Nessuno sconto di pena al foggiano Bonalumi per il maxi furto da 15 milioni al caveau del Banco di Napoli


Nessuno sconto di pena in appello e 13 anni di reclusione confermati per Olinto Bonalumi, 66 anni, l’Arsenio Lupin foggiano, catturato a Roma lo scorso 6 gennaio dopo 4 anni di latitanza. Nel processo “Goldfinger” è stato riconosciuto colpevole anche in secondo grado d’aver organizzato a marzo 2012 il maxi-furto da 15milioni di euro nel caveau delle cassette di sicurezza dell’ex Banco di Napoli di piazza Puglia; e d’aver ideato il colpo analogo nel caveau delle gioiellerie Sarni al centro commerciale Mongolfiera, sventato dalla squadra mobile nell’agosto 2012.

Ieri pomeriggio la prima sezione della corte d’appello di Bari ha condannato 9 imputati (con riduzioni di pena per 3 di loro), confermando in gran parte la sentenza pronunciata dal Tribunale di Foggia il 7 settembre 2023 al termine del processo durato 8 anni. Sconto di pena – da 5 a 4 anni – per Patrizia Di Biase, moglie di Bonalumi, accusata d’aver riciclato parte del bottino. Confermati gli 8 anni inflitti al foggiano Federico De Matteis, presunto braccio destro di Bonalumi nel colpo in banca (l’accusa di coinvolgimento anche nel fallito raid alle gioiellerie fu prescritta in primo grado); 6 anni a testa ai vigilantes Domenico Di Sapio e Gennaro Rendine, che erano in servizio nella banca svaligiata e che avrebbero aiutato la banda di ladri. Condannato a 5 anni e 8 mesi il romano Franco Papa per concorso nel tentato furto nelle gioiellerie, mentre per la più grave accusa di complicità nel furto in banca fu assolto a Foggia. Riduzioni di pena per il foggiano Venturo Ricchiuti (3 anni e 10 mesi) e Antonio Caputo cerignolano residente a Milano (4 anni), che a Foggia furono condannati a 5 anni a testa per riciclaggio di parte del bottino.

Bonalumi è a piede libero per il processo “Goldfinger” dopo una carcerazione preventiva di 18 mesi tra marzo 2015 e settembre 2016; ma dal 6 gennaio scorso è di nuovo in cella per scontare un cumulo pene di 13 anni, 4 mesi e 11 giorni conseguenza delle condanne inflitte per il furto da 5 milioni e 350mila euro al caveau della “NP service” di Foggia del maggio 2009; l’assalto da 3 miliardi di lire a un portavalori del novembre ’95 sull’A/14 vicino Porto Sant’Elpidio (uno dei banditi fu ucciso da un vigilante); il progetto di furto da 200 milioni nel caveau della Banca d’Italia di Ancona, sventato a ottobre 2011.

Il pg Patrizia Rautis nell’udienza del 12 dicembre scorso chiese alla corte d’appello di Bari di confermare le condanne di primo grado. Il collegio difensivo sollecitava assoluzioni e/o riduzioni di pena. Il blitz “Goldfinger” della squadra mobile è datato 10 marzo 2015 con l’esecuzione di 15 ordinanze cautelari: 9 in carcere, 4 domiciliari, 2 obblighi di dimora. Il processo a Foggia, iniziato a novembre 2015 e conclusosi il 7 settembre 2023, contava 20 imputati per 19 capi d’accusa: 3 assolti, prescrizione per 6, condanne per 11 foggiani e romani a 70 anni in quanto ritenuti colpevoli a vario titolo di furto in banca, tentato furto alle gioiellerie, riciclaggio di parte del bottino milionario e ricettazione, con assoluzione dal reato di associazione per delinquere. La tesi accusatoria resse a metà: i “cassettisti” romani furono infatti assolti dall’accusa di concorso nel furto nel caveau della banca e condannati “solo” per il progetto di colpo sventato alle gioiellerie Sarni. Pur se la Procura aveva chiesto condanne per tutti anche per il reato di associazione per delinquere, non appellò la sentenza di primo grado limitatamente alle assoluzioni.

Il furto fruttò 15 milioni tra contanti e preziosi prelevati da 165 delle 500 cassette di sicurezza della banca; altre 150 furono manomesse ma non aperte. La banda colpì tra il pomeriggio di venerdì 9 marzo 2012 e la tarda serata di domenica 11. Furono manomessi sistemi d’allarme, meccanismi di apertura del caveau, oscurate con vernice le telecamere, rubato l’hard-disk del video del furto, non venne trovato alcun segno di scasso. Secondo l’accusa originaria la banda preparava il colpo-bis nel caveau delle gioiellerie Sarni, ma la squadra mobile a agosto 2012 individuò la base operativa dei ladri in un ristorante foggiano, fece irruzione, identificò alcuni foggiani e romani costretti così a rinunciare al furto.

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