Legge di bilancio 2025 e incentivi alla natalità,nessuna vera risposta al disastro del declino demografico

Legge di bilancio 2025 e incentivi alla natalità,nessuna vera risposta al disastro del declino demografico


La legge di Bilancio 2025 oggi in discussione al Senato, dopo aver incassato la fiducia alla Camera venerdì scorso, compie qualche passo nella direzione di incentivare la natalità. Ma e’ evidente, come cerchiamo di illustrare, che la manovra ha un carattere non sostanziale nell’intervenire a rendere le condizioni delle giovani coppie favorevoli a pianificare la nascita di un figlio. Le principali misure:

1) bonus una tantum di 1.000 euro per ogni nascita, per le coppie con ISEE inferiore a 40 mila euro. L’onere di spesa previsto è di 330 milioni di euro per il 2025 e 360 milioni di euro a decorrere dall’anno 2026

2) esclusione dell’Assegno Unico per il computo dell’ISEE per la concessione di diversi altri contributi

3) allargamento del numero di coppie che ha diritto al bonus-nido

4) allargamento da due a tre mesi dei congedi parentali retribuiti all’80%

5) parziale esenzione degli oneri contributivi per le madri di due o più figli, a condizione di un ISEE inferiore a 40 mila euro.

Ma il costo dei figli è pensabile ridurlo efficacemente, anche oltre i primissimi anni di vita, con queste strategie? E’ pensabile che questi strumenti di semplici agevolazioni fiscali alle famiglie possano davvero contrastare la devastante crisi demografica che vive il Paese? E’ sintomatico l’andamento del tasso di fecondità fin dal 2019 positivo (1,51 figli contro 1,24 della donna italiana media) nel profondo Nord, parliamo di Trentino e Alto Adige, dove, come rilevato dai demografi Marcantonio Caltabiano e Alessandro Rosina, sono le politiche che valorizzano i servizi a creare condizioni sociali di reale inclusività e conciliazione tra lavoro e famiglia e non quelle che riducono l’argomento natalità ad un capitolo risicato e una tantum della legge finanziaria. Ma la spesa pubblica destinata ai servizi rimane, come in passato, trascurata e di poco interesse. Il bonus bebè riproposto dopo 18 anni (ma con alcune restrizioni) non ha seguito una verifica d’altronde dei benefici ottenuti sul dato negativo di natalità. Secondo l ‘ultimo report Istat il calo delle nascite prosegue anche nel 2024 registrando a fine anno una riduzione di diecimila nuove nascite rispetto al 2023. Così queste misure frammentarie sanno non solo di spot ma si rivelano sottrattive di risorse per il sostegno continuativo e strutturale che occorrerebbe offrire per invertire davvero l’andamento delle nascite. I 200 milioni annui per i Comuni, che sono gli enti da cui dipendono per esempio gli asilo nido, non sono propriamente un indicatore a sostegno della natalità. Ancora una volta un Governo adotta soluzioni gravemente insufficienti per frenare il cosiddetto “inverno demografico” che ha e avrà costi onerosi per tutto il Paese, in materia di sostenibilità del sistema pensionistico e mercato del lavoro. In Italia i tassi di fecondità più elevati si osservano nelle aree con una maggiore percentuale di donne occupate. Questo a indicare che servirebbero politiche che incentivino l’occupazione femminile dignitosa e stabile e una rete di servizi per la prima infanzia estesa. Allora sì che le donne che lo desiderano saranno finalmente nella condizione in cui scegliere di diventare madre potrà diventare un’opzione praticabile.

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www.teleradio-news.it è stato pubblicato il 2024-12-27 01:14:43 da Teleradio News


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