Medio Oriente, USA colpiscono gli Houthi, Iran promette vendetta

Medio Oriente, USA colpiscono gli Houthi, Iran promette vendetta


Gli Stati Uniti colpiscono gli Houthi a Sanaa, l’Iran condanna l’aggressione e Israele si prepara a nuovi attacchi. Una crisi che rischia di incendiare il Medio Oriente.

Il Medio Oriente è nuovamente sull’orlo del baratro. Nella notte del 15 marzo, un’ondata di attacchi aerei statunitensi ha scosso la capitale yemenita Sanaa, controllata dai ribelli Houthi sostenuti dall’Iran, lasciando dietro di sé un tragico bilancio di vittime e una scia di tensioni internazionali.

Il ministero della Salute del governo locale, citato dal canale televisivo Al Yemen, ha riferito che il numero dei morti è salito a 13, con almeno nove feriti. Questo raid, il primo contro gli Houthi sotto la seconda amministrazione di Donald Trump, segna un’escalation significativa nel conflitto regionale, intrecciando le sorti dello Yemen con quelle di Israele, Iran e delle potenze occidentali.

Sanaa sotto le bombe: il primo attacco della nuova era Trump

Il cielo sopra Sanaa si è illuminato di esplosioni nelle prime ore di domenica 16 marzo, quando aerei da guerra statunitensi hanno colpito obiettivi strategici controllati dai ribelli Houthi. Secondo un funzionario USA citato da fonti autorevoli, l’operazione è stata condotta esclusivamente dagli Stati Uniti, senza il coinvolgimento diretto del Regno Unito, che in passato aveva partecipato a missioni congiunte contro il gruppo yemenita. L’obiettivo? Colpire infrastrutture militari chiave, riducendo la capacità degli Houthi di lanciare attacchi con droni e missili contro navi nel Mar Rosso e, più recentemente, contro Israele.

Gli Houthi, che controllano circa un terzo del territorio yemenita e oltre due terzi della sua cittadinanza, hanno intensificato le loro operazioni dall’ottobre 2023, in solidarietà con i palestinesi nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza. SkyNews ricorda che, da novembre 2023, il gruppo ha condotto oltre 100 attacchi contro navi che considera legate a Israele, Stati Uniti e Regno Unito, affondando due imbarcazioni e sequestrandone un’altra. Questi assalti hanno sconvolto il commercio globale, spingendo le compagnie marittime a deviare le rotte attorno al Capo di Buona Speranza e aumentando i costi di spedizione a livello mondiale.

Ma l’attacco USA non è passato inosservato. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha definito i raid una “flagrante violazione dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”, accusando Washington e Londra di sostenere il “genocidio” palestinese. “La causa principale dell’instabilità nell’Asia occidentale è la continua occupazione e le uccisioni di massa in Palestina, perpetuate dal sostegno di Stati Uniti, Regno Unito e Occidente”, ha dichiarato Baghaei, citato dall’agenzia Mehr.

L’Iran lza la voce: “Nessuno può dettare la nostra politica”

Teheran non ha tardato a reagire. Il massimo diplomatico iraniano, Abbas Araghchi, ha scritto su X: “Il governo degli Stati Uniti non ha alcuna autorità o diritto di dettare la politica estera dell’Iran”, rispondendo a un messaggio del presidente Trump che intimava all’Iran di cessare “immediatamente” il sostegno agli Houthi. La Casa Bianca, attraverso il consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz, ha ribadito che “tutte le opzioni sono sempre sul tavolo” per impedire all’Iran di dotarsi di un’arma nucleare, un’eventualità che Waltz ha descritto come “una minaccia senza precedenti per la sicurezza regionale e globale”.

Il comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, Hossein Salami, ha rincarato la dose, avvertendo che l’Iran risponderà a qualsiasi attacco militare contro il paese. “L’idea degli Usa che l’Iran si piegherà alla volontà politica dei nemici tramite intimidazione è sbagliata”, ha dichiarato Salami, citato da Tasnim. “L’Iran non ha alcun ruolo nel dirigere le politiche dei gruppi di resistenza regionali, compresi gli Houthi yemeniti”, ha aggiunto, cercando di smarcarsi dalle accuse di orchestrare direttamente le azioni del gruppo.

Nonostante le smentite, l’intelligence statunitense e israeliana sostiene da tempo che gli Houthi ricevano armi, finanziamenti e supporto logistico dall’Iran, inserendoli nell’Asse della Resistenza, che include anche Hamas e Hezbollah. Questo intreccio di alleanze rende ogni mossa militare un potenziale detonatore per un conflitto più ampio.

Israele in allerta: la minaccia Houthi si fa più vicina

Mentre gli Stati Uniti colpivano Sanaa, l’aeronautica militare israeliana (IAF) entrava in stato di massima allerta. La decisione, già annunciata la scorsa settimana, è stata rafforzata dopo che gli Houthi hanno minacciato di riprendere gli attacchi contro Israele. Durante la notte, un missile lanciato dallo Yemen è atterrato in Egitto, e l’IDF sta ancora indagando se fosse diretto verso il territorio israeliano. Non è la prima volta: a dicembre 2024, un missile Houthi ha colpito un parco giochi a Jaffa, ferendo 16 persone, mentre un altro ha danneggiato una scuola a Ramat Gan.

Gli Houthi hanno dimostrato capacità militari sorprendenti, utilizzando missili balistici, droni e ordigni avanzati, spesso attribuiti al supporto iraniano. Il loro raggio d’azione, che si estende per oltre 1.000 miglia, rappresenta una minaccia crescente per Israele, che si trova a dover gestire un conflitto multifronte: Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e ora gli Houthi nello Yemen. “Siamo in una guerra su più fronti”, ha dichiarato un portavoce dell’IDF lo scorso luglio, sottolineando come questi gruppi siano “tutti proxies iraniani”.

Yemen: la pedina sacrificata in un gioco più grande

In tutto questo, lo Yemen rimane il grande dimenticato. La guerra civile, iniziata nel 2014 con la presa di Sanaa da parte degli Houthi, ha già causato oltre 150.000 morti e una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Gli attacchi aerei occidentali, pur mirati a indebolire i ribelli, finiscono spesso per colpire civili e infrastrutture vitali, come porti e aeroporti, aggravando la sofferenza di una cittadinanza allo stremo. Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, lo scorso dicembre aveva definito gli strikes israeliani su Sanaa “particolarmente allarmanti” per i rischi umanitari.

Gli Houthi, tuttavia, non mostrano segni di resa. “Escalderemo i nostri attacchi finché l’aggressione su Gaza non cesserà”, ha dichiarato il portavoce militare Yahya Sare’e lo scorso 23 dicembre, un messaggio che sembra ancora valido. La loro resilienza, forgiata da anni di bombardamenti sauditi, li rende un avversario ostico, capace di sfruttare il caos regionale per rafforzare la propria posizione.



L’articolo Medio Oriente, USA colpiscono gli Houthi, Iran promette vendetta
www.blogsicilia.it è stato pubblicato il 2025-03-16 16:14:58 da Marta Romano


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