La riorganizzazione dell’emergenza urgenza è stata approvata dalla conferenza territoriale sanitaria con 20 sì e due no, ma ben 15 sindaci si sono astenuti. A piacere meno ad alcuni primi cittadini il taglio, se pur contenuto, di medici e infermieri in appoggio alle ambulanze. Ma a monte c’è il problema di una sanità pubblica che continua a perdere professionisti
MODENA – Sindaci modenesi divisi sulla riorganizzazione dell’emergenza urgenza: il piano, presentato in Conferenza Territoriale Socio-Sanitaria, è stato approvato a maggioranza, con 20 sì, due voti contrari ma ben 15 astenuti. A fronte del mantenimento dei sette pronto soccorso della provincia, a piacere meno ad alcuni primi cittadini, soprattutto quelli dei comuni più piccoli e periferici, è probabilmente il taglio di un’automedica e di quattro auto con infermiere per gli interventi sul territorio del 118. Provvedimento osteggiato da Forza Italia che per voce di Antonio Platis parla di batosta per l’Ausl senza precedenti. Ma i camici bianchi son ben consapevoli che il problema vero è che nella sanità pubblica medici e infermieri scarseggiano, in tutti i settori. Non è più tempo di ridondanze o sovrapposizioni, dicono, perché a rischio ci sono i servizi. Nella riorganizzazione approvata rientrano anche i Cau, centri di assistenza-urgenza, che dovrebbero sgravare i pronto soccorso dai casi meno gravi attraverso strutture territoriali in rete con tutti i servizi di sanità pubblica. Il primo sarà realizzato a Castelfranco. Ed è invece già attivo il numero unico provinciale di Guardia Medica.
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