La sfida di Salvatore Cristiano Misasi a difesa dei disabili: «Attr…



ROMA «Forse pecco di superbia, ma chissà, forse vagando per l’Appennino, cercando di riscrivere nuovi ideali sarò ricordato come uno di quei briganti che ha combattuto contro un potere molto più forte e ha resistito, uno di quei briganti rivoluzionari che ha tentato anche quando aveva la storia contro, uno di quei briganti protagonisti di una guerra civile che voleva portare un cambiamento nella sua terra». Salvatore Cristiano Misasi, 26 anni e affetto da tetra paresi spastica, ha in mente un sogno: percorrere 545 chilometri in handbike, trainando la sua sedia a rotelle, attraverso la Calabria dove è nato a pochi chilometri dai luoghi abitati, in un tempo lontano, dai briganti. Un viaggio raccontato dall’ultimo numero de ”Il bullone”, la rivista dell’omonima Fondazione dedicata ai B-Liver, i ragazzi con patologie gravi o croniche che ha scelto di valorizzare mettendone in risalto risorse e talenti. «Qualche mese fa – racconta Salvatore – nella reception di un albergo dell’entroterra, mi imbattei in una brochure che raccontava dell’esistenza di un percorso ciclabile situato sulla colonna vertebrale della Calabria. Per molti giorni ripensai a quel percorso, e a quanto sarebbe stato bello percorrerlo in handbike trainando la sedia a rotelle. Sorrisi all’idea, consapevole che non è il tempo a far maturare l’uomo, bensì le sfide superate, così iniziai a fantasticare e a progettare quest’avventura». «Si parte – spiega – a bordo di una handbike elettrificata, da Laino Borgo e l’arrivo è a Reggio Calabria, la lunghezza complessiva è di 545 chilometri e attraversa i Parchi Nazionali del Pollino e della Sila, il Parco Naturale Regionale delle Serre e il Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il dislivello positivo complessivo è di 10.240 metri, mentre quello negativo è pari a 10.510 metri; l’altitudine massima raggiunta è di 1.565 metri che si toccano al chilometro 208, nel Parco della Sila in prossimità del Lago Arvo, mentre il punto più basso si riferisce all’approdo di Reggio Calabria, al livello del mare. Il viaggio è strutturato in 12 tappe, che coprono dai 31 ai 58 chilometri ciascuna, presentando tre diversi livelli di difficoltà». «Spero che quest’impresa – spiega – possa rafforzare la mia tempra, possa farmi capire che anche se ci sono il dolore e la stanchezza, la volontà può compensare benissimo tutto. Mi piacerebbe essere d’aiuto ai disabili di domani, proprio come i miei amici Alessandro e Federico Villa hanno fatto con me: quando sono giù infatti mi basta guardare il documentario “A forza di braccia” e subito ritrovo la speranza di vivere». Il percussore di questa folle avventura fu proprio il viaggio compiuto da Alessandro che partì da New Orleans e arrivò a Memphis, l’idea di avere il suo supporto, quello di Federico e il poter seguire un po’ a modo mio le loro orme, mi sprona a dare il meglio di me. Salvatore conclude esprimendo un altro desiderio: «Mi piacerebbe poter disegnare una nuova visione della persona diversamente abile, mi piacerebbe far capire che se le barriere architettoniche venissero abbattute almeno in parte – conclude – non ci sarebbe nessuna differenza sociale, mi piacerebbe dimostrare con questo viaggio che l’habitat naturale del disabile non è la casa, bensì la strada». (Ansa)

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www.corrieredellacalabria.it è stato pubblicato il 2024-11-09 17:45:08 da Redazione Corriere


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