Papa Leone XIV ha lanciato un nuovo appello per la pace e il dialogo tra le parti nei tanti conflitti che affliggono il mondo. Al Regina Coeli, per la prima volta recitato dalla finestra del Palazzo apostolico, Prevost ha detto: “La nostra preghiera abbraccia tutti i popoli che soffrono a causa della guerra” e “invochiamo coraggio e perseveranza per quanti sono impegnati nel dialogo e nella ricerca sincera della pace”.
Dopo il gelo di Mosca sull’offerta del Vaticano di ospitare e facilitare eventuali negoziati tra Russia e Ucraina, il Pontefice ribadisce la richiesta di guardare alla gente che soffre a causa delle bombe. Poi nel pomeriggio, in un lungo giro nella Capitale, il Papa si è insediato come vescovo di Roma e ha abbracciato la città. “Oggi per voi e con voi sono romano”, ha detto al sindaco Roberto Gualtieri.
Riprendendo una antica tradizione dei pontefici, Papa Leone XIV, prima di prendere possesso della Cattedra Romana, a San Giovanni in Laterano, si è fermato ai piedi della scalinata del Campidoglio dove ha scambiato il saluto con il primo cittadino.
L’ultimo Papa a compiere questo gesto era stato Giovanni Paolo I nel 1978. Ed è proprio Luciani che Papa Prevost cita quando dice: “Vi esprimo tutto il mio affetto, con il desiderio di condividere con voi, nel cammino comune, gioie e dolori, fatiche e aspirazioni. Anch’io vi offro ‘quel poco che ho e che sono’, e lo affido all’intercessione dei Santi Pietro e Paolo e di tanti altri fratelli e sorelle la cui santità ha illuminato la storia di questa Chiesa e le vie di questa città”.
Papa Leone è dunque entrato nella sua diocesi in punta di piedi, con quello stile misurato e quasi timido che lo ha caratterizzato in questi primi giorni di Pontificato. Parla più volte di collaborazione, chiede di “camminare insieme” e di essere aiutato in questo compito di vescovo di Roma. Conosce bene la città nella quale vive da due anni. Sa che è “una realtà molto complessa” nella quale la diocesi porta avanti “progetti coraggiosi”. Ma ai pellegrini, che in questi mesi sono arrivati per il Giubileo, appare “come una grande casa aperta e accogliente”, dice nell’omelia della messa a San Giovanni dove ha compiuto il gesto simbolico della presa di possesso della Cattedra. Per il Papa che arriva dalle Americhe la città eterna non si deve distinguere solo per la sua bellezza e la sua storia ma soprattutto “per quei valori di umanità e civiltà che attingono dal Vangelo la loro linfa vitale”.
Il sindaco Gualtieri – al quale il Papa dice che sono ora “collaboratori”, ciascuno per le sue competenze, nella costruzione del bene comune – ricorda a Prevost che “la pace è la più forte vocazione universale di Roma”. “Il legame spirituale – ha aggiunto Gualtieri – tra la missione episcopale romana e la prospettiva universale del cristianesimo ha nutrito nei secoli questa città, generando cultura, civiltà, relazioni.
Ha arricchito Roma di bellezza, di valori etici e, anche, di comuni responsabilità”. Una responsabilità “di pace, anzitutto”.
Quella stessa pace che è stata al centro delle parole di Leone fin dal primo momento e per questo “un’onda gioiosa di speranza ha attraversato l’intera città e toccato il cuore di ciascuno di noi”, ha ricordato il primo cittadino.
La giornata del Papa si è conclusa con la visita all’altra basilica romana, quella di Santa Maria Maggiore. Una preghiera davanti all’icona della Salus Populi Romani, tanto cara ai cittadini della capitale ma anche a Papa Francesco che ha scelto per questo di essere sepolto qui. E Leone chiude la lunga giornata proprio con l’omaggio alla tomba del suo predecessore.
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