PALERMO – Le condanne per presunti boss e gregari di Brancaccio, arrestati nel blitz “Maredolce” del 2017, in appello vengono ridotte. Alcuni imputati restano a piede libero.
Sono usciti dal carcere da tempo per la scadenza dei termini di custodia cautelare. Il processo fu azzerato dopo avere recepito una pronuncia della Cassazione: il giudice che mandò a processo gli imputati, infatti, era incompatibile perché da gip aveva firmato alcuni decreti di intercettazione.
Gli imputati del primo processo
I processi erano due. Il primo tornava dalla Cassazione che aveva annullato con rinvio l’aggravante del reimpiego di denaro di provenienza illecita.
Queste le condanne ora scontate: Giuseppe Lo Porto 6 anni, Antonino Marino 7 anni, 3 mesi e 10 giorni (difeso dall’avvocato Antionio Turrisi) , Santo Carlo Di Giuseppe 10 anni (due in meno, difeso da Riccardo Bellotta), Giovanni Vinci 9 anni e 4 mesi, Giacomo Tersesi 9 anni (difeso dall’avvocato Raffaele Bonsignore, che si sommano ai sei inflitti in un precedente processo), Pietro Tagliavia 9 anni e 4 mesi (difeso dagli avvocati Antonio Turrisi e Angelo Barone, ne aveva avuto 14):
Ed ancora: Giuseppe Di Fatta 8 anni (avvocati Riccardo Bellotta e Antonio Gargano, era stato condannato a 12 anni), Francesco Paolo Clementi 8 anni, 10 mesi e 20 giorni (difeso dall’avvocato Luca Cianferoni è stato scarcerato dopo la lettura del verdetto per decorrenza dei termini), Giovanni Mangano 7 anni e 4 mesi (difeso dall’avvocato Edi Gioè, aveva avuto 8 anni).
Gli imputati del second processo
Nell’altro processo è stato stabilito che agli imputati, vista la datazione dei fatti contestati, andava applicata la legge del 2015 che prevedeva pene meno severe.
Da qui le condanne di Giuseppe Caserta 8 anni (ne aveva avuto 18, era difeso da Guido Galipò), Pietro Clemente 2 anni, Claudio D’Amore 5 anni e 4 mesi (contro 17 anni, era assistito da Antonio Turrisi e Guido Galipò), Cosimo Geloso 4 anni e 8 mesi (erano stati 16, assisto dagli avvocati Guido Galipò e Corrado Sinatra), Giovanni Lucchese 7 anni (erano stati 17 anni, difeso dall’avvocato Rita Maccagnino), Maurizio Stassi un anno e sei mesi, Vincenzo Vella 12 anni e 8 mesi (contro 20 anni, era difeso dall’avvocato Tommaso De Lisi) in continuazione con precedenti condanne.
Prescritta la posizione di Tiziana Li Causi (difesa da Guido Galipò, era stata condannata ad un anno e sei mesi per una frode fiscale, ma era già caduta l’accusa di associazione a delinquere aggravata dall’avere agevolato Cosa Nostra).
Le indagini della squadra mobile e del Gico della Finanza, coordinati dalla Dda di Palermo, piazzavano al vertice del mandamento Pietro Tagliavia. Giovanni Johnny Lucchese, cognato di Tagliavia e nipote del killer Giuseppe Lucchese di cui si è tornato a parlare per l’omicidio di Piersanti Mattarella, aveva deciso di rendere dichiarazioni ma fece marcia indietro dopo avere riempito i primi verbali.
Lucchese, detto Johnny, D’Amore e Caserta erano e restano a piede libero.
Nel processo si erano costituiti parte civile il Centro Pio La Torre (rappresentato dagli avvocati Ettore Barcellona e Francesco Cutraro), Addiopizzo (avvocato Salvatore Caradonna), Sicindustria (avvocato Vincenzo Lo Re), Fai, associazione Caponnetto, Solidaria, Sos Imprese (avvocati Fausto Maria Amato e Maria Luisa Martorana), Confersercenti, Confocommercio e Confartigianato. Il giudice ha disposto una provvisionale di 5 mila euro ciascuno.
livesicilia.it è stato pubblicato il 2025-01-08 20:23:48 da Riccardo Lo Verso
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