BARI – L’ex capo della Protezione civile pugliese, Mario Lerario, ha dato disponibilità a svolgere sei mesi di volontariato in Cattedrale a Bari. L’imprenditore Luca Leccese, da cui ha preso una tangente di 20mila euro, ha invece «chiesto perdono» dichiarandosi «pentito». Entrambi hanno fatto beneficenza (mille euro Lerario, duemila Leccese) e rinunciato ai motivi di appello limitandosi alla richiesta di riconoscimento delle attenuanti generiche. È su questa base che la Corte d’appello di Bari ha motivato lo «sconto» concesso a giugno ai due imputati: a fronte dell’accusa di corruzione (per atto contrario ai doveri d’ufficio) Lerario è sceso da 5 anni e quattro mesi a 4 anni e quattro mesi, Leccese da 4 a tre anni.
«Al di là dell’assenza di qualsivoglia dubbio in merito alla dazione delle somme di denaro (…) che è stata ammessa da entrambi gli imputati», scrivono i giudici, Lerario e Leccese «hanno criticamente rivisto la loro precedente condotta di vita, dichiarandosi pentiti e vergognandosi per quanto posto in essere, e disponibili a svolgere attività di volontariato». Un comportamento «virtuoso che va apprezzato e gratificato» con lo sconto di pena, «al di là della gravità obiettiva dei fatti commessi, che non viene assolutamente scalfita». Ma le attenuanti generiche sono state concesse solo a Leccese, perché Lerario ha un’altra condanna (su cui pende appello), mentre l’imprenditore risponde di una sola mazzetta con l’obiettivo di «ingraziarsi ed ottenere i favori del pubblico ufficiale». La Corte (presidente relatore Rosa Calia Di Pinto, Margherita Grippo, Elio Di Molfetta) ha comunque confermato la condanna al risarcimento nei confronti della Regione (avvocato Rita Biancofiore).
Lerario, 51 anni, è stato arrestato in flagranza il 23 dicembre 2021 mentre era in auto dopo aver incassato una delle due mazzette contestate nel processo ed è tutt’ora ai domiciliari (con permesso di lavoro): la Procura di Bari non ha mai ritenuto di chiedere la revoca della custodia cautelare. Nel frattempo l’ex dirigente ha ricevuto una seconda condanna, altri 5 anni e 4 mesi, sempre per corruzione, in relazione agli appalti aggiudicati all’imprenditore Antonio Illuzzi (4 anni). Leccese, pure lui arrestato, è invece tornato libero dopo la sentenza di primo grado. È probabile che dopo l’appello Lerario chieda il ricalcolo della pena con il riconoscimento della continuazione tra i due reati. Nei confronti di Lerario c’è anche l’inchiesta sugli appalti dell’emergenza, a partire dall’ospedale Covid della Fiera del Levante, su cui dopo la notifica della chiusura indagini è attesa la richiesta di rinvio a giudizio.
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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-09-20 08:00:00 da
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