NARDÒ – Rimossa a Santa Maria al Bagno l’altalena inclusiva donata dai cittadini nove anni fa in ricordo della piccola Viola, deceduta in un tragico incidente stradale. Non solo: l’altalena “rispunta” poco dopo in un terreno privato alla periferia di Nardò privata della targa in memoria della bambina di cinque anni tragicamente deceduta nel 2015 sulla Brindisi-Fasano insieme ad altre quattro persone. Poco importa che il padre della piccola sia il consigliere regionale Cristian Casili, che definisce l’accaduto «un’ordinaria storia di miseria umana».
«Che le mie posizioni politiche, visceralmente antifasciste, siano agli antipodi di quelle del sindaco di Nardò e della sua amministrazione, è noto a tutti. Però, e lo dico con il cuore, non avrei mai voluto scrivere questo post. La bimba si chiamava Viola ed era la mia bambina. Ma poteva essere la figlia di chiunque – spiega Casili –, il problema riguarda l’assenza di una parola che trascende la politica, una parola sempre più obsoleta e in disuso (anche se riguarda la principale necessaria caratteristica della specie animale chiamata uomo): l’umanità. L’altalena invece, fu voluta da una parte della comunità neretina, e fu realizzata con il contributo economico volontario di quella parte di comunità, me compreso. Era una “giostrina inclusiva”, così fu chiamata. Fu montata nella piazzola che si affaccia sulla spiaggia. Dietro uno dei sedili – ricostruisce il consigliere regionale – fu messa la targa in memoria della mia Viola. È stata rimossa in seguito ai lavori di rifacimento della piazzola e mai più rimessa al suo posto. È riapparsa in un terreno privato alla periferia di Nardò munita del suo tappeto antitrauma originario, ma senza la targa in memoria della mia Viola». Poi il “retroscena” sulla scoperta dell’inopportuno, e tristissimo, trasloco. «Uno dei donatori ai quali si deve l’originaria messa in opera della altalena – prosegue Casili – ha scritto al Comune chiedendo notizie e richiedendo, contestualmente, l’accesso agli atti. La lapidaria risposta del Comune parla dello stazionamento dell’altalena “presso un deposito (…) si sta valutando dove poterla allocare”».
Curiosamente, proprio dopo la richiesta di spiegazioni del cittadino, l’altalena “scompare” dal terreno privato. In attesa, evidentemente, di quella che la burocrazia comunale definisce «allocazione». Intanto il papà di Viola, Cristian Casili, chiude così il racconto: «E così vi ho raccontato una ordinaria storia di miseria umana. Mi vergogno per loro».
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