Latina, Variante in Q3, i dubbi restano: il caso in Commissione

Latina, Variante in Q3, i dubbi restano: il caso in Commissione



Latina, Variante in Q3, i dubbi restano: il caso in Commissione

Una seduta della Commissione trasparenza di oltre due ore non è bastata per affrontare in maniera esaustiva e convincente la vicenda della variante nel quartiere Q3 che sta consentendo la realizzazione del complesso commerciale all’angolo tra via del Lido e la statale Pontina, tra l’altro finita al centro di un’inchiesta della Procura di Latina per la seconda volta, ma soprattutto non ha chiarito i dubbi dei Consiglieri comunali sull’iter che ha portato al rilascio dei tre permessi a costruire, confermando una volta per tutte che non ci fu condivisione delle scelte politiche e amministrative nella fase di valutazione e approvazione degli atti tra il 2018 e il 2021, in una stagione in cui la trasparenza veniva sbandierata solo all’occorrenza. Il dibattito è stato comunque rinviato alla prossima seduta.

I tecnici comunali intervenuti, funzionari e dirigenti che si sono avvicendati nei servizi Pianificazione Urbanistica, Suap e Sue, si sono avventurati in una difesa d’ufficio della variante, senza però fornire risposte, oppure divagando, alle domande dei Consiglieri comunali. Hanno incentrato i loro interventi sulla legittimità della scelta di approvare la variante tramite la Giunta sfruttando la procedura semplificata introdotta da una modifica della legge regionale, ma non hanno chiarito come sia stata superata la deliberazione 457 di fine 2018 che adottatava la variante, approvata definitivamente nel luglio 2021, eliminando il n Commissioneo di destinazione d’uso alberghiera ritenendolo un obbligo legato a un vecchio mutuo anziché materia strettamente urbanistica. Come non hanno fornito chiarimenti sul mancato del contributo straordinario dovuto dal privato, previsto appunto in caso di variante sul maggior valore prodotto dal cambio di destinazione d’uso dell’area, tenendo conto che fino al 1992 era interamente destinata a verde, ossia una somma che potrebbe oscillare attorno al milione di euro, a fronte dei soli 137.000 euro di soli oneri versati dalla proprietà finora.

A incalzare più volte i tecnici su questi temi è stata Simona Mulè di Fratelli d’Italia, senza ottenere risposte chiare, tantomeno quando ha fatto notare che la segretaria generale dell’epoca, Rosa Iovinella, fornendo un parere di merito non vincolante ma sostanziale ai fini dell’approvazione definitiva della variante, aveva ritenuto che l’interesse pubblico non fosse soddisfatto e lo aveva anche ribadito quando gli era pervenuta una risposta non soddisfacente dagli uffici, perciò era chiaro che non ci fossero i presupposti per l’approvazione. Repliche incosistenti quando Pina Cochi della Lega ha osservato che i supermercati non sono contemplati nelle fattispecie commerciali previste dalla destinazione d’uso turistico ricettiva. Vincenzo Valletta della Lega ha sottolineato la velocità con cui era stata adottata la variante a fine 2018 una ventina di giorni dopo la richiesta del privato, a cavallo del Natale, in un contesto di scarsa trasparenza.

Duro infine l’intervento dell’assessore Annalisa Muzio che ha lamentato l’assenza di alcuni pareri e verbali degli incontri interlocutori all’epoca dei lavori propedeutici all’approvazione della variante, sottolineando l’assenza dell’assessore alle attività produttiva quando la Giunta deliberava, ma anche il cambio di passo dell’attuale amministrazione che vaglia attentamente e condivide ogni atto e non avrebbe mai adottato una variante del genere in trenta giorni. Ha poi comunicato di avere consultato l’iter degli anni Novanta, sostenendo che la Commissione urbanistica dell’epoca accolse l’osservazione della proprietà del Garden Hotel, estendendo all’intera proprietà – ovvero all’area verde ora utilizzata per realizzare i tre negozi – non la destinazione d’uso turistico ricettiva, ma il vincolo di destinazione alberghiera previsto dal Piano regolatore generale sulla superficie utilizzata per realizzare l’albergo, concludendo che in tempi recenti non sarebbe bastata la procedura semplificata col passaggio in Giunta per consentire la realizzazione delle strutture commerciali in variante al Prg. Dubbi ai quali saranno fornite risposte nella prossima seduta.

Senza che gli venisse chiesto, invece, Stefano Gargano, dirigente del Suap-Sue e fino a pochi giorni fa anche della pianificazione urbanistica, si è persino sentito in dovere di spiegare che il complesso di via del Lido non è stato trattato come una grande superficie di vendita, quindi risparmiando un iter più complesso e standard urbanistici raddoppiati, attraverso il rilascio di tre permessi di costruire diversi per altrettante medie strutture, perché non sono dotate di servizi comuni come i bagni (unica circostanza reale), parcheggi e passaggi pedonali, immaginando che sarà impossibile ai futuri clienti di passare da un negozio all’altro senza spostare l’auto, infine per la diversa colorazione delle tre strutture. Ha però ravvisato l’interesse pubblico nella dotazione di parcheggi in più che saranno destinati all’uso pubblico, con manutenzione a spese del privato. Insomma, una partita persa con consapevolezza, dal Comune, che non ha neppure chiesto il contributo straordinario.

Al termine dell’imbarazzante seduta, la presidente della Commissione trasparenza, Floriana Coletta, ha però commentato: «È emerso con chiarezza sulla vicenda legata alla variate Q3 non c’è un problema di trasparenza e di legittimità degli atti. Il percorso adottato nella passata amministrazione è stato indicato dai tecnici e corrisponde alla norma… Siamo disponibili ad approfondire ancora con la prosecuzione della seduta che si occuperà di valutare e rispondere agli altri interrogativi sollevati».



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www.latinaoggi.eu è stato pubblicato il 2023-10-24 14:00:03 da


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