Lasagna non ha paura: «Bari merita di più e io posso risorgere»


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BARI – Schietto, genuino, entusiasta, motivato. E un sorriso coinvolgente, rassicurante. Kevin Lasagna s’è presentato benissimo in campo, quasi a ricordare che nessuno può disimparare il mestiere di calciatore. Qualche stagione ombrosa alle spalle, vero. Tanto che, lui stesso, non ha fatto fatica a parlare di Bari come occasione unica di riscatto dopo campionati in tono minore. Ecco, anche grande onestà intellettuale nelle sue prime parole baresi. I timori dei tifosi nulla a che fare con quel disfattismo di cui si continua a parlare a sproposito, anche attraverso i canali ufficiali. Realismo, si chiama realismo. E non ci voleva tanto a capirlo.

Lasagna, un precampionato ricco di gol. Quello che serviva per cominciare con il piede giusto. Le era già capitato di partire con il piede giusto?

«Non è la prima volta. E credo sia importante lasciare subito il segno anche se i gol d’agosto servono a nulla. Da sabato sarà tutto diverso. La Coppa Italia è un appuntamento importante anche per le squadre di serie B che, evidentemente, non possono ambire alla vittoria del trofeo. Forse non è un caso, però. Anche durante le vacanze mi piace curare il fisico per farmi trovare pronto nei primi giorni di ritiro. Le grandi stagioni nascono proprio in estate».

Il suo atteggiamento non è passato inosservato. Già dal suo arrivo nel ritiro di Roccaraso si è subito avuta la sensazione che in lei ci fosse la gioia di aver accettato la sfida Bari. I suoi sorrisi la dicono lunga sull’obiettivo di fare qualcosa di importante in maglia biancorossa. Cosa ha provato quando ha saputo dell’interesse dei Galletti e qual è il suo stato d’animo oggi?

«Sarò banale, lo so. Ma sono molto felice di essere qui. In una piazza che merita molto di più. Per passione e tradizione. Vista da fuori Bari è uno spettacolo. Dalla bellissima curva al rapporto viscerale che lega i tifosi alla squadra di calcio. E quindi per un calciatore è foindamentale provare a lasciare il segno in un ambiente così. Entrare in uno stadio come il “San Nicola” stuzzica già la mia fantasia».

Quando il Bari ha annunciato il suo ingaggio in tanti hanno pensato che si fosse di fronte alla più classica delle operazioni di rilancio. E non perché non si conosca il valore di un attaccante come lei che ha fatto bene in serie A fino a meritare la convocazione in nazionale. In questi ultime stagioni le cose non sono andate benissimo per lei. Si è dato qualche spiegazione?

«Ci tengo a precisare che in tutte le mie avventure ho sempre dato il massimo. Sono stato mosso da sacro furore in ogni città che mi ha ospitato. In Turchia, sul piano personale, è andata male. L’inserimento in una realtà così diversa è stato molto complicato. Mi esalto nei gruppi che assomigliano a vere e proprie famiglie. Invece lì non ho trovato questo e il rendimento ne ha risentito».

E quindi tanta voglia di rivalsa…

«Assolutamente sì. vengo a Bari anche per dimostrare che non sono un calciatore in parabola discendente. Un attaccante si valuta anche attraverso le capacità realizzative. E io voglio tornare a medie realizzative di un certo livello».

Si è posto qualche obiettivo?

«Bè sì, normale che prima di cominciare ognuno di noi immagini di poter centrare alcuni traguardi. Pensavo che forse sarebbe stato meglio non esprimersi… ma sarebbe fraintendibile. E quindi sì, punto a segnare più di dieci gol».

L’interruzione della meravigliosa esperienza in azzurro, con Mancini ct dell’Italia, ha rappresentato per lei un colpo difficile da metabolizzare?

«No. La mancata convocazione per gli impegni successivi me la sono spiegata con criteri ispirati alla logica. Ovvero, c’erano attaccanti che hanno fatto meglio di me in campionato. E quindi nessun contraccolpo psicologico nello sviluppo della mia carriera. Bisogna essere onesti nelle valutazioni. Per due stagioni non ho avuto un rendimento positivo e quindi è stato giusto restare fuori dalla lista».

È stato semplice scegliere Bari?

«Avevo altre richieste e le ho valutate tutte con grande attenzione. Quando ho parlato con Magalini sono stato sincero e ho chiesto qualche giorno per fare valutazioni a 360°. E ora eccomi qui, con grande entusiasmo ed enormi motivazioni. Tra l’altro ho trovato un gruppo eccezionale. Dopo appena due giorni mi sembrava di essere uno di loro come se fossimo insieme da anni. Mi hanno accolto alla grande e credo che ci siano anche le qualità per fare bene».

C’è grande fiducia nei suoi confronti. La società crede tantissimo nelle sue qualità. Una responsabilità o una motivazione?

«Credo tutte e due le cose. È importante lavorare in un posto in cui ti fanno sentire stima e considerazione. Però è anche giusto non dimenticare che poi bisogna dare risposte all’altezza in campo».

In una città capace di donare tantissimo amore ma anche di riscoprirsi complicata…

«Non è un problema. Tocca a noi, vincendo, riempire lo stadio e nutrirci dell’entusiasmo dei baresi, davvero unici nel loro modo di vivere il calcio. Poi è normale che possano scapparci anche i mugugni quando i risultato non sorridono alla squadra. E questo va accettato perché fa parte del gioco».

Quanto le è servito fare tanta gavetta?

«Tantissimo. Le difficoltà ti formano. A volte trovi le porte chiuse in faccia ed è lì mche capisci quanto hai dentro il sacro furore. Se hai un obiettivo devi perseguirlo sempre e comunque. Partire dal basso ti dà tanti vantaggi».

Che serie B si aspetta?

«La solita, complicatissima. Ci sono squadre fortissime davanti ma noi possiamo e dobbiamo essere protagonisti. Quando indossi la maglia del Bari devi sempre puntare al massimo in ogni partita».




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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-08-07 15:36:32 da

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