L’AQUILA – “Basta con la movida fino a notte fonda e al chiasso notturno” che provoca “danni esistenziali e alla salute, rendendo impossibile il sonno ed il riposto serale”: una cinquantina di residenti del centro storico dell’Aquila dalle proteste sono passati ai fatti e hanno inviato al Comune dell’Aquila una raffica di lettere di diffida con una richiesta di 50.000 euro ciascuno di risarcimento, per una cifra complessiva superiore dunque ai 2,5 milioni di euro. Si richiede il pagamento entro 15 giorni.
Buona parte dei residenti si sono affidati all’avvocato Fausto Corti che vive anche lui nel cuore del centro storico e da anni ormai conduce una battaglia contro la “malamovida”
L’azione legale e la sua speranza di successo, che determinerebbe un salasso per le casse comunali, fa leva sulla sentenza della Cassazione del 23 maggio 2023, che ha annullato una sentenza della Corte d’Appello di Brescia, che aveva escluso la responsabilità dell’Ente Locale, sul risarcimento del danno causato da schiamazzi notturni della “movida”. La Cassazione ritiene infatti che spetta anche all’Ente Locale la tutela del diritto alla salute (garantito costituzionalmente), del diritto alla vita familiare e della proprietà, qualora siano lesi da immissioni intollerabili provenienti da un’area pubblica, nel caso di specie da una strada comunale.
Non solo, il Tribunale di Torino a novembre ha condannato deliberato: il Comune a risarcire per un valore complessivo di 200mila euro, i residenti 29 residenti del quartiere di San Salvario che hanno denunciato un eccesso di rumore dei locali del quartiere, e ha disposto l’impegno immediato del Comune per far cessare il caos notturno e garantire ai residenti tranquillità entro sei mesi.
Si legge dunque in una di queste diffide inviate al Comune dell’Aquila, venute in possesso di Abruzzoweb:
“Da anni il mio assistito è di fatto privato del sonno e del riposo dal rumore prodotto al di fuori della sua abitazione dal frastuono proveniente dalla strada pubblica di proprietà di codesto Comune, nonché dalla c.d. movida e dalle attività ad esse collegate, inclusi i rumorosissimi concerti o dj-set che si protraggono fino alle 2/3 di notte, in aperta violazione delle norme di fonte civile, penale ed amministrativa che impongono il rigoroso rispetto della quiete pubblica e privata”.
E ancora “tale situazione sta producendo al mio assistito una grave lesione della sua salute psico-fisica, il cui verificarsi è direttamente riconducibile alla responsabilità di codesta Amministrazione comunale, la quale ha rinunciato da tempo ad applicare le stringenti disposizioni previste dal Regolamento comunale di Polizia Urbana, in aperta violazione dell’obbligo posto dall’art. 22 dello stesso Regolamento secondo cui “Il Comune dell’Aquila tutela ed assicura la quiete e la tranquillità delle persone”.
Si ricorda poi “il principio consolidato che la pubblica amministrazione che non osserva le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni risponde ai sensi degli artt. 2043 e 2059 c.c. dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, patiti dal privato in conseguenza delle immissioni acustiche provenienti da un’area pubblica e causate da fenomeni di” mala movida.
Per tale ragione, si formula “la richiesta di risarcimento del danno provocato da codesto Comune al mio assistito sotto il profilo sia del danno esistenziale che di quello alla salute, rendendogli impossibile il sonno ed il riposto serale, e che quantifico fin d’ora, tenuto conto dell’intensità del rumore e della durata della esposizione, in complessivi euro 50.000,00 diffidando codesta Amministrazione di procedere al pagamento di detta somma entro quindici giorni dalla presente.
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