I giudici della Corte d’Appello hanno confermato la condanna di primo grado all’ergastolo per Benedetto Vultaggio, il 48enne difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù che la mattina del 25 giugno 2022 uccise selvaggiamente la compagna 33enne Cristina Peroni infierendo su di lei con “quattordici colpi di mattarello sul capo” prima di sferrarle “cinquantuno fendenti di coltello (a serramanico, della lunghezza di 19 centimetri, ndr) diretti in varie parti del corpo ed in particolare al collo della vittima, che colpì per ben 29 volte quando la stessa giaceva ormai inerte al suolo” il tutto davanti al figlio della coppia di appena 6 mesi.
Quello di Cristina Peroni era stato il terzo femminicidio del 2022 a Rimini quando, nella mattinata del 25 giugno, la coppia aveva iniziato a litigare nella villetta di via Rastelli tanto che le urla avevano attirato l’attenzione dei vicini e farli scendere in strada allarmati dalle grida della 33enne e dal pianto disperato del bambino. “Basta! Basta!” aveva gridato la vittima e, subito dopo, sulla strada era sceso un silenzio agghiacciante mentre era scattato l’allarme che aveva fatto accorrere sul posto sia le pattuglie della Polizia di Stato che l’ambulanza del 118. I primi soccorritori, saliti al primo piano della villetta, si erano trovati davanti agli occhi una scena agghiacciante: la 33enne riversa a terra nella camera da letto in un mare di sangue, il compagno a sua volta sporco di sangue e il piccolo di 6 mesi che piangeva in una maniera straziante.
Il medico di Romagna Soccorso non aveva potuto fare nulla per salvare Cristina Peroni e ne aveva dichiarato il decesso mentre l’uomo, con ancora gli schizzi di sangue sul volto, era stato portato in strada. Secondo i vicini, che avevano assistito alla scena, il 47enne aveva un sorriso sulle labbra mentre rassicurava tutti dicendo che “Il bambino sta bene. Adesso lei (riferendosi alla compagna – ndr.) la smetterà di parlare male di me al piccolo”. L’autopsia sul corpo della vittima aveva evidenziato come Cristina era stata martoriata con “quattordici colpi di mattarello sul capo” prima di sferrarle “cinquantuno fendenti di coltello (a serramanico, della lunghezza di 19 centimetri, ndr) diretti in varie parti del corpo ed in particolare al collo della vittima, che colpì per ben 29 volte quando la stessa giaceva ormai inerte al suolo”.
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Quella del figlio era diventata un’ossessione per Vultaggio tanto che, subito dopo il delitto, le sue uniche preoccupazioni erano per il bambino le cui sorti al momento sono ancora in fase di decisione da parte del Tribunale dal momento che sia i famigliari della vittima che quelli del 48enne ne hanno chiesto l’affidamento. All’uomo, tuttavia, il Tribunale dei Minori ha revocato la patria potestà sul bambino avuto con la vittima che è stato affidato ai nonni materni con la possibilità per i genitori di Vultaggio e la sorella di avere degli incontri col piccolo.
www.riminitoday.it è stato pubblicato il 2024-11-26 18:35:59 da
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