L’AQUILA – La nuova rete ospedaliera dalla teoria alla pratica: sono in arrivo finalmente i Piani aziendali delle quattro Asl abruzzesi, che rappresentano il passaggio fondamentale per riorganizzare e riformare profondamente il ruolo e le specializzazioni dei vari nosocomi, dei loro servizi e prestazioni.
L’applicazione puntuale, insomma, di quanto è stato stabilito nell’epocale Piano regionale approvato a dicembre 2023, e che rappresenta una delle grandi sfide e dei cavalli di battaglia in compagna elettorale della maggioranza di centrodestra di Marco Marsilio, di Fdi, confermata per un secondo storico mandato a marzo dell’anno scorso.
A mettere a punto la nuova rete ospedaliera è stata in primis l’Agenzia sanitaria regionale (Asr), di cui è direttore generale Pierluigi Cosenza, medico aquilano, e che ha poi intrattenuto assieme all’assessorato alla Salute, di cui è direttore da ottobre, Emanuela Grimaldi, numerosi incontri tecnici con i quattro quattro manager Ferdinando Romano per la Asl provinciale dell’Aquila, rinnovato a giugno per un altro anno, Vero Michitelli per l’Asl di Pescara, nominato ad agosto 2023, Maurizio di Giosia per la Asl di Teramo e Thomas Shael per la Asl provinciale di Chieti, confermati un secondo mandato ad agosto 2023, tenuto conto però che Schael a breve andrà via per ricoprire il nuovo incarico di commissario della Città della salute di Torino.
Successivo passaggio sarà l’approvazione dei quattro piani aziendali da parte del dipartimento e poi della Giunta regionale.
La nuova rete, va sottolineato, almeno nelle previsioni, determinerà oltre che maggiore efficienza, anche una riduzione dei costi di un comparto, quello della sanità, che cuberà in tre anni, come è scritto nel bilancio di previsione appena approvato, oltre 9 miliardi di costo, sui 15 miliardi dell’intero bilancio regionale, e che è gravato da un pesante deficit, che ha imposto draconiani piani di rientro con risparmi per oltre 70 milioni di euro, da parte delle quattro Asl, di cui si attendono i risultati.
La nuova rete, lo ricordiamo, prevede quattro ospedali, quelli di L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo, ovvero le città capoluogo, con funzioni hub per le reti tempo dipendenti, ovvero la rete stroke, politrauma e trauma maggiore, rete emergenze cardiologiche estese.
E’ stato cioè introdotto, e accettato dal governo, la soluzione di ospedali con funzioni hub per le reti tempo dipendenti di secondo livello, con Pescara e L’Aquila specializzate per l’ictus, ovvero per la rete stroke, e sia per i traumi maggiori e traumi minori. Gli ospedali di Teramo e Chieti punti di riferimento per le emergenze cardiologiche. I quattro ospedali provinciali manterranno così tutte le funzioni di base, vicine ai bacini di utenza, poi ciascuno dei quattro ospedali avrà una vocazione specifica esclusiva e strategica per quello che riguarda le citate urgenze tempo-dipendenti.
Ci si è dunque discostati dal decreto ministeriale 70, la famigerata legge Lorenzin del 2017, che fissava criteri secondo i quali in Abruzzo va anche individuato uno o più presidi ospedalieri di secondo livello, super nosocomi con tutte le specialistiche, ma con un bacino di utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti.
Requisiti che solo l’ospedale di Pescara potrebbe ambire ad ottenere, ipotesi vista con il fumo negli occhi dagli altri capoluoghi.
Il piano prevede di decidere la localizzazione dell’ospedale di secondo livello entro 36 mesi, ma l’obiettivo è quello di attendere la modifica a livello nazionale della legge Lorenzin, evidenziando che impone criteri che non si addicono a regioni montane e con la cittadinanza dispersa in tanti comuni come l’Abruzzo. E non è un caso che nel Documento di economia e finanza regionale ( Defr), il piano strategico per i prossimi tre anni, approvato nella sessione di bilancio del 28 dicembre, di ospedale di secondo livello non si fa alcuna menzione, come del resto non compare nemmeno la Asl unica regionale, che Marsilio aveva invece indicato come uno degli obiettivi del suo secondo mandato.
Il piano prevede poi quattro ospedali di primo livello, che sono Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto. E ancora sei ospedali di base, a Ortona, Popoli, Penne, Atri, Giulianova e Sant’Omero, due presidi di area disagiata, sedi di pronto soccorso, a Castel di Sangro e Atessa. Nel piano viene fatto salvo anche il Punto nascite di Sulmona, che era a rischio chiusura.
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abruzzoweb.it è stato pubblicato il 2025-01-09 12:34:11 da Filippo Tronca
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