Morirono in 5 su Pegaso, spariti i pezzi dell’elicottero

Morirono in 5 su Pegaso, spariti i pezzi dell’elicottero



CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Il rumore delle pale di Pegaso, la sua carrozzeria tinta di giallo, la squadra di soccorritori che giorno e notte salta a bordo senza pensarci nemmeno un momento. Persone che godono della stima e della gratitudine di tutti.

Quando succede loro qualcosa, quando qualcuno di loro muore, il dolore e il lutto non riguardano solo familiari e amici, colleghi e conoscenti.

Diventano lutto e dolore collettivo, di una comunità. 

È quello che è successo quando, 23 anni fa, la notte tra l’8 e il 9 ottobre del 2001 l’elisoccorso Pegaso precipitò vicino a Poggio Ballone, dopo che l’equipaggio era intervenuto per soccorrere un paziente.

Morirono in cinque. Giovanni Minetti (pilota, 38 anni), Paolo Brancaleon (copilota, 38 anni), Niccolò Campo (medico del 118, 42 anni), Gemma Castorina (infermiera, 44 anni) e Paolo Maffellucci, 29 anni, il paziente che avevano soccorso: nessun sopravvissuto dopo il tragico impatto con la collina. 

Il ricordo di quella tragedia è ancora vivo. Sulle bacheche di Facebook dei colleghi delle vittime del terribile incidente, su quelle delle istituzioni. A Poggio Ballone, però, dove è stato posto un cippo in ricordo dell’equipaggio, quest’ondata di commozione e solidarietà sembra essersi arrestata sulla strada.

Da anni. Il cippo è abbandonato, le foto, i nomi e le scritte sul monumento sono fatiscenti e sono spariti dalla teca anche i pezzi dell’elicottero

Mercoledì 9 ottobre, nel giorno del 23° anniversario della tragedia, Alessandra Rispoli, la moglie di Niccolò Campo, il medico livornese scomparso a soli 44 anni, insieme ai figli Angelo, Laura ed Irene, sono tornati al cippo, per portare un fiore e onorare la memoria di un marito e di un padre che se n’è andato troppo presto. 

Davanti ai loro occhi, non c’è stato soltanto l’incedere del tempo ma i segni dell’incuria.

«Da qualche anno il cippo è completamente abbandonato, tanto che le foto, i nomi, le scritte e tutto il resto del monumento sono fatiscenti – dicono – i pezzi dell’elicottero che sono raccolti lì in una teca che da anni è aperta, sono alla mercé di tutti e alcuni sono stati già presi». Pezzi di memoria, che raccontano una storia fatta di eroismo e dolore. Portati via, come macabri souvenir. 

L’appello: «Rimettiamolo a posto, siamo disponibili ad aiutare in qualsiasi maniera»

L’immagine di Pegaso che vola, il ricordo di una tragedia che ha segnato un’intera comunità. E poco lontano, nel bosco vicino a Tirli dove Pegaso precipitò, strappando all’amore dei propri cari i quattro membri dell’equipaggio e il paziente soccorso a seguito di un incidente a Grosseto, che doveva essere trasferito a Pisa, ora regna il degrado e l’abbandono

«Oggi come ogni anno per onorare il ricordo di nostro padre ci siamo recati al cippo che è stato creato in ricordo dell’equipaggio e del paziente che hanno perso la vita quella notte – dicono i figli di Campo – Portare un fiore lassù, a Poggio Ballone, è stata sempre una nostra tradizione che ci rende uniti nel ricordo, sicuramente molto dolorosa, ma negli ultimi anni ancora di più».

Un dolore che si rinnova, di fronte all’abbandono, al degrado, allo sfregio dei pezzi di elicottero portati via. Dei nomi che sono quasi del tutto illeggibili, delle foto rovinate dal tempo. 

«Ci ricordiamo con piacere le iniziative di molti anni fa che venivano fatte per commemorare questo triste giorno e ringraziamo tutte le autorità che oggi hanno speso un pensiero per onorare la memoria delle persone che quella notte sono morte cercando di salvare qualcuno – dicono ancora i familiari del medico – Non ci aspettiamo che vengano fatte iniziative ancora dopo tanti anni, ma dopo numerosi appelli fatti negli ultimi anni alle istituzioni, chiediamo di rendere presentabile il cippo commemorativo che probabilmente tra qualche anno cadrà ancora più a pezzi di così».

«Ci addolora vedere in rovina un monumento in onore di persone che sono state un esempio per la nostra comunità – concludono –  che hanno perso la vita facendo quello che amavano fare.  Se necessario ci rendiamo disponibili ad aiutare in qualsiasi maniera». 

 


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    Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l’ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi
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www.maremmaoggi.net è stato pubblicato il 2024-10-09 19:32:17 da Francesca Gori


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