazione grazie alla quale potevano disporre di una ingente quantità di narcotico. Coltivazione, che una volta scoperta, il gruppo ha cercato di distruggere, senza riuscirci. L’episodio viene ricostruito nell’ordinanza con il quale il gip ha disposto l’arresto di 44 persone (40 in carcere e 4 ai domiciliari). L’inchiesta ha permesso di ricostruire il modus operandi dell’organizzazione criminale che operava a Crotone e nel suo hinterland con la disponibilità di basi logistiche e di mezzi materiali. Gli investigatori hanno accertato «la sistematicità e la serialità delle trattative all’interno del ciclo commerciale della droga», un traffico che avveniva attraverso pusher dislocati su diverse piazze di spaccio. Il sodalizio – che aveva anche disponibilità di armi – inoltre disponeva di una cassa comune e di specifiche forme di suddivisione dei proventi, le somme venivano anche destinate ai detenuti.
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Un sistema di irrigazione e turni per presidiare la piantagione
Gli investigatori hanno ricostruito le mosse del gruppo attraverso i dialoghi captati, il sistema gps installato sul veicolo utilizzato da Luigi Marino, oltre che alle immagini immortalate dalla videocamera installata direttamente sul posto. Secondo le indagini, i fratelli Marino avrebbero avuto in programma di installare una piantagione di marijuana, attraverso un sistema architettato punto su punto ma do “controllare” effettuando in caso anche una turnazione, di quattro ore ciascuno per presidiare la piantagione. E sulla base degli elementi raccolti, il 20 luglio 2021, il monitoraggio del veicolo in uso a Luigi Marino, attraverso il gps, porta gli investigatori dritti nel luogo dove si trova la piantagione costituita da piante di marijuana interrate alte 1,5 metri, con installato sistema di irrigazione.
Il tentativo di distruzione
Sul posto viene dunque installata una telecamera che cristallizza la presenza degli indagati, che quando capiscono di essere stati scoperti tentano di cancellare ogni traccia, senza però riuscirci. Il tentativo di incendiare l’intera coltivazione ha scarsi risultati perché durante il loro intervento, la pg riesce comunque a repertare 165 piante, tutte poi sequestrate. ([email protected])
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www.corrieredellacalabria.it è stato pubblicato il 2024-12-15 18:16:00 da Redazione Corriere
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