PALERMO – “Plico contenente bobine di nastro magnetico relative all’intercettazione telefonica…”: c’è scritto nell’etichetta. Dal passato riemergono le intercettazioni di un filone dell’indagine “mafia e appalti”.
Ci sono le firme, i sigilli e i timbri dell’epoca. Sono state ritrovate a Palermo, 26 anni dopo, le registrazioni della Procura di Massa Carrara che nel 1991 svelavano le infiltrazioni della mafia corleonese nel Gruppo Ferruzzi, l’avanzata nel ricco Nord della Cosa Nostra di Totò Riina.
Le bobine “dimenticate”
Riemergono dal passato, “dimenticate” negli archivi del Palazzo di giustizia di Palermo, dove erano arrivate nel 1998. Sono 39 bobine di intercettazioni telefoniche disposte fra aprile e dicembre 1991.
Già allora emergeva il ruolo dei fratelli Nino e Salvatore Buscemi e di Francesco Bonura, costruttori mafiosi palermitani, diventati i padroni della Imeg e della Sam, due imprese del gruppo di Raul Gardini.
Una parte dell’inchiesta finì a Palermo. Il sostituto procuratore Lama a fine agosto del 1991 scrisse ai colleghi palermitani che nel giugno del 1992 però archiviarono l’inchiesta. “Normale rapporti commerciali”, fu la conclusione. Quelle intercettazioni sarebbero arrivare sei anni dopo.
La nuova inchiesta
Su quanto accadde allora indaga oggi la Procura di Caltanissetta, la quale ritiene che l’inchiesta fu volutamente insabbiata dall’allora procuratore di Palermo Pietro Giammanco e dagli ex pm Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone. Il primo è deceduto, gli altri due sono finiti nel registro degli indagati.
Il fascicolo principale del lavoro di Lama, con le intercettazione disposte da Massa Carrara, fece il giro di tre Procure: Lucca, Firenze Roma. C’erano riferimenti agli affari della mafia, ma anche a politici e imprenditori nazionali. Materiale che, secondo lo stesso Lama, avrebbe dovuto provocare un terremoto politico-giudiziario. Nulla di tutto ciò però avvenne.
Nel 1998, quindi sei anni dopo l’informativa scritta da Lama ai colleghi palermitani, le 39 bobine di intercettazioni furono spedite alla Procura di Palermo per essere usate in un’indagine di mafia.
Borsellino, “mafia e appalti”
La Procura di Caltanissetta guidata da Salvatore De Luca le ha ritrovate grazie al lavoro dei finanzieri. Le bobine sono un pezzo fondamentale della nuova inchiesta sulla strage di via d’Amelio.
Paolo Borsellino, proprio come Giovanni Falcone, stava lavorando al dossier “mafia e appalti” preparato dai carabinieri del Ros, di cui le infiltrazioni nelle cave di marmo in Toscana erano la genesi.
I militari del raggruppamento scientifico fonico stano riascoltando le intercettazioni e digitalizzando il contenuto delle bobine.
livesicilia.it è stato pubblicato il 2024-12-08 18:24:25 da Riccardo Lo Verso
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