L’appello delle guardie mediche di Foggia: «Basta violenze o molti si dimetteranno»


FOGGIA – «Nell’ultimo mese nella provincia di Foggia sono stati segnalati alla Federazione italiana dei Medici di medicina generale almeno due episodi di minacce e violenze nei confronti dei medici di guardia medica. Raccogliere le segnalazioni dei medici che subiscono minacce e violenze è sempre spiacevole, tanto più se i morti sono colleghi e colleghe che lavorano soli, di notte, in guardie mediche isolate e prive di qualsiasi sistema di deterrenza o vigilanza». E’ quanto afferma Francesco Nardelli, segretario provinciale di settore di Foggia, sottolineando che «siamo stanchi e sfiduciati, oltre che preoccupati».

«Nonostante l’impegno e la determinazione nel voler garantire assistenza e salute alla cittadinanza – prosegue – andiamo a lavorare con la paura di non poter tornare sani e salvi a casa. Se le condizioni di lavoro e sicurezza rimarranno tali, molti colleghi annunceranno le dimissioni».

«La sicurezza dei medici continua ad essere un problema irrisolto, anche perché l’attuale modello della ex continuità assistenziale impedisce l’attuazione di soluzioni al problema», ribadisce Claudia Aiello, segretaria pugliese di settore. «Sono necessari – sottolinea – interventi di riorganizzazione dell’assistenza primaria a quota oraria in applicazione dell’accordo collettivo nazionale vigente, che possano ridurre il rischio lavorativo e dare risposte adeguate ai bisogni assistenziali della cittadinanza. Ci auguriamo che questo possa concretizzarsi al più presto con un nuovo accordo regionale per l’assistenza primaria a quota oraria».

«All’assessore regionale alla Sanità Raffaele Piemontese – conclude il segretario regionale Fimmg Puglia, Antonio De Maria – chiedo l’immediata convocazione del tavolo regionale per l’integrazione e la riforma dell’Air (accordo integrativo regionale) della continuità assistenziale all’Air Puglia della medicina generale, per dare attuazione piena della riforma del territorio e per garantire condizioni di lavoro consone a chi ogni giorno mette a rischio la propria vita per la salute dei pazienti. Non vorremmo arrivare a piangere ancora la morte di altri colleghi dopo quella di Maria Monteduro». 

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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2025-01-05 17:08:42 da Redazione online


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