Le case del popolo da «Il ventre di Napoli» di Matilde Serao

Le case del popolo da «Il ventre di Napoli» di Matilde Serao




IL VENTRE DI NAPOLI ADESSO (1905)

Una delle nobilissime, pietose ma fallaci utopie di tutti coloro che hanno voluto o vogliono salvare il popolo napoletano dalla miseria, dal vizio, dal delitto e dalla morte, è stata, è quella di dare a questo popolo, delle abitazioni fatte per esso.
E, difatti, nessuna compassione e nessun ribrezzo più grande che il cacciar il viso a fondo in questi bassi ove vive e malvive il popolo, in questi bassi che sono già oscuri, oppressi, angusti nelle vie più grandi e che nei vicoli, in cento vicoli, in mille vicoli, diventano delle stamberghe sotterranee, quasi diventano degli antri ove si agitano e brulicano le vite umane, piccole, grandi, decrepite.
Il basso è una bottega rudimentale, un terrario, piuttosto, senza finestra, senza cesso, senz’altro sfogo che una porta, talvolta angusta che, d’inverno, deve sta chiusa, che, di notte, non può stare aperta; quando la primavera viene, chi lo abita, si trasporta nella via, sul marciapiede, vivendo sulla soglia, fuori della soglia, occupando il terreno pubblico; coi suoi figli, col suo fornello da stirare e da cucinare, con la sua macchina da cucire, quando non lo occupa col suo banchetto da ciabattino, col suo banchetto di venditrice di castagne e di spighe allessate.
Nel basso dormivano – dormono! – tre, quattro, sino a sette persone e nelle notti estive, due, tre di essi, soffocando di caldo, trascinano uno strapuntino fuori della porta, mettono una sedia, o addirittura si gettano sul lastrico, dormendo all’aria aperta.

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https://penisolabella.blogspot.com/2024/12/audiolibro-il-ventre-di-napoli-di.html

Scrittrice coraggiosa e combattiva, Matilde Serao lavorò con costanza per liberare Napoli dalla retorica di una narrazione concentrata soltanto sugli aspetti pittoreschi ed eccessivi della città, e in questo volume racconta con sguardo appassionato analitico la Napoli di fine Ottocento.

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