NEL 2024 registrato il – 1,7% contro il – 3,5%. Il commento del direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Ast picena Andrea Chiari. Intanto, la notte appena trascorsa (alle ore 2,15) ha dato il benvenuto ad Aurora Bochi, la prima nata del nuovo anno
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di Maria Nerina Galiè
Tra le tante incognite spiccano delle certezze per il territorio Piceno dove continua il trend positivo delle nascite e ci sono tutti i presupposti per incrementare i dati, basta volerlo.
Intanto, la notte appena trascorsa (alle ore 2,15) ha dato il benvenuto ad Aurora Bochi, la prima nata del nuovo anno.
La piccola Aurora è nata all’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, con parto naturale. Pesava 2 chili e 860 grammi. Tanti auguri alla mamma Arkjola Jubani ed al papà Arsel Bochi.
I DATI – Si è fermato il costante aumento di nascite che ha caratterizzato il Piceno dal 2021 al 2023. «Tuttavia la nostra provincia registra un “perdita annua” dell’1,7% che è la metà della media nazionale, pari al 3,5%», evidenzia il dottor Andrea Chiari, direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Ast picena.
Senza prendere in esame l’anno clou del Covid, il 2020 che ha visto chiudere per diversi mesi il reparto nascita dell’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, a nascere nel Piceno sono stati 1.165 nel 2021, 1.179 nel 2022 e 1.208 nel 2023 e 1.133 nel 2024 (dati fino al 30 dicembre), di cui 623 a San Benedetto e 510 al “Mazzoni” di Ascoli.
Dati confortanti per la nostra provincia, ma è inutile negarlo, la denatalità è un fenomeno sociale molto significativo, snocciolando dati. Il direttore Chiari: «Nelle Marche il boom delle nascite è stato nel 1964 con 22.080 nuovi nati. Da allora la discesa è stata costante, per precipitare: nel 2008 sono arrivati 14.500 piccoli marchigiani, 7.200 (dati raccolto il 12 dicembre scorso) nel 2024. La metà in 16 anni».
Un grande apporto alle nascite, non solo nel Piceno, è dato dalla gente straniera che non solo alza il numero dei nuovi nati, ma abbassa l’età media delle primipare.
Chiari: «Si, anche nel Piceno le neo mamme non italiane rappresentano una buona percentuale, tra la metà ed un terzo. Le italiane partoriscono in età più avanzata e sono sempre più focalizzate sul figlio unico.
Sento parlare di contributi da elargire alle famiglie che crescono, poche centinaia di euro. Capisco le “buone intenzioni” degli amministratori, ma non è certo con poche centinaia di euro che si risolve il problema della denatalità. In Italia servono asili nido pubblici gratuiti e nelle aziende, aiuti concreti alle famiglie e alle mamme».
L’INCOGNITA DELL’ACCORPAMENTO – Una delle incognite si cela nell’atto aziendale, atteso da mesi, che non si esclude vada verso l’accorpamento dei reparti di Ginecologia ed Ostetricia di Ascoli e di San Benedetto. Il primo guidato dal facente funzione Giampiero Di Camillo, nel cui rinnovo è stato depennato il concorso per stabilizzare tale posizione.
Si parla appunto di un incarico che avrà durata fino all’attuazione dell’atto aziendale.
Lo stesso reparto del “Madonna del Soccorso” ha invece come primario Andrea Chiari.
«Punterei l’attenzione più sul fatto che il primariato di Ginecologia e Ostetricia di Ascoli è vacante da 9 anni (leggi qui). Periodo in cui omologhi reparti di altri ospedali delle Marche hanno visto il pensionamento dei direttori, Ancona ma anche Fermo, Macerata, Civitanova, Senigallia, Jesi e Urbino, e dove nel giro di 6 mesi c’è stato il concorso per la sostituzione. Nulla di tutto questo è accaduto al “Mazzoni” di Ascoli.
L’atto aziendale potrebbe quindi rappresentare un punto di svolta. Ma per tutta l’Ast, non solo per il nostro reparto».
IL PARTO IN ANALGESIA – Il dottor Chiari non ritiene che il problema sia l’eventuale accorpamento dei punti nascita, che tuttavia vede come unica soluzione gestibile nel caso si decida di istituire una sola direzione: «Piuttosto mi sta a cuore puntare sulla loro attrattività.
Il Covid ha portato via al “Madonna del Soccorso” il parto in analgesia. Come facciamo a competere con il resto della regione o di quelle limitrofe privando le partorienti di questa possibilità».
L’auspicio che tale servizio sia ripristinato sta anche nel nuovo e recente protocollo della Regione Marche che, attraverso l’Ars (l’azienda regionale sanitaria), ha istituito un gruppo di lavoro – di cui fanno parte anestesisti, ginecologi tra cui lo stesso Andrea Chiari, pediatri, ostetrici e infermieri – per il percorso nascita.
«Un filone riguarda proprio il parto in analgesia – ha sottolineato il dottor Chiari – inserito nei nuovi Lea dal Ministero e che le Regioni devono recepire. Per quanto riguarda le Marche , quindi è un primo importante passo».
ORGANICO – Non si registrano carenze di personale nei reparti di Ginecologia e Ostetricia degli ospedali piceno: «L’organico è calibrato rispetto al fabbisogno. Il problema – ha evidenziato Chiari – sono gli eventuali rimpiazzi, per chi va in pensione o recede dal lavoro. Posso dire che c’è lo “sforzo” della direzione di colmare il posto vacante, ma i tempi tecnici fanno in modo che questo accada dopo 12 mesi. Il che è assurdo. Ci vorrebbe un sistema più snello per le sostituzioni».
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www.cronachepicene.it è stato pubblicato il 2025-01-01 16:35:59 da Maria Nerina Galiè
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