Nota la sua bici rubata online con tanto di foto del venditore: così la banda di foggiani è stata incastrata



“Ma quella è una delle bici che mi hanno rubato”. La vittima sobbalzò il 16 marzo 2023 nel vedere su un sito l’inserzione di vendita per 1500 euro di una bicicletta che faceva parte della refurtiva sottratta due giorni prima nella sua azienda di Bonefro, in provincia di Campobasso; l’annuncio di vendita era postato da Michele Di Canio con tanto di foto del venditore. Fu questo lo spunto investigativo da cui prese mosse l’indagine “Champagne” su una banda di ladri a conduzione familiare, condotta dai carabinieri di Larino coordinata dalla locale Procura e sfociata nel blitz di 72 ore fa con l’arresto di 6 foggiani su ordinanze cautelari firmate dal gip del Tribunale di Larino Rosaria Vecchi. Carcere per Gaetano Di Canio, 55 anni e il nipote Fabio Di Canio di 31 anni. Arresti domiciliari per Michele Di Canio, 30 anni (quello dell’inserzione per la vendita della bici), figlio di Gaetano; Luigi Di Canio, 41 anni fratello di Fabio; Tommaso Di Canio, 31 anni, tutti residenti nel capoluogo dauno; e Antonio Della Pace, 31 anni, foggiano residente a Montesilvano, in provincia di Pescara, cognato di Fabio e Luigi Di Canio. I presunti ladri sapevano dell’indagine in corso per essere stati interrogati nei giorni scorsi dal gip, come prevede la legge 114 in vigore dal 9 agosto scorso, quando si erano avvalsi della facoltà di non rispondere.

Gli indagati sono accusati a vario titolo di far parte di associazione per delinquere; di 10 furti di merce varia tra champagne (da qui il nome del blitz), fitofarmaci, prodotti per l’agricoltura, biciclette, box e piatti doccia, finestre per lucernari, alcolici, bevande, dolciumi, salumi, formaggi, escavatori e autocarri per un bottino complessivo di 700mila euro, messi a segno di notte tra il 6 marzo 2023 e il 20 febbraio 2024 in Molise e Abruzzo in 10 aziende, depositi, cantieri edili di Larino, Bonefro, Ururi, Santa Croce di Magliano, Guglionesi (tutti paesi in provincia di Campobasso), Castel Frentano nel Chietino e Cappelle sul Tavo vicino Pescara; di 1 tentato furto in una coop agricola di Guglionesi il 26 febbraio scorso, sventato da dipendenti e guardie giurate; e di resistenza a pubblico ufficiale perché poche ore dopo il fallito colpo nella coop i carabinieri vicino Larino intercettarono una “Fiat Bravo” su cui viaggiavano 4 indagati e che non si fermò all’alt: ne scaturì un inseguimento protrattosi per 4 chilometri, con i foggiani che abbandonarono il mezzo e scapparono a piedi: in quella circostanza fu fermato Tommaso Di Canio, e nell’auto vennero sequestrati arnesi da scasso quali piede di porco, tronchese, tenaglia, un set di chiavi a brugola, oltre a walkie-talkie, passamontagna, torcia. L’accusa poggia su intercettazioni, video, analisi tabulati telefonici.

Gaetano Di Canio è ritenuto il capo dell’associazione per delinquere quale “punto di riferimento per gli altri membri a cui si rivolgevano quale figura apicale; lui decideva dove colpire e i vari ruoli, talvolta partecipando direttamente ai furti”. A Fabio Di Canio si contesta di essere “il braccio operativo del sodalizio; in assenza dello zio Gaetano Di Canio era lui a impartire gli ordini, dando indicazioni su orari di partenza, mezzi da usare durante i sopralluoghi”. Il fratello Luigi Di Canio e con lui Michele Di Canio e Tommaso Di Canio sono considerati gli esecutori materiali dei colpi; mentre Della Pace, commerciante d’auto imparentato con Luigi e Fabio Di Canio, “si occupava di cercare macchine per realizzare i reati”; inoltre in occasione del furto del 22 gennaio scorso in una ditta di Cappelle sul Tavo dove furono rubate alcolici, dolciumi e un autocarro per un bottino complessivo di 100mila euro, Della Pace avrebbe agito da basista della banda.

“Gli indagati generalmente non parlavano esplicitamente per telefono” sostiene l’accusa “e per lo più si chiamavano per darsi appuntamento o per sollecitare l’arrivo. Nelle fasi esecutive dei furti non utilizzavano mai i telefoni; Gaetano Di Canio era solito spegnerlo. Quando erano costretti a scappare a piedi lasciando la refurtiva, utilizzavano i cellulari per comunicare o per contattare familiari e darsi alla fuga”. Come successe il 20 febbraio scorso quando i carabinieri erano già sulle tracce dei sospettati e intercettarono Fabio Di Canio dire: “nascondetevi da qualche parte che poi vi chiamo io, vi mando la posizione”. Secondo l’accusa quando la banda era al… lavoro utilizzava walkie-talkie per comunicare, soprattutto il palo e i complici che viaggiavano con gli autocarri rubati carichi della merce sottratta.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-10 12:53:48 da


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