La Norvegia rimane un attore competitivo nella produzione degli idrocarburi offshore, ma il futuro è legato ad alcune varianti che devono essere valutate attentamente. È quanto emerge dal rapporto sullo stato e sulle prospettive legate allo sfruttamento dei giacimenti offshore di oil&gas presentato dal Norwegian Offshore Directorate (NOD) in concomitanza con la fiera Offshore Northern Seas.
La produzione norvegese è diretta quasi interamente verso l’Unione Europea e il Regno Unito: il 30% di tutto il gas consumato nell’UE e in Gran Bretagna proviene infatti dai pozzi di Oslo. Ciò riduce il costo che i Paesi europei dovrebbero sostenere sui mercati internazionali e, allo stesso tempo, permette all’UE di rivolgersi a un player tra i più virtuosi in termini di emissioni inquinanti nel processo di estrazione.
Secondo il rapporto, la produzione di idrocarburi dovrebbe raggiungere 243 milioni di metri cubi standard equivalenti di petrolio nel 2025, per poi calare a partire dal 2027-2028 con il progressivo esaurimento dei pozzi. In quale misura si esauriranno i giacimenti? Secondo l’agenzia governativa NOD, se le attività estrattive rimarranno concentrate unicamente nelle aree già mature nel Mare del Nord e in quello di Norvegia e le prospezioni nel Mar di Barents dovessero dare esiti negativi, l’industria oil&gas offshore norvegese non sarà più produttiva a partire dal 2050. Se però saranno effettuati forti investimenti e le nuove tecnologie permetteranno lo sfruttamento dei giacimenti del Mar di Barents e un migliore sfruttamento delle aree più mature, la produzione potrebbe mantenersi su livelli elevati ancora per una decina di anni.
In questo contesto, diventa strategico il successo delle esplorazioni nel Mar di Barents. Lo sfruttamento di eventuali giacimenti potrebbe infatti offrire nuove opportunità all’industria estrattiva norvegese. Il livello di produzione è legato anche all’implementazione di soluzioni tecnologiche e metodi estrattivi per scoprire e aumentare la produttività di nuovi pozzi e dalla variabile legata all’andamento dei costi energetici derivanti dall’attività estrattiva.
Nuove scoperte di gas al vaglio
Nel corso degli ultimi mesi, il Norwegian Offshore Directorate ha annunciato la scoperta di gas nei primi due pozzi perforati nella licenza di produzione 1170, assegnata nel Mare di Barents, a circa 300 chilometri dalla costa settentrionale della Norvegia. Secondo le stime preliminari, i pozzi contengono riserve comprese fino a 4,7 milioni di barili di petrolio equivalente per il primo pozzo perforato e fino a 4,4 milioni per il secondo.
I titolari delle licenze – le società norvegesi di maggioranza statale Equinor ASA (35%) e Petoro AS (20%), Aker BP (35%) e INPEX Idemitsu Norge AS (10%) – stanno valutando l’entità dei nuovi bacini insieme ad altre scoperte e prospettive nella zona, in vista di un potenziale sviluppo.
I pozzi, entrambi perforati dalla piattaforma Scarabeo 8 della Saipem Spa, si trovano nel complesso di faglie Hoop, nelle stesse vicinanze dei pozzi Wisting e Hanssen, nonché vicino alle scoperte di Gemini Nord, di Mercury, di Sputnik, di Intrepid Eagle e di Atlantis.
Leggi tutto l’articolo Norvegia, quali prospettive per la produzione offshore degli idrocarburi? – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
www.esteri.it è stato pubblicato il 2024-10-30 12:57:44 da Assistenza tecnica
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