Le verità scomode sulle stragi del 1992-1993: l’analisi di Roberto Scarpinato


Le verità scomode sulle stragi del 1992-1993: l’analisi di Roberto Scarpinato

Roberto Scarpinato, ex magistrato e attuale senatore del Movimento 5 Stelle, ha spesso parlato delle “verità scomode” legate alle stragi del 1992 e del 1993 in Italia, eventi che hanno segnato profondamente la storia del Paese. Le stragi, tra cui quelle che hanno portato alla morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, rappresentano un periodo oscuro della lotta tra Stato e mafia, in cui si intrecciano interessi politici, criminali ed economici.

Scarpinato ha avanzato l’idea che dietro questi attentati vi fosse una strategia più ampia, che mirava a destabilizzare l’ordine politico italiano per creare le condizioni di ascesa di nuovi attori politici, come Forza Italia. Egli ha collegato le stragi al cosiddetto “papello”, un documento che sarebbe stato parte della trattativa tra Stato e mafia, in cui si delineavano le richieste dei boss mafiosi in cambio di una cessazione delle violenze.

Queste dichiarazioni, sebbene supportate da anni di indagini e testimonianze, restano oggetto di dibattito e controversie. Le verità che emergono da tali eventi riguardano anche il possibile coinvolgimento di apparati deviati dello Stato e dei servizi segreti, che avrebbero facilitato o coperto alcune dinamiche legate alle stragi.

Scarpinato ha sempre sottolineato che queste verità sono state difficili da rivelare per via di interessi radicati e reticenze istituzionali, sostenendo che la storia completa di quegli anni non è stata ancora pienamente chiarita.


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