Di Enrico Nicodemo, arcivescovo di Bari tra gli anni Cinquanta e Settanta, si ricordano in pochi. Nella locale cattedrale a malapena si notano il busto occhialuto e la targa in marmo. Eppure fu con lui che, nel ‘68, la chiesa nicolaiana divenne Basilica Pontificia e lui ne fu il primo Delegato Pontificio. Fu un tale campione dell’ecumenismo che, con lui, la cripta che custodisce le reliquie del vescovo di Myra iniziò a ospitare la liturgia di rito ortodosso; la prima volta dallo scisma del 1054. E allora oggi, a 70 anni dall’arrivo del pastore campano a Bari e a 50 dalla sua morte, oggi che i cristiani ortodossi si scambiano bombe dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e nuovi scismi fratturano la Chiesa orientale, l’impegno di questo protagonista dimenticato merita d’essere approfondito. Testimone ricercato è don Nicola Bux. Apprezzato teologo cattolico, collaboratore e amico personale di Joseph Ratzinger sin da quando era cardinale, oltre 50 anni fa il barese affidò proprio a Nicodemo la decisione di diventare sacerdote. «Lo conobbi quando ero molto giovane – afferma – perché è colui al quale comunicai del mio desiderio e si fece carico personalmente di instradarmi e di guidarmi».
Ma “chi” è stato Nicodemo?
«Partecipò al Concilio Vaticano II. Ne uscì “un Vescovo rinnovato”, ma “senza rinnegare il passato, perché esso ha preparato il presente” (cfr.Testamento). Non si può parlare di una sua “conversione” ad opera del Concilio, come alcuni hanno scritto, perché aveva troppo chiaro che ci si converte solo a Cristo. Altrimenti si favorisce una rottura, che porta alla polarizzazione nella Chiesa».
Da anticomunista, che tipo di relazioni ebbe con il mondo sovietico?
«Non ebbe un rapporto diretto perché li avviava la Santa Sede, ma di riflesso, In ragione della città di S. Nicola, si trovò a svolgere un ruolo di rilievo per l’allacciamento dei primi rapporti, perché fino ad allora erano stati solo “underground”. Pensi che, nel ‘70 presero piede dei colloqui a Bari tra esponenti del Patriarcato di Mosca e delegazione vaticana e, quindi, il vescovo protempore era, in un certo senso, tra i protagonisti. Nel 1965, alla chiusura del Concilio, una delegazione cattolica fu inviata da papa Paolo VI a Costantinopoli (Istanbul) per dichiarare cancellate le scomuniche che, nel 1054, avevano sancito la rottura tra Roma e Bisanzio. Uno dei membri era Nicodemo. Poi, pian piano, nel clima generale di maggiore comprensione, si svilupparono altri passi».
Secondo lei, oggi Nicodemo che sentimenti avrebbe di fronte a quello che molti giudicano un secondo strappo della Russia?
«Volendo fare la Storia con il senno di poi, si può supporre che si sarebbe trovato più a suo agio sotto Giovanni Paolo II che si era molto impegnato per abbattere quelli che lui chiamava i muri che dividono i popoli, le nazioni e le chiese in Europa. Lavoro che ha portato alla caduta concreta di un muro nel 1989 (quello di Berlino; ndr). Lui credo si sarebbe trovato dentro quella temperie. L’attuale è molto “pasticciata”… Si vuol tentare di barcamenarsi senza urtare troppo gli uni e gli altri e poi si ricevono calci dagli uni e dagli altri. Come è avvenuto ora con ebrei e palestinesi che hanno accusato il Papa di non aver capito la situazione. Così accade quando non si è chiari, quando non c’è una dottrina precisa. Nicodemo è noto che avesse questa cifra dottrinale per cui tutto ciò che era da proporsi di livello pastorale, doveva essere basato sulla dottrina. Ma oggi la Chiesa è diventata la cappellana dell’Onu».
Don Nicola, non sono all’altezza di una discussione teologica con lei ma, per quel poco che conosco di Esteri, credo che le scelte del Papa sul Medioriente vadano ponderate, anche perché ciò che può succedere qui, se lì non si è prudenti, potrebbe piacerci molto poco.
«Non dubito delle buone intenzioni. Il punto è che proprio la complessità della situazione avrebbe dovuto ispirare maggiore prudenza nelle parole e negli atti. Abbiam sentito il tentativo di mettere sullo stesso piano gli atti dell’uno e dell’altro».
Temo, ma è la mia modestissima opinione, che stiamo guardando a questi eventi ancora con gli occhi dell’Ucraina. Quello lì è un altro mondo.
«Il problema islamico c’è ed è molto grave. C’è una componente che viene chiamata impropriamente dell’Islam radicale, ma gli studiosi sanno che l’Islam applicato secondo le regole del Corano è quello lì che Hamas o l’Isis o altri mettono in pratica. Non dimentichiamo che l’Islam ha alle origini un conquistatore e che l’Islam non è una religione come il Cristianesimo, ma è una entità dove religione, politica e Diritto si mescolano. Per cui l’autorità morale costituita dal Papa, dalla Santa Sede, è chiamata innanzitutto a fare la verità prima che la tattica. Cristo ha detto che il linguaggio deve essere “sì sì e no no”, il resto viene dal maligno».
La nostra Bibbia ha anche invitato alla prudenza… anche perché qui forse il prezzo non lo pagherebbe il Papa.
«Ma la prudenza non va a scapito della verità. La prudenza riguarda il modo in cui dobbiamo dire la verità. La prudenza non deve sostituire la verità».
E lei pensa che il Papa abbia mentito?
«Non c’è il dovere di rispondere su cose di cui l’interlocutore non ha diritto di conoscere la verità. Ma ai parenti dei rapiti israeliani e ai palestinesi doveva dire che la legge del taglione dev’essere superata da quella dell’amore».
Oggi, con una guerra in Europa e una secolarizzazione che egli stesso aveva previsto, qual è l’attualità della visione di Nicodemo?
«È nella forza dell’identità. Cioè, per dialogare con chiunque non bisogna nascondere la propria faccia, ma avere piena consapevolezza di ciò che si è e si ha, insieme a una grande umiltà a offrire tutto questo per una costruzione che deve portare non a una omologazione, ma a rendere meno difficile la vita degli uomini. Noi la rendiamo meno difficile non se sfumiamo le identità, ma se le valorizziamo. Il tentativo di smussare le identità è contro natura».
Leggi tutto l’articolo «Nicodemo l’anticomunista, aprì Bari all’Unione sovietica»
www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2023-12-04 12:57:25 da
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