Nordio in visita al carcere di Torino dopo la morte di due detenute. ‘La mia non è un’ispezione ma vicinanza’ – Notizie

Nordio in visita al carcere di Torino dopo la morte di due detenute. ‘La mia non è un’ispezione ma vicinanza’ – Notizie


Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è entrato poco dopo le 11.30 nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, dopo che ieri due donne sono morte, una suicidandosi e l’altra dopo un periodo di rifiuto di alimentarsi.

Al suo arrivo in carcere, c’è stata mezz’ora di protesta. 

“Ogni suicidio in carcere è un fardello che ci angoscia ogni volta”: così il ministro della Giustizia ha iniziato la sua conferenza stampa nel carcere di Torino. “Stamane abbiamo ascoltato tutte le proposte. Cercheremo quella che vorrei chiamare una detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. C’è una situazione intermedia che può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi”, ha detto.
“Costruire un carcere nuovo è costosissimo, è impossibile sotto il profilo temporale, ci sono vincoli idrogeoligici, architettonici, burocratici. Con cifre molto inferiori possiamo riadattare beni demaniali in mano al ministero delle Difesa compatibili con l’utilizzazione carceraria”., spiega Nordio.

I condannati con pene brevi da scontare per reati bagatellari che non destano allarme sociale. Sono loro i detenuti per i quali il ministro della Giustizia Carlo Nordio pensa a un trattamento detentivo differenziato da realizzarsi nelle caserme dismesse. Stime ufficiali ancora non ce ne sono ma si tratterebbe di alcune migliaia di detenuti. Il progetto partirà dal basso: saranno i singoli provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria a contattare le articolazioni del demanio e del ministero della Difesa a livello territoriale per una ricognizione delle caserme disponibili, in vista di un piano nazionale.

“Non si tratta di una ispezione né di un intervento cruento ma di assoluta vicinanza: chi meglio di un ministro che ha svolto per quarant’anni la funzione di pubblico ministero conosce i disagi delle situazioni penitenziarie?”.  
“Bisogna garantire l’umanità del detenuto e il trattamento rieducativo“, ha sottolineato Nordio. “È una manifestazione di vicinanza del ministro e del suo staff sia in questo momento di dolore, ma anche di vicinanza alla direzione e alla polizia penitenziaria che soffre di gravi carenze di organico e di difficoltà operative che sono da subito, dall’inizio di questo governo, all’attenzione massima del ministero. Ringrazio sindaco di Torino con cui avevamo concertato da tempo un incontro e che poi abbiamo anticipato dati i fatti”.

 

La Procura apre due inchieste per la morte delle due detenute

La procura di Torino ha aperto due inchieste sulle decessi di altrettante donne ieri in carcere a Torino. Una rifiutava da giorni acqua e cibo, e l’inchiesta è coordinata dalla pm Delia Boschetto. L’altra si è impiccata nel penitenziario e il fascicolo che la riguarda è in mano alla pm Chiara Canepa. L’incarico per l’autopsia sulla donna che si è lasciata morire di fame in carcere a Torino verrà conferito lunedì. Lo si apprende da fonti interne al carcere.
La donna, secondo i primi rilievi medici, darebbe morta in conseguenza a uno squilibrio elettrolitico, dopo che aveva smesso di mangiare e di bere in segno di protesta per non potere vedere il proprio figlio. La donna, a quanto viene spiegato, veniva monitorata tutti i giorni ma si sarebbe talvolta rifiutata di farsi misurare i parametri vitali. Il 6 agosto avrebbe avuto un malore, uno svenimento, e anche in qual caso si sarebbe rifiutata sia di mangiare e bere che di accettare approfondimenti medici. Visitata il giorno prima di morire, sarebbe parsa lucida e orientata dal punto di vista psichico. Per quanto riguarda invece la donna che si è impiccata ieri nello stesso penitenziario, presenti anche in questo caso i monitoraggi e sembrerebbe fossero presenti problemi psichici.
Entrambe le inchieste sono per istigazioni a delinquere. La scelta di questa ipotesi di reato è “tecnica”, ovvero necessaria per potere eseguire l’autopsia. Anche per la ragazza di 28 anni morta impiccata il conferimento dell’esame autoptico avverrà lunedì mattina. E’ possibile che le autopsie vengano eseguite nella stessa giornata di lunedì.

Antigone a Nordio: ‘Servono misure alternative, non nuove carceri’

Non c’è bisogno di nuove carceri, ma bisogna puntare su misure alternative e garantire personale. Così Antigone replica al ministro della Giustizia Nordio in vista al carcere di Torino dopo la morte di due donne. “Il ministro è tornato a proporre alcune soluzioni che da tempo sia lui che altri esponenti del governo avevano avanzato. In particolare ha parlato ancora una volta di edilizia penitenziaria e, ancora una volta, va ribadito che non servono più carceri, ma servono carceri piene di attività e attenzione per le persone detenute- osserva il presidente di Antigone Patrizio Gonnella- Oggi in tutte le strutture si registrano assenze di personale: dai direttori, agli agenti penitenziari, agli educatori, fino a medici, psicologi, psichiatri, mediatori culturali. In questo modo chi è in servizio fa fatica e le persone detenute non possono ricevere le attenzioni che richiederebbero e nei tempi certi che meriterebbero”. “Aprire nuove carceri, riproducendo queste dinamiche, non servirebbe a rendere più dignitosa la pena- avverte Gonnella- non passando questa solamente da un aumento degli spazi che, peraltro, si potrebbero liberare attraverso un maggiore ricorso a misure alternative alla detenzione. Oggi ci sono circa 8.000 persone detenute con un residuo pena che potrebbe garantire loro di scontare la pena fuori dal carcere”.

Le mamme dei detenuti a Torino: ‘Basta decessi e torture’

C’erano anche alcune rappresentanti de ‘Le mamme in piazza per la libertà di dissenso’ oggi, davanti al carcere Lorusso e Cutugno di Torino, oggetto di una visita da parte del ministro della giustizia Carlo Nordio. Il collettivo aggrega le madri di alcuni detenuti (o ex), soprattutto di carcerati che stanno scontando pene o misure di custodia cautelare per reati contro l’ordine pubblico (commessi durante manifestazioni studentesche o No Tav). “In realtà noi non sapevamo che venisse il ministro – spiegano – siamo arrivate qui, come spesso facciamo, per donare dei ventilatori alla sezione femminile. Fa un caldo atroce in carcere e cerchiamo di aiutare le detenute. Quando abbiamo visto entrare il ministro, ci siamo fermate”. Le donne presenti hanno distribuito ai pochi passanti e ai giornalisti che stazionavano davanti al carcere un volantino con scritto “Basta decessi, basta torture e basta degrado”.

I garanti di Torino e Piemonte: ‘Servono azioni urgenti’

“Evitare il rischio di emulazione che in carcere è altissimo, garantire un presidio sanitario 24 ore su 24 nella sezione femminile, attivare immediatamente punti di ascolto per i detenuti vulnerabili con psicologi dedicati, incrementare il personale all’interno delle sezioni e attuare tutte le linee guida della circolare del Dap relativa alla prevenzione dei suicidi, testo che prevede anche il coinvolgimento dei garanti dei detenuti”. Sono le misure indicate dai garanti comunale e regionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Monica Gallo e Bruno Mellano, che questa mattina hanno partecipato al sopralluogo alla dimora circondariale di Torino, Lorusso e Cutugno, alla quale ha preso parte il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Azioni, dicono, da attuare “tempestivamente per creare le condizioni affinché nel carcere torinese non si verifichino altre tragedie come è accaduto nella gionata di ieri, che si aggiungono ai due suicidi avvenuti nei mesi precedenti”. Una situazione, quella del carcere torinese,”critica”, che i garanti denunciano da tempo segnalando, tra l’altro,, si evidenzia in una nota, “il numero troppo elevato di circuiti penitenziari, il degrado strutturale, la carenza di personale e la inadeguatezza delle due camere di pernottamento destinati al monitoraggio delle donne detenute con patologie comportamentali gravi e monitorate prevalentemente dalle agenti della sezione femminile”.

Sappe: Nordio attivi tavolo permanente sulle carceri

“Invito il ministro Carlo Nordio ad attivare, da subito, un tavolo permanente sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la polizia penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale. La seconda detenuta che ieri sera si è tolta la vita, per esempio, era arrivata a Torino da Pontedecimo anche perché aveva aggredito il personale per due volte. Una di queste azioni a seguito di sventato suicidio da parte della polizia penitenziaria”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, a margine della visita del Guardasigilli oggi al carcere di Torino.

Osapp: ‘La visione di Nordio è lontana dalla realtà’

“Sembra del tutto inutile affermare quanto sia apparsa lontana dalla realtà oggi a Torino la visione del ministro Nordio sulla realtà penitenziaria e, di conseguenza, quanto la linea del governo in termini di necessaria riorganizzazione del sistema, difetti di qualsiasi ipotesi di intervento”. E’ quanto afferma Leo Beneduci, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Osapp. “Tralasciamo – prosegue – di considerare la proposta dell’uso delle caserme dismesse, che per chissà per quale sorta di intervento divino potrebbero funzionare senza personale e senza adeguata formazione degli eventuali addetti”. “Da ex magistrato – osserva Beneduci – Nordio sembrerebbe guardare solo alle aule di giustizia, perché quello che accade dopo il processo non risulterebbe toccarlo. Né tantomeno il Guardasigilli risulta tener conto che quanto accade dopo la condanna, ovvero l’andamento del carcere, in Italia è quasi sempre propedeutico a nuovi reati e nuovi processi al pari di un serpente che non cessa mai di mordersi la coda. Se l’attuale realtà penitenziaria è connotata da risse, aggressioni, tossicodipendenze e malattie mentali, oltre alla costante morsa della criminalità organizzata, le conseguenze non possono che essere come le ultime”. “Assai vago e ininfluente rispetto a una riforma ogni giorno più irrinunciabile o a possibili prospettive di miglioramento – aggiunge il segretario Osapp – è l’accenno alla polizia penitenziaria, la quale, praticamente abbandonata a se stessa, continua a mandare avanti il baraccone con il 20% di organico in meno e il 30% di detenuti in più, auspicando che non debbano essere ulteriori decessi e feriti nelle carceri a risvegliare la politica dal trentennale torpore”.

Torino propone il manifesto dei giovani detenuti

Sperimentare un nuovo modello di detenzione rivolto ai giovani adulti della dimora circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, che prenda in considerazione tutti gli aspetti dal momento dell’ingresso a quello del reinserimento nella società. E’ quanto proposto nel ‘Manifesto dei giovani adulti detenuti’ presentato nelle scorse settimane dalla Città al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e riproposto oggi in occasione della visita la carcere torinese. Un progetto pilota a livello nazionale per migliorare le condizioni di vita della gente detenuta fra i 18 e i 25 anni, che suggerisce, ad esempio, la costituzione di un’equipe multiprofessionale, con personale anche di enti esterni, che, fin dal momento del primo ingresso, si occupi della realizzazione di progettualità che coinvolgano in prima persona i detenuti giovani. Si sollecita, inoltre, la formazione e il coinvolgimento degli agenti penitenziari e si mette l’accento sulla necessità del mantenimento di relazioni con l’esterno, anche attraverso l’utilizzo di dispositivi tecnologici. Numerose le proposte in tema di formazione e lavoro, cultura e sport, compresa la presenza di un medico di medicina sportiva, senza dimenticare la spiritualità, con la creazione di un comitato interfedi. Aspetto centrale è poi quello della salute, fisica e mentale, con la programmazione di check up regolari o la predisposizione di ‘gruppi terapeutici’ e il monitoraggio dei comportamenti a rischio. Quanto alla fase di uscita dall’istituto, si evidenzia la necessità di reperire spazi abitativi, anche con il coinvolgimento del privato sociale e del co-housing. Un piano che ipotizza la sperimentazione per un anno e i cui costi sono stimati in 492 mila euro.

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www.ansa.it è stato pubblicato il 2023-08-12 18:47:33 da


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