Latitante da marzo dopo la condanna a 30 anni per omicidio: Carmine Mazzotta trovato in un b&b a Torre Lapillo


TORRE LAPILLO – Si nascondeva nella camera di un Bed&breakfast, a Torre Lapillo, vicino Porto Cesareo, il 51enne Carmine Mazzotta, latitante dall’8 marzo di quest’anno dopo la sua condanna definitiva a trent’anni di carcere per omicidio, confermata il giorno prima dalla Cassazione. A stanarlo sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando Provinciale che, dopo la sua fuga, non hanno mai abbandonato l’idea di trovarlo ancora in zona. La sua latitanza è terminata nella mattinata di sabato. La condanna, prima della pronuncia della Suprema Corte, gli era stata inflitta dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto il 30 maggio dell’anno scorso poiché riconosciuto colpevole del reato di omicidio in concorso, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi commesso il 17 marzo 1999 ai danni del 21enne Gabriele Manca, a causa di contrasti legati allo spaccio di droga. Il giovane venne assassinato in una zona di campagna compresa tra Lizzanello e la frazione di Merine, a pochi chilometri da Lecce.

Il cadavere del giovane venne ritrovato il 5 aprile successivo, giorno di Pasquetta. La vittima, secondo il quadro ricostruito dai carabinieri del Ros diciotto anni dopo il delitto, era stata uccisa a colpi di pistola sparatigli alle spalle con una Tokarev semi-automatica calibro 7,62, mentre tentava la fuga da un commando di quattro persone che aveva organizzato una vera e propria esecuzione. Fra di loro, secondo le sentenze, c’era Carmine Mazzotta, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio, ossia colui che avrebbe premuto il grilletto. L’uomo è stato tirato in ballo anche da due collaboratori di giustizia. Dopo la condanna in primo grado a trent’anni con il rito abbreviato e conferma della pena in appello, i giudici della Cassazione avevano annullato con rinvio la condanna per Mazzotta, ragion per cui era stato instaurato un nuovo processo d’appello a Taranto. In seguito alla decisione definitiva della condanna a trent’anni arrivata il 7 marzo, l’uomo si era reso ‘uccel di bosco’, ma alla fine è stato rintracciato dai carabinieri del Nucleo Investigativo al comando del tenente colonnello Cristiano Marella, al termine di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2025-04-28 11:01:47 da Redazione online


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