CHIETI – Siamo al 18 dicembre 2023, le porte del teatro Marrucino di Chieti si spalancano rimanendo aperte fino alle ventitré di sabato 23 dicembre. Si apre il sipario di “Amami Teatro”, cinque giorni di esibizioni, incontri, visite guidate, eventi culturali e molte altre proposte, tutte rappresentative delle molteplici discipline legate al mondo dello spettacolo. Niente è stato tralasciato: un’organizzazione che ha pensato a tutto, che ha studiato, approfondito e programmato per mesi, fino a dar vita a un evento straordinario. L’idea di un palcoscenico aperto 24 ore su 24, ininterrottamente, è diventata realtà, proponendo un’esperienza emozionante ogni minuto del giorno, accessibile a chiunque, senza alcun costo.
Un progetto messo in piedi con la collaborazione di organizzazioni operanti sul territorio, un lavoro di squadra che ne ha determinato il trionfo. Grande onore e merito a tutti gli artisti e professionisti che hanno solcato il palcoscenico, percorso i corridoi, animato il foyer, accompagnato, raccontato, ripercorso, in maniera gratuita. Un applauso a loro e a tutti gli operatori e volontari che hanno compreso l’importanza dell’iniziativa dalla straordinaria risonanza.
Quali sono stati i passi da percorrere, quali le sensazioni e i propositi di una manifestazione indimenticabile come “Amami Teatro”, lo abbiamo chiesto al Direttore Amministrativo, Dott. Cesare Di Martino.
Direttore, qual è il sentimento che ispira l’idea di creare un progetto inclusivo come Amami Teatro?
«Amami Teatro nasce come omaggio all’ideale di Teatro, un tributo alla sacralità di un luogo che coniuga alla straordinaria bellezza fisica un’espressione individuale e collettiva di sentimenti, di emozioni e di partecipazione. Nel titolo della Rassegna, unica nel suo genere nel panorama nazionale e internazionale, si racchiude il senso profondo della relazione che artisti e lavoratori instaurano con il Teatro: l’amore. Quale che sia la percezione individuale dello spettacolo dal vivo, come metafora della vita o come vita stessa, il Teatro è un “luogo” di espressione interiore, di creatività, di riflessione, di pluralismo e di condivisione. La volontà di rendere omaggio al suo essere baluardo e difensore della cultura, dell’arte e delle idee di ogni tempo credo sia la chiave interpretativa più autentica per cogliere il sentimento da cui origina Amami Teatro».
Cosa vuol dire essere impegnato nella carica di Direttore del Teatro Marrucino?
«Se mi limitassi alla mera elencazione delle responsabilità e delle competenze stabilite dal Regolamento di funzionamento della Istituzione Deputazione Teatrale Teatro Marrucino, dovrei valutare questa esperienza come impegnativa e decisamente gravosa. Per quanto lo sia, sarebbe ingiusto. Dirigere una delle più importanti e nobili espressioni del patrimonio culturale teatino e abruzzese, opportunità per la quale ringrazio tutti coloro che negli anni mi hanno scelto, è motivo di profondo orgoglio. L’impegno quotidiano è quello di assicurare che l’agire amministrativo ed il rigore contabile siano sempre orientati e finalizzati a creare un ambiente favorevole alla tutela e alla valorizzazione dello spettacolo dal vivo, nel rispetto di obiettivi chiari e sostenibili che il Consiglio di Amministrazione definisce».
Se il Teatro potesse parlare, cosa le direbbe?
«Mi auguro che in questi anni abbia apprezzato i tanti lavori di riqualificazione, la qualità delle attività artistiche, il pluralismo e l’innovazione dell’offerta culturale e, prima di tutto, la presenza di un pubblico straordinario per numero e per passione. Voglio pensare che avrebbe parole di apprezzamento e ringraziamento perché testimone oculare dell’entusiasmo, delle energie, dei timori e delle preoccupazioni che hanno presieduto le scelte e caratterizzato l’impegno mio e di coloro che hanno lavorato per la sua tutela e la sua valorizzazione. Un Teatro come il Marrucino, con i suoi oltre duecento anni di storia, trasuda saggezza e, nella sua sacralità a volte austera, non mancherebbe di segnalarmi le criticità ancora presenti e di ricordarmi che la missione di conservarlo per il futuro comporta un impegno senza riserve nel tempo presente».
Chi sono le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo magnifico evento insieme a lei, e quali parole vorrebbe dedicare loro?
«Amami Teatro è il frutto di una collaborazione istituzionale, rafforzata da una profonda relazione umana e da stima professionale tra le persone coinvolte, che aggrega la Deputazione Teatrale Teatro Marrucino di Chieti, la CNA – Confederazione Nazionale Artigiani Abruzzo ed il FAI – Fondo Ambiente Italiano delegazione di Chieti. Questa partnership, a cui si è aggiunta la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara, è il luogo delle idee, della programmazione, dell’organizzazione e della creatività. Tuttavia,
questo sogno, perché di questo trattasi, non potrebbe realizzarsi senza l’insostituibile contributo della Direzione Artistica, degli Artisti che donano le loro performance, dei professionisti e dei tecnici sul palcoscenico e fuori scena, del personale dipendente che condivide senza riserve l’unicità di questa missione, delle maschere di sala e dei volontari dei partner che animano e controllano, giorno e notte, gli spazi del Teatro. A tutti loro, certo di interpretare il pensiero della governance del Teatro e dei partner, e più ancora delle decine di migliaia di
persone che hanno vissuto questa esperienza, esprimo i miei sinceri e profondi sentimenti di gratitudine e riconoscenza».
Quando la manifestazione è terminata cosa le ha lasciato? Cosa le dà quotidianamente il Teatro?
«Come nella fine dei sogni, le sensazioni sono spesso contrastanti: la chiusura del sipario, dopo cinque giorni, e la consapevolezza di aver raggiunto un obiettivo ambizioso, si è intriso inevitabilmente di un senso di vuoto e di indeterminatezza. Aver avuto la fortuna di poter condividere emozioni e fatiche con tantissime persone lo considero un grande dono, un segno indelebile della mia vicenda umana e professionale. Ci sono immagini, sguardi incrociati e parole che non dimenticherò mai e, anche per questo, il transito da una dimensione della straordinarietà, fortemente immersiva e coinvolgente, ad una quotidianità non poteva essere semplice. Il Teatro è un luogo dinamico e aperto dove occorre coniugare la creatività con il rigore amministrativo, l’arte con i vincoli del bilancio, l’emotività della spinta culturale con la razionalità della gestione. In questa costante e necessaria ricerca di un equilibrio, il Tea- tro regala, o forse meglio ti impone, sfide sempre nuove e affascinanti».
Qual è la sua personale visione del Teatro e cosa farebbe se potesse farlo vivere secondo la sua idea?ù
«Nel lavoro quotidiano e nei momenti in cui sono chiamato ad esprimere, verificare ed applicare le strategie di management, credo sia fortemente presente la mia idea di Teatro: un patrimonio pubblico da rispettare e conservare come riferimento storico ed ideale per la cittadinanza teatina e regionale, un luogo vivo di cultura, aperto e inclusivo, aggregante e partecipato. La condizione non negoziabile è che nella loro relazione, norme e creatività artistica si rispettino vicendevolmente. Il lavoro da fare non manca. Il solco è tracciato ma il Teatro Marrucino, con il necessario ed imprescindibile sostegno delle Istituzioni, può e deve ancora crescere. E non è solo un sogno!»
Un Teatro che accoglie, come a cullare folte platee e gente in fila che pazientemente attende il turno d’entrata. Invita ad accomodarsi in casa sua per ascoltare quello che ha da dire, sprigionando una magia da scoprire e interiorizzare. Lui non chiede ma dà, come un genitore che mostra amore per i propri figli naturalmente, senza forzature, con tenerezza. Amami Teatro! Amami affinché io possa amarti, perché le nostre vite si intreccino, si fondano. In modo che io possa comprendere te e tu me. Perché ci sia connessione tra noi, si stabilisca un dialogo, si colmi il divario eliminando la distanza, in un immaginario dialogo tra un pubblico di ogni età e il tempio sacro della cultura, si è consumato il rito di unione, lo sposalizio. Il legame tra le arti e la conoscenza diventa così, profondo e spirituale, una pratica simbolica che sottolinea l’importanza di preservare e onorare la cultura trasmettendo questa devozione alle generazioni presenti e future.
Giorgio Di Domenico (Vasto Domani)
di Giorgio Di Domenico
www.zonalocale.it è stato pubblicato il 2024-02-08 06:00:00 da Giacomo Del Borrello
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