«Te però sei in tempo». «Pure te ma’».
La scena di “C’è ancora domani”, il film di Paola Cortellesi che ha tagliato il traguardo dei 20milioni di incasso al botteghino, è diventato un cartellone in occasione della marea di 500mila persone che ieri ha manifestato a Roma per dire no alla violenza contro le donne. Un cartellone passato tutt’altro che inosservato, diventato virale sui social e in grado di far commuovere la stessa attrice romana che ieri sfilava tenendo uno striscione fucsia.
A realizzarlo è stata Caterina Cesari, 21 anni, studentessa di Comunicazione alla Sapienza con la passione per il cinema. «Ho pensato di scendere in piazza portando con me un cartellone originale», dice a Repubblica, spiegando come è nata l’idea.
«Il cinema è un grandissimo veicolo che riesce a trasmettere le questioni sociali di ogni epoca e da quando è nato ha sempre portato dei messaggi» prosegue. «Penso che il film di Paola Cortellesi, seppur ambientato nella Roma della seconda metà degli anni ’40, sia uscito in questo momento non per caso, ma per lanciare un messaggio a tutte e a tutti, e cioè che c’è ancora domani, che ci sono altre possibilità». Che se si subiscono violenze, psicologiche o fisiche, ci può essere una via d’uscita, da intraprendere per darsi la possibilità di avere un futuro felice.
Così lo screenshot, la stampa, la composizione del cartellone. «Sono arrivata a Circo Massimo e subito sono stata riempita di fotografie e complimenti. Anche quelli di donne adulte, che di manifestazioni come quella di ieri ne hanno vissute tantissime. Per me è stato emozionante ricevere quelle parole». E una volta in corteo «ormai ero diventata ‘Paola’. Mi chiamavano così per farmi girare».
A un certo punto una ragazza le tocca le spalle e le dice che c’è quella vera, di Paola. Paola Cortellesi. «Io sono miope, non avevo gli occhiali, non ci ho capito niente», racconta ancora Caterina. Che poi alla fine la regista del film che ha ispirato il suo cartellone è riuscita a incontrarla davvero.
«Quando mi ha vista si è messa a piangere. Io mi sono messa a correre per abbracciarla, mi ha detto ‘grazie’ e io ho risposto ‘ma di cosa? Grazie a te, piuttosto’». Poi la studentessa si è rimessa in marcia, continuando a portare il suo messaggio in mezzo alla folla.
roma.repubblica.it è stato pubblicato il 2023-11-26 20:33:20 da [email protected] (Redazione Repubblica.it)
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