«Non appartenevo al clan», ma il Riesame non gli crede

SAN PIETRO VERNOTICO – Nessuna attenuazione della misura cautelare per Daniele Poso, 38 anni, di San Pietro Vernotico, accusato di aver fatto parte del gruppo ritenuto di stampo mafioso guidato dal carcere, attraverso l’uso dei social network, da Cristian Tarantino, già condannato per mafia e traffico di droga. Il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso presentato e discusso dall’avvocato Francesco Cascione e ha confermato la custodia in carcere per l’indagato. L’unico ad aver presentato ricorso dopo la convalida dei fermi firmati dalla pm Carmen Ruggiero ed eseguiti dai carabinieri il 24 luglio scorso, nell’ambito dell’inchiesta relativa ad alcune intimidazioni in chiave estorsiva ai danni di commercianti e imprenditori di San Pietro Vernotico. Poso è stato anche l’unico dei quattro fermati ad aver respinto le accuse di aver partecipato al gruppo mafioso e di tentata estorsione in occasione dell’udienza di convalida davanti al gip. In quella occasione, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, decise di rilasciare dichiarazioni spontanee professandosi estraneo ai fatti. Il penalista, a questo punto, presenterà ricorso in Cassazione. Secondo l’accusa mossa dalla pm della Dda di Lecce e confermata dal gip e dal Riesame, Poso avrebbe compiuto sopralluoghi ai fini dell’organizzazione dei danneggiamenti degli esercizi commerciali, avrebbe fornito a Tarantino informazioni utili nella progettazione delle azioni e si sarebbe anche occupato della bonifica delle auto in modo tale da eludere le indagini dei militari dell’Arma. Sin da subito i carabinieri della stazione di San Pietro intuirono che dietro gli incendi, l’esplosione di ordigni e i colpi di arma da fuoco, avvenuti tra ottobre 2022 e febbraio 2023, c’era un’unica regia riferibile a Tarantino che, in quel periodo era detenuto nel carcere di Sulmona.