Notte da incubo in carcere a Foggia: detenuti sfondano cancelli e tentano rivolta, sedata dalla polizia penitenziaria



FOGGIA – Sabato sera da incubo nel carcere di Foggia, come riporta in una nota il Sappe, sindacato di polizia penitenziaria. Ore di violenza e prepotenza da parte dei detenuti che approfittando dello scarso numero di agenti presenti hanno tentato una rivolta e anche di scappare dai reparti detentivi, gravemente sovraffollati (circa 700 persone sui 360 posti disponibili, e cento poliziotti in meno rispetto a quelli necessari).

Intorno alle 22 un infermiere ha chiesto aiuto, ma alcuni detenuti hanno lanciato il letto in ferro contro il cancello della stanza, riuscendo a scardinarlo e a uscire in corridoio. A questo punto tutti i detenuti del reparto hanno iniziato a sbattere violentemente le pentole contro le inferriate delle stanze provocando un caos indescrivibile.

Un poliziotto in servizio mentre lanciava l’allarme è riuscito a chiudere il cancello di sbarramento dell’ingresso nel reparto. I detenuti hanno tentato di sfondarlo con un carrello in acciaio utilizzato per il trasporto di vivande, usandolo come ariete. E anche questo cancello è stato scardinato e sono riusciti ad arrivare quasi fino all’uscita. Per fortuna che anche questo cancello era stato tempestivamente chiuso: è scattata la rivolta, ma l’ordine è stato presto ripristinato.

Alcune stanze sono state rese inutilizzabili per la rottura dei cancelli. Il Sappe invita come sempre il governo a prendere dei provvedimenti.

«Dopo la notte di eccezionale violenza dei detenuti nel carcere di Foggia, che si conferma uno dei più critici del nostro Paese, cosa dobbiamo aspettarci ancora? Forse il morto tra il personale penitenziario?». Sono gli interrogativi del segretario generale del S.PP. (sindacato polizia penitenziaria ) Aldo Di Giacomo ricordando che «tra rivolte e violenze contro il personale di polizia penitenziaria in nove mesi ci sono già stati oltre 2mila agenti aggrediti, di cui più di 600 finiti in ospedale, con le carceri campane al primo posto, per pericolosità del lavoro del personale tutto, seguite da quelle lombarde, laziali e subito dopo quelle pugliesi».

«Siamo fortemente preoccupati perché – aggiunge – lo scontro in atto tra governo e magistrati sulla vicenda del centro di accoglienza immigrati in Albania rischia di allontanare ancora di più l’attenzione sull’emergenza carcere facendo passare in secondo piano vicende come questa di Foggia e con essa il grave sottodimensionamento degli organici e l’inadeguatezza di azioni e strumenti di salvaguardia dell’incolumità personale dei servitori dello Stato che ha abbandonato tutto il personale penitenziario al proprio destino». «Una situazione che ci allarma tanto più in assenza di provvedimenti adeguati di intervento. Anzi – aggiunge Di Giacomo – quelli assunti, in tutta fretta, vanno proprio nella direzione contraria a quella che come sindacato di polizia penitenziaria abbiamo indicato da tempo. In pratica: una «provocazione». Quando scapperà il morto tra gli agenti sarà troppo tardi per intervenire. Quello che continua a mancare – evidenzia Di Giacomo – è uno straccio d’idea di riforme, vale a dire un piano complessivo di intervento per affrontare in maniera organica i problemi cronici di sovraffollamento, carenza organici, suicidi e morti per altre cause di detenuti, oltre che aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, diffusione di telefonini».


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-20 12:13:01 da Redazione online


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