Mantovano a Lecce: «L’Europa sarebbe meno divisa se avessimo ascoltato Giovanni Paolo II»



LECCE – «30 anni fa, la guerra era già divampata nel cuore dell’Europa e Giovanni Polo II venendo a Lecce la richiamò espressamente, facendo riferimento tra l’altro a Sarajevo. Anche oggi la guerra è dentro l’Europa e probabilmente se all’epoca i governanti europei avessero accolto il richiamo di Giovanni Paolo II a radici che sono cristiane a prescindere dalla confessione di riferimento di ciascuno di noi, oggi la divisione non sarebbe all’interno all’Europa visto che si combattono due popoli che sono cristiani». Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano che insieme al cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia, già segretario del Pontefice, ha partecipato ad un incontro a Lecce organizzato dal Comune e dalla Curia in occasione del 30ennale della visita nel capoluogo barocco di papa Wojtyla.
«Il compito della Chiesa di accompagnamento alla pace non è facile – ha detto Mantovano – forse perché non si ha sempre la stessa decisione e la stessa coerenza del richiamo che ha attraversato tutto il pontificato di Giovanni Paolo II, ovviamente questo non riguarda i pontefici che lo hanno seguito che si sono mossi nel suo corso, ma richiama una sensibilità che si è affievolita e che chiama in causa soprattutto i laici all’interno della Chiesa».

«Giovanni Paolo II era la coscienza dell’Occidente, nel senso che la sua nascita, la sua cultura, il suo ministero, la sua visione delle cose e dell’uomo lo inducevano a fremere per la qualità umana della vita, la civiltà del pensiero, la dignità dei diritti, la responsabilità dei doveri». Lo ha detto il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia, nel corso dell’omelia della solenne concelebrazione eucaristica in cattedrale in occasione del 30ennale della visita di Giovanni Paolo II a Lecce.
«E’ un peccato che nell’elaborazione della costituzione europea non venisse allora raccolto dalla classe politica l’appello alle radici cristiane dell’Europa. Non solo perché si negavano le basi che avevano determinato dall’inizio, e in ogni ulteriore fase, il pensiero europeo, ma perché si negavano i presupposti della futura umanizzazione. Oggi siamo non a caso in guerra. Una inquietante, scandalosa guerra. Dalle parole pronunciate da Giovanni Paolo II al parlamento europeo l’11 ottobre 1988 , non tutto si è svolto facendo tesoro delle parole di quel papa santo, non tutto è accaduto per ciò che lui acclamava. Se nei fatti accaduti, a momenti è parso che la volontà fosse quella di concentrare i paesi più diversi, assoggettando i più piccoli e i più deboli, ciò che in realtà andava fatto e va ancora fatto, é garantire più equamente i diritti, soprattutto culturali, di tutte le regioni. Questi popoli europei uniti non accetteranno la dominazione di una nazione o di una cultura sulle altre, ma sosteranno il diritto uguale per tutti di arricchire gli altri della loro diversità». Dziwisz ha poi concluso affermando che ” deve preoccupare i popoli e i governi europei che l’Europa si omologhi all’indifferenza religiosa: «tutte le correnti di pensiero del nostro vecchio continente, diceva Giovanni Paolo II, dovrebbero riflettere su quali oscure prospettive potrebbe condurre l’esclusione di Dio dalla vita pubblica, e dell’uomo come ultima istanza dell’etica e garanzia suprema contro tutti gli abusi del potere dell’uomo sull’uomo».


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-09 19:55:52 da Redazione online


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