L’AQUILA – “Un incontro che si è risolto con un nulla di fatto dopo innumerevoli promesse quello di oggi nella commissione Vigilanza della Regione, convocata per affrontare l’ormai sempre più concreto rischio di chiusura dei nuclei di cure primarie dell’Aquila, ossia gli studi medici associati che costituiscono dei veri e propri presìdi medici nel territorio, aperti 12 ore al giorno garantendo assistenza medica, infermieristica e di segreteria. Da parte della Asl c’è stata una chiusura totale e una retromarcia che sinora ci era stato garantito in diverse sedi non sarebbe mai avvenuta”.
Con queste parole il segretario provinciale della Fimmg – la federazione dei medici di medicina generale – Vito Albano commenta l’esito della riunione avvenuta questa mattina nel corso della commissione regionale di Vigilanza, alla quale hanno partecipato, oltre ad Albano, anche il segretario provinciale del sindacato dei medici italiani (Smi) Guido Iapadre, il segretario provinciale del sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami) Raffaele Giorgi, il direttore sanitario della Asl aquilana Alfonso Mascitelli, l’assessora regionale alla Sanità Nicoletta Verì, il direttore regionale del dipartimento regionale della Sanità Claudio D’Amario oltre al consigliere regionale del Partito democratico Pierpaolo Pietrucci.
“Parole vuote evidentemente – rimarca -, perché invece questa mattina ci è stato ribadito che i nuclei per le cure primarie, fondamentali soprattutto in una provincia così vasta e composta da borghi e paesi come l’Aquilano (soltanto nella città dell’Aquila vengono assistite 40mila persone) verranno mantenuti al minimo delle loro possibilità, non essendoci risorse economiche da investire per potenziarli e impedire che chiudano. Sono a rischio tanti posti di lavoro e, soprattutto, migliaia di cittadini e cittadine della provincia dell’Aquila non potranno più usufruire di una modalità di assistenza organizzata e in gruppo e 12 ore al giorno,laddove non ci sono medici di medicina generale, sempre più introvabili. Da mesi la dirigenza della Asl 1 promette il reintegro dei medici andati in pensione, promesse che sono state puntualmente disattese.
“La Asl continua a sostenere di non avere fondi e di non poter contare sulla capienza del capitolo di bilancio: ci chiediamo come mai nei mesi scorsi ci sia stato garantito il contrario? E che fine hanno fatto i bilanci chiesti ormai quasi un anno fa, nel dicembre del 2022? D’altra parte – osserva Albano – già l’estate scorsa avevamo denunciato che questo sarebbe stato l’epilogo: la dimostrazione che non c’è alcuna volontà di risolvere il problema dei nuclei di cure primarie, come invece la Asl1 affermava nella sua nota diramata dopo l’incontro con le parti sociali il 20 giugno, c’è il fatto che nella sezione dedicata alla medicina territoriale del ‘Piano strategico aziendale’ c’è scritto, sotto la voce ‘Eventuali risorse aggiuntive sul bilancio 2023/2025’, che la Asl ‘condurrà un’accurata azione di contenimento dei costi derivanti dalle forme associative specie in tema di sostituzioni nei nuclei per le cure primarie dei medici cessati’. Noi medici invece, continuiamo a dire con forza e senza indugio che la Asl può attingere al fondo complementare. Ma non lo fa, adducendo motivi pretestuosi e in questo modo rendendo incapiente l’altro capitolo, limitandosi alla gestione corrente, invece di usare i fondi integrativi regionali specifici. Ci avevano garantito – per giunta davanti al capo di gabinetto della prefettura – che sarebbero stati investiti dei fondi della sopravvenienza attiva, invece mai utilizzati per i nuclei di cure primarie. Abbiamo firmato, poi, a settembre, un accordo in cui abbiamo specificato per la riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso tramite un’attività specifica dei nuclei di cure primarie. Il direttore Romano ci assicurò che questo avrebbe fornito una giustificazione per il reintegro dei nuclei per le cure primarie. Anche questa un’altra promessa disattesa”.
“Registriamo un atteggiamento di chiusura totale nei confronti delle associazioni mediche che comporterà uno smantellamento di attività che hanno 15 anni di esperienza, che hanno portato enormi benefici non soltanto ai pazienti, ma anche all’intero sistema di assistenza e cura della provincia dell’Aquila, alle soglie, tra l’altro, della creazione delle case di comunità mentre, al contrario, questi gruppi associati e organizzati potrebbero costituire, senza alcuna spesa aggiuntiva, un riferimento, come strutture spoke per le case di comunità. Non capiamo il perché di questa politica assurda e di questa chiusura, mentre, al contrario, le altre aziende sanitarie regionali hanno mantenuto in piedi l’organico completo dei nuclei per le cure primarie, permettendo il subentro dei medici in quiescenza. Noi riteniamo di aver subito un abuso da parte della azienda sanitaria e pertanto siamo passati a vie legali, dato che anche l’incontro di questa mattina in commissione Vigilanza non ha prodotto alcuna apertura da parte della Asl. Sfumata anche quest’ultima occasione”, conclude.
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