COSENZA È un po’ come quando, una ventina di anni fa, in conferenza stampa comparve un adesivo di Bob Marley – pacifista e fautore della convivenza dei popoli, peace love & unity – su un Ak47 esposto dagli inquirenti che lo avevano appena sequestrato all’interno di un arsenale della ‘ndrangheta nel Lametino. Disorientamento tra chi prendeva appunti…
Adesso, nella società liquida dove tutto si mescola a velocità supersonica, cambia il contesto ma resta il dubbio: che ci fa Rino Gaetano nel pantheon della destra estrema? Tra i cimeli, le svastiche e i fasci littori collezionati da odiatori da chat neonaziste beccati l’altro ieri (qui gli sviluppi calabresi della notizia) si affacciava infatti il volto bonario del cantautore crotonese, con immancabile bombetta, in copertina di un libretto titolato Avanguardia e corredato da una croce celtica: il folletto di “Berta filava” non sembrava molto a suo agio tra tirapugni e copie del Mein Kampf hitleriano.
Da Lucio Battisti a Rino Gaetano
Non che le commistioni di simboli siano cosa inedita, nel rimbalzo tra musica e politica soprattutto. In principio fu Lucio Battisti: negli anni della contestazione i suoi pezzi melensi sembravano reazionari, la destra si impadronì di quel nome e dopotutto sembrò quasi fisiologico. Altra cosa è l’appropriazione di un artista non certo destrorso da parte della destra odierna: eppure le cronache della nascente Era Meloni riportavano la passione della neopremier per Rino Gaetano, da lei definito in un post «un grande artista italiano che grazie alla sua intramontabile musica continua ancora a regalarci emozioni uniche e indescrivibili».
«Il cielo è sempre più nero» ha ironizzato in tempi più recenti un utente di Youtube commentando il video della premier che chiude il comitato di Fratelli d’Italia, il 26 settembre 2022, per festeggiare la vittoria alle politiche intonando “A mano a mano”, l’inno della promozione dei pitagorici in serie A.
L’appropriazione (indebita) meloniana
«Rino si sta rivoltando nella tomba», «Levalo che con te non c’entra proprio» altri commenti a quel filmato. E anche la famiglia del cantante non aveva gradito: «Non se ne può più. Rino è di tutti, e la politica non deve appropriarsene» aveva commentato in quell’occasione Alessandro Gaetano, nipote ed erede dell’artista, aggiungendo: «Anna, la sorella di Rino, ed io abbiamo detto centinaia di volte che non gradiamo questo tipo di iniziative: Rino è di tutti, e la politica non deve appropriarsene. Avremmo detto lo stesso se ad appropriarsene fosse stata la sinistra. E questo nonostante Rino fosse di sinistra, iscritto al partito».
E dire che, invece, i dem per il loro inno già dai tempi di Veltroni leader pompavano La canzone popolare di Ivano Fossati, mentre – per nemesi – erano piuttosto le casse berlusconiane a rilanciare Il cielo è sempre più blu, altra appropriazione, ma stavolta del popolo azzurro, appunto: ma lì saranno state questioni armo-cromatiche quando ancora la Schlein nessuno poteva vederla arrivare perché non c’era. ([email protected])
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www.corrieredellacalabria.it è stato pubblicato il 2024-12-22 15:24:44 da Redazione Corriere
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