Manovra, il gelo di Confindustria: “Non dà risposte adeguate ai problemi”

Manovra, il gelo di Confindustria: “Non dà risposte adeguate ai problemi”




Manovra, il gelo di Confindustria: “Non dà risposte adeguate ai problemi”

Cgil e Uil: “È la fiera dei tagli”. Alla Camera le prime audizioni, l’allarme di Gimbe sulla sanità

“L’economia italiana è in sostanziale stallo” e “noi auspichiamo una manovra incisiva e che abbia una visione di politica industriale”, invece al momento “non riteniamo che le risposte siano adeguate ai problemi e ai rischi che vediamo”. Sulla manovra è gelo di Confindustria, che sollecita l’attenzione del Parlamento su una serie di interventi, dall’Ires premiale allo stralcio della norma che prevede un rappresentante del Mef nei collegi di revisione: una norma definita dal direttore generale Maurizio Tarquini “troppo strong” anche per il Codice civile del 1942.

Le prime audizioni

Nel giorno in cui il ministro dell’Economia Giorgetti vola a Bruxelles per presentare la manovra, alla Camera partono le audizioni, una sfilata di associazioni, sindacati e imprese. E i giudizi sono netti. Dall’Ance, l’associazione dei costruttori, che avverte che se si ferma l’edilizia si ferma il Pil, alla Fondazione Gimbe, che ritiene le risorse per la sanità “ampiamente insufficienti”. Confcommercio rimarca che “la congiuntura economica appare in forte rallentamento”, con “diffusi elementi di fragilità, in particolare nel funzionamento del circuito redditi-fiducia-consumi”, con effetti negativi anche sul Pil, che chiuderà con una crescita non oltre lo 0,8%, e “con rischi orientati al ribasso”. Da qui la richiesta di un intervento più consistente in favore del ceto medio, con la riduzione dal 35% al 33% della seconda aliquota Irpef e l’innalzamento del corrispondente scaglione di reddito da 50mila a 60mila euro. Una misura che il governo non ha escluso, ma rinviando la valutazione all’esito del concordato preventivo. Già prendono corpo però alcune modifiche, con la Lega che annuncia un emendamento per ripristinare il taglio (non rifinanziato quest’anno nella formulazione attuale della finanziaria) al canone Rai da 90 a 70 euro l’anno.

Confindustria: “Mancano sostegno a investimenti e imprese”

Confindustria registra l’assenza di sostegni alla crescita. “Siamo abbastanza certi – ha detto il dg Tarquini – che non riusciremo quest’anno a raggiungere il risultato dell’1% di crescita del Pil, forse sarà difficile lo 0,8% stimato da quasi tutti, compreso noi”, e “dall’analisi del testo, che auspichiamo possa essere migliorato nel percorso parlamentare, non riteniamo che le risposte siano adeguate ai problemi e ai rischi che vediamo”. “Apprezziamo, e riteniamo che sia un grande valore da preservare, l’attenzione sui conti pubblici, in coerenza con il quadro di politica fiscale volta a centrare gli obiettivi fissati dal recente Psb”, ha sottolineato Tarquini, ma “il punto è che nella manovra mancano di fatto sostegno agli investimenti e alle imprese che li realizzano“.

Cgil e Uil: “È la fiera dei tagli”

Cgil e Uil ribadiscono in Parlamento le critiche che hanno portato a proclamare lo sciopero generale per il 29 novembre. “È la fiera dei tagli” per la Cgil, che chiede di recuperare risorse “da profitti, extraprofitti, rendite, grandi patrimoni ed evasione fiscale e contributiva”, mentre l’unica spesa che aumenta è quella militare. Più morbida la Cisl (non coinvolta nello sciopero), che vede “aspetti migliorabili”, sulle pensioni minime e i tagli agli organici della scuola, ma nel complesso ritiene che la manovra “risponde alle urgenze di lavoratori e famiglie”. Assenza di una visione per il futuro e tagli che potrebbero avere effetti sulla crescita del Paese sono invece i principali rilievi dell’Ance. “Fermare l’edilizia significa rallentare il Pil”, avverte la presidente Federica Brancaccio, che evidenzia anche i rischi del mancato rifinanziamento del decreto aiuti sul caro materiali, servirebbero altri 300 milioni: “Abbiamo stimato che dal primo gennaio 2025 circa 10 miliardi di opere rischiano di fermarsi perché non si può lavorare, stiamo andando sotto di circa il 30%”.

Allarme sulla sanità della Fondazione Gimbe

La Fondazione Gimbe ribadisce l’allarme sulla sanità, “le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale in grave affanno”, facendo i conti sull’aumento negli anni del Fondo sanitario nazionale. “L’incremento di 2,5 miliardi per il 2025, che porta in dote 1,2 miliardi dalla Manovra 2024, aumenta il Fsn a 136,5 miliardi, di fatto – ha sottolineato il presidente Nino Cartabellotta – solo dell’1% rispetto a quanto già fissato nel 2024″ e “in termini di percentuale di Pil il Fondo sanitario nazionale scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026, per poi precipitare al 5,9% nel 2027, al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029″.

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www.lapresse.it è stato pubblicato il 2024-11-04 21:05:08 da LaPresse


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