ANCONA – L’aggancia su Instagram presentandosi come un suo coetaneo e dopo aver carpito la sua fiducia inizia a parlarle di sesso e a chiedere foto nude. «Mandami i tuoi seni» avrebbe chiesto un 36enne di origine svizzera ad una ragazzina di soli 12 anni. La minorenne non ha fatto nessuna foto senza veli e gli ha mandato uno scatto con addosso un top che copriva il seno. Ma l’adulto non si è arreso. Avrebbe iniziato ad insistere inviando anche minacce e insulti alla minorenne per incutere paura e convincerla a fare gli scatti osé. «Guarda che ho amici nelle forze dell’ordine, ti faccio passare dei guai». La 12enne si è confidata con i genitori e ha bloccato lo sconosciuto insistente. Denunciato per adescamento di minore e accesso a materiale pornografico il 36enne ha rischiato di finire a processo. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura, oggi è emerso in udienza preliminare, davanti alla giudice Francesca De Palma, che era stato già processato e condannato per i fatti di cui era sotto accusa, insieme anche ad altri.
Per lo svizzero la giudice ha dovuto procede con un “ne bis in idem”, il divieto di nuovo giudizio per l’imputato assolto o condannato in via definitiva per lo stesso fatto. Il 36enne era difeso dall’avvocato Gabriele Galeazzi. L’accusato attualmente infatti è in carcere nel suo paese per fatti analoghi e per una condanna a 5 anni che sta scontando per numerosi fatti simili (più di 40) e anche per l’episodio italiano in questione. I fatti sono relativi a maggio del 2019 quando la vittima risiedeva ad Osimo. La giovane aveva un profilo aperto dove pubblicava foto di lei e disegni di ragazze vantando una dote artistica. Lo svizzero si sarebbe approcciato a lei con due account fittizi spacciandosi per un ragazzino anche lui e cercando di acquistare la sua fiducia e attenzione. Dopo una lunga conversazione via chat sono arrivate le prime richieste spinte. «Mandami dei baci, fotografa i tuoi seni nudi». La 12enne non lo ha accontentato e lui ha iniziato a trattarla male. Con un account le chiedeva le foto, con l’altro si fingeva un altro per spronarla a mandare gli scarti al richiedente che poi sarebbe stato sempre lui. La minore alla fine lo ha bloccato raccontanti tutto ai genitori. Il padre e la madre si sono rivolti alla polizia postale che è arrivata fino a lui tramite una indagini sul suo indirizzo Ip. I familiari erano rappresentati dall’avvocato Vittorio Bucci.
www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2024-12-09 17:45:36 da
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