Nasce come una palestra comunale che per l’epoca andava benissimo. Adesso ha fatto il suo tempo. Dopo quasi mezzo secolo di onorata e gloriosa carriera, l’ex Palazzetto dello Sport, intitolato a Nicola Bianchini, (un giocatore di basket di Latina morto per un malore a 34 anni), rischia di allungare la lista delle grandi incompiute a Latina. Di tutte quelle opere lasciate a metà: come il grattacielo che è lì a due passi, meno di cento metri. A mettere insieme Key, Palabianchini, ex Icos ed ex Svar esce fuori un disegno: è lo skyline di promesse mancate e sogni svaniti.
Se potesse parlare il Palabianchini sarebbe un grande libro di sport e pieno di foto. Un bel romanzo di storie curiose ed emozionanti: basket, pallavolo, calcio a 5, nuoto, arti marziali e via le altre. Ogni disciplina che si possa immaginare ha abitato da sempre dentro questo grande scatolone di mattoni che ora rischia di cedere sotto il peso dei suoi (quasi) 50 anni. Se c’è uno scudetto che la città di Latina ha vinto, ed l’unico, è stato conquistato al Palabianchini. Una volta c’era una squadra di tennistavolo che diventò campione di Italia e giocò anche un ottavo di finale di Coppa Campioni: era il 1988. Qualche anno prima, il 24 aprile del 1980, un giovanissimo Pino Daniele, suonò e incantò la folla. Le cronache dell’epoca raccontano di oltre duemila persone.
Il Palabianchini adesso è una miniera di domande. Cosa succede? Quanto tempo ci vorrà? Come faranno le società sportive? Chi paga? Ma è possibile scoprire tutto questo soltanto adesso?
I nodi sono arrivati al pettine. Il problema degli impianti sportivi e di avere una struttura all’altezza dei grandi eventi, era salito alla ribalta in occasione della promozione dell’allora Icom Volley Latina nel massimo campionato di serie A1 di pallavolo. Era il 2001. Il Palazzetto era troppo piccolo per ospitare il massimo campionato di pallavolo e si trovò di corsa una soluzione rapida. Rifare la struttura parzialmente e soltanto in alcuni punti: alzare la copertura, ampliare un lato inserendo una tribuna «retrattile» come era stata chiamata, portare a termine altri interventi. All’epoca Latina chiese aiuto e ospitalità a Genzano per la pallavolo e a Fondi per il basket che militava in un campionato professionistico. L’esilio durò un anno e finì. Non fu presa nella giusta considerazione l’ipotesi di costruire un nuovo Palazzo dello sport: moderno, funzionale ad ogni tipo di esigenza non soltanto sportiva, lontano dal centro della città. La soluzione di ristrutturare il Palabianchini si rivelò una scelta temporanea e infelice. Qualche anno dopo – quando l’Andreoli Latina per la prima volta andò a giocare una poule scudetto – il Palabianchini non andava bene e in quel caso la città chiese ospitalità a Frosinone per la gara contro Trento, era una semifinale. Correva l’anno 2011.
Non soltanto il basket ma anche il nuoto e pallanuoto hanno dovuto fare i conti con la beffa del trasloco.
Le società hanno bussato chiedendo ospitalità ad Anzio (dove si è trasferita e anche se è nata a Latina la società Anzio Waterpolis ), e ad Anzio gioca adesso anche il Centro Nuoto Latina. Rispetto a 22 anni siamo allo stesso punto di partenza. La città è ferma ai blocchi come se fossimo in piscina o sulla pista di atletica. Non è cambiato niente. L’emergenza può rappresentare l’occasione per pensare ad un’area dedicata esclusivamente allo sport in una città che se per sette anni si è ritrovata con il teatro chiuso adesso deve fare i conti con un Palazzetto a rischio.
In tutto questo ci sono i danni: di immagine, per le società, per gli abbonati che seguono le discipline sportive, per tutti.
La realtà è una: Latina non ha strutture sportive all’altezza di una città normale.
L’articolo l’attesa, i danni e la beffa. L’intervento tampone e i traslochi forzati
www.latinaoggi.eu è stato pubblicato il 2023-12-03 11:30:02 da
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