I romani di oggi li ignorano, non sanno perché sono lì, cosa simboleggino. Vennero portati a Roma come trofeo di guerra ed eretti nelle piazze come simbolo di potere. Ce ne sono in città più di quelli che restano in Egitto. Ma molti sono copie, rifacimenti, imitazioni di quelli egiziani. Vi sveliamo tutti i segreti degli obelischi romani.
Partiamo dal nome, che significa obelisco?
Quando sei a cena con gli amici in Abruzzo o in vacanza in Grecia e addenti quei gustosi pezzettini di carne arrostiti sugli spiedini, che vengono chiamati arrosticini o souvlaki o shish kebab in Turchia, stai comunque mangiando degli obelischi. Il termine deriva dal greco obelos, ovvero spiedo o struttura a punta. L’obelisco dunque prende il nome dallo spiedo. Niente a che vedere con il personaggio dei fumetti Obelix.
In effetti è una lancia appuntita solo che nel caso del monumento non è affilata come una spada ma è un monolite di granito, alto e stretto, celebrativo del Dio del sole Ra. Si diceva che fosse un raggio di sole pietrificato e che il dio vivesse nella sua struttura.
Le tecniche di scavo sono note grazie all’obelisco incompiuto di Assuan, nella regione omonima. Una cava, la più a nord, oggi è un museo all’aperto, conserva il famoso enorme obelisco incompiuto. Scavato parzialmente nella roccia, ma con la faccia inferiore ancora attaccata al suolo. Quando si ruppe, furono effettuati senza successo tentativi per ricavarne obelischi più piccoli. Sono stati lasciati dei segni che hanno permesso di capire la tecnica estrattiva utilizzata. Lo scavo era effettuato nel granito direttamente sulla superficie della pietra al suolo, tagliando i quattro lati. Si sa che gli strumenti utilizzati per scavare il granito erano piccole palle di diorite.
Gli obelischi fatti di roccia più morbida, come l’arenaria, erano scavati con scalpelli di legno. Una volta tagliati i lati, la pietra veniva staccata dal suolo. Venivano fatte una serie di perforazioni, con gli arnesi di diorite. Questi buchi venivano riempiti di legno, poi saturato d’acqua. I piccoli pezzi di legno, espandendosi grazie all’umidità, rompevano la roccia presente tra i vari buchi, separando quindi l’obelisco dal suolo.
La stessa tecnica usata fino a poco tempo fa nelle cave di marmo per staccare i blocchi dalle pareti. Ora si usa una lama in acciaio che scorre lungo un solco con sabbia mista ad acqua e, per abrasione, taglia la pietra.
Sono 29 gli obelischi dell’antico Egitto sparsi per il mondo
Di obelischi dell’Antico Egitto se ne contano 29 sparsi per il mondo. Di questi la maggior parte sarebbero in Italia e a Roma ce ne sono 13, tra originali e copie, compreso quello della Città del Vaticano, più molte altre imitazioni moderne anche in cemento armato. Gli antichi romani ne erano talmente infatuati che ci sono più obelischi a Roma che in Egitto, ma non bastarono loro, ne costruirono altri a imitazione di quelli egizi e li innalzarono in altrettante piazze della città.
Uno storico, Cesare D’Onofrio, ci ha scritto un saggio: Gli obelischi di Roma, nel 1967. Dal quale si possono trarre molte curiosità e informazioni sui tanti obelischi a Roma e nel mondo. Tuttavia non tutti gli obelischi egizi vennero portati a Roma. Erode il Grande, per imitare i romani, ne portò uno a Cesarea, nella odierna Palestina settentrionale, 50 km a nord di Tel Aviv, che gli archeologi trovarono e rimisero al suo posto.
Gli obelischi di Roma, sono qui da oltre 2050 anni
Questi monumenti furono trasportati nella capitale dell’Impero Romano a partire dall’epoca di Augusto, sotto il cui dominio era stato conquistato l’Egitto, dopo la battaglia di Azio del 31 a.C. In alcuni casi, con il medesimo granito utilizzato dagli Egizi furono realizzati obelischi direttamente in epoca romana: il monolite restava privo di iscrizioni, oppure vi venivano copiati, con errori e fraintendimenti, i geroglifici dai modelli dell’epoca faraonica.
Oggi appaiono come anonimi blocchi di granito, come birilli al centro di una piazza. Sono lì da secoli e a molti sembra non facciano nessun effetto. Eppure vengono da un regno e una civiltà molto importante, e portarli fino a Roma nelle epoche passate non deve essere stato un gioco da ragazzi. Fu papa Sisto V a posizionarli così come li vediamo oggi, nel tentativo di dare un assetto urbanistico e una visione della città, con dei punti di riferimento ben evidenti.
Gli obelischi, le loro misure, le loro vicende tumultuose
Quando passeggiate per Roma, soffermatevi davanti a ciascun obelisco per rammentare la storia millenaria che lo contraddistingue. Quanti fatti, uomini, epoche ha attraversato, quante traversie ha subito.
L’Obelisco del Quirinale fa parte della Fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale ed è alto 14,63 metri. Gemello dell’Obelisco dell’Esquilino, fu ritrovato alle fondamenta dell’Ospedale di San Rocco a Ripetta, durante la demolizione dell’antico fabbricato, che poi venne ricostruito tra il 1772 e il 1776. L’obelisco fu eretto nella piazza nel 1786, per volere del papa Pio VI.
L’Obelisco Sallustiano, lo vedete a Piazza Trinità dei Monti, è alto 13,91 metri, fu realizzato in epoca romana, copiando geroglifici dei faraoni Seti I e Rames II. Decorava gli Horti Sallustiani. Donato nel 1783 al papa Clemente XII dalla famiglia Ludovisi, fu poi eretto davanti alla Chiesa della Trinità dei Monti, in cima alla scalinata che sale da piazza di Spagna nel 1789.
L’Obelisco Esquilino, alto 14,75 metri, fu realizzato ai tempi di Domiziano ad imitazione degli obelischi egiziani e collocato con quello del Quirinale all’ingresso del Mausoleo di Augusto. Venne ritrovato qui nel 1527 ed eretto sempre per ordine di papa Sisto V di fronte all’abside di Santa Maria Maggiore. Ponendosi al centro dell’incrocio tra via del Quirinale e via delle Quattro Fontane, è possibile vedere contemporaneamente i tre obelischi: Quirinale, Sallustiano, Esquilino. Non so se può essere una rarità interessante ma è l’unico caso al mondo in cui sia possibile una vista di tre obelischi in contemporanea da una unica postazione.
Ci sono più obelischi a Roma che in Egitto
L’Obelisco del Pincio che fa bella mostra di sé nel Viale dell’Obelisco al Pincio, alto 9,24 metri, venne realizzato con pietre intagliate in Egitto, all’epoca dell’Imperatore Adriano, in onore di Antinoo (il giovane amante greco) e collocato inizialmente in Egitto. Eliogabalo lo fece spostare a Roma, per adornare la spina del Circo Variano nella sua residenza suburbana. Rinvenuto nel XVI secolo, fuori Porta Maggiore, in tre pezzi, solo nel 1822 fu riassemblato e innalzato nei giardini del Pincio per volere di papa Pio VII. Nei geroglifici si glorifica Antinoo come fosse una divinità. Per fortuna i cristiani non sapevano leggere i geroglifici e la stele non subì la sorte di altri monumenti pagani.
L’Obelisco Agonale è alto 16,53 metri e si trova in Piazza Navona. Collocato sulla Fontana dei 4 Fiumi da Lorenzo Bernini. Era stato realizzato all’epoca dell’imperatore Domiziano su imitazione dei modelli egiziani, copiandone i geroglifici. Nel 311 Massenzio lo fece spostare da Albano nel circo della villa che aveva sulla via Appia Antica. Poi fu papa Innocenzo X che nel 1651 lo fece recuperare e posizionare al centro della fontana dei fiumi in piazza Navona.
L’Obelisco di Dogali è collocato nei giardini presso viale delle Terme di Diocleziano, arrivò a Roma con l’Obelisco del Pantheon e quello della Minerva, proveniente da Eliopoli. Fu rinvenuto nel 1833 e venne rialzato nel 1887 dall’architetto Francesco Azzurri, romano, davanti alla Stazione Termini, per commemorare i caduti della battaglia di Dogali, in Eritrea e in seguito fu spostato nei giardini presso via delle terme di Diocleziano.
L’elefantino che regge l’obelisco
L’Obelisco della Minerva (piazza della Minerva) di 5,47 metri, fu rinvenuto nel 1665 presso il convento annesso a Santa Maria sopra Minerva e rialzato davanti alla chiesa nel 1667 per volere di papa Alessandro VII, secondo un progetto di Gian Lorenzo Bernini, con un elefantino nel basamento.
L’Obelisco del Pantheon (piazza della Rotonda) fu realizzato all’epoca di Ramses II, alto appena 6,34 metri, e portato a Roma dall’Imperatore Domiziano, che lo collocò come decorazione dell’Iseo Campense (tempio dedicato alla divinità egiziana Iside) con l’Obelisco della Minerva e quello di Dogali. Ritrovato nel 1373, fu collocato davanti al Pantheon nel 1711 per volere di papa Clemente XI, sulla fontana di Giacomo della Porta.
In Piazza del Popolo c’è l’Obelisco Flaminio, sempre dedicato a Ramses II è alto 25,90 metri. Venne portato a Roma da Augusto nel 10 a.C. e collocato nella spina del Circo Massimo, dove venne ritrovato nel 1587 sempre da Domenico Fontana.
L’Obelisco Lateranense, vicino a San Giovanni in Laterano, è il più alto al mondo con i suoi 32,18 metri, e supera i 45 metri con il basamento. Venne realizzato all’epoca dei faraoni Tutmosis III e Tutmosis IV nel secolo XV a.C. e proviene dal tempio di Ammone a Karnak. Fu portato a Roma per volere dell’imperatore Costanzo II nel 357 ed eretto sulla spina del Circo Massimo, dove già si trovava l’Obelisco Flaminio. Venne ritrovato in tre pezzi nel 1587 ed eretto nel 1588, non di fronte al prospetto della basilica, ma in corrispondenza della Loggia delle benedizioni, punto finale del segmento viario costituito dalla via Merulana, aperta appunto da Sisto V, in continuità prospettica con la basilica di Santa Maria Maggiore.
Come sono stati eretti?
L’Obelisco di Villa Celimontana è dedicato a Ramses II ed è alto appena 2,68 metri. Fa parte delle antichità della famiglia Mattei, conservate nella Villa Celimontana al Celio. Questo obelisco è frammentario. Di originale c’è solo la metà superiore. Fu rialzato nei giardini nel 1820.
Le tecniche per sollevare questi mastodonti di pietra sono ormai note. Gli obelischi più grandi, come quelli di Thutmosis III, venivano sollevati da squadre di lavoratori, probabilmente operai o agricoltori. Le strutture venivano innalzate con spesse corde legate all’estremità dell’obelisco, da centinaia di braccia, facendo leva sulla base.
In Piazza Monte Citorio, davanti alla Camera dei deputati, c’è l’obelisco dedicato a Psammetico II, alto 21,79 metri, 30 con il basamento. Anche questo obelisco viene da Eliopoli e fu portato a Roma da Augusto nel 10 a.C. insieme all’Obelisco Flaminio. Prima era collocato in Campo Marzio poi, in seguito a un incendio, crollò e venne rialzato nel 1792 dov’è adesso per disposizione di papa Pio VI.
Infine nella piazza San Pietro c’è l’Obelisco Vaticano di 25,50 metri. Questo Obelisco viene da Eliopoli e venne portato a Roma, dal porto di Alessandria d’Egitto da Caligola nel 40 d.C. e collocato sulla spina del Circo di Nerone. È l’unico obelisco che non è mai caduto. Venne posto al centro della piazza il 10 settembre 1586, eretto dall’architetto Domenico Fontana, su commissione di papa Sisto V.
L’Obelisco di Axum venne restituito nel 2003 all’Etiopia
C’era anche un altro obelisco in piazza di Porta Capena, accanto alla sede FAO, l’Obelisco di Axum, scolpito nel IV secolo a.C. durante il regno axumita in Etiopia, che era stato sottratto nel 1937 a quel paese ed eretto a Roma. Finché nel 2003 venne restituito all’Etiopia e adesso è tornato a casa e si trova ad Axum.
Obelischi egiziani se ne trovano anche in altre città d’Italia.
A Urbino c’è uno dei dodici obelischi egizi originali presenti in Italia. Si trova in piazza del Rinascimento, di fronte al lato orientale del Palazzo Ducale e davanti alla Chiesa di San Domenico.
Gli obelischi egizi di Benevento sono due monumenti realizzati sotto l’Imperatore Domiziano per essere eretti, fra l’88 e l’89 d.C., ai due lati dell’ingresso del Nuovo Tempio di Iside.
Quello di Firenze è l’Obelisco di Villa Medici, che faceva parte della collezione Medici, conservata nella villa del Pincio e fu portato nel 1790 a Firenze. Nel XIX secolo ne fu realizzata una copia collocata nei giardini della villa in sostituzione dell’originale.
Le copie di quelli egizi
A Catania in piazza Duomo, c’è un obelisco montato sulle spalle dell’elefante che adorna la fontana omonima, opera di Giovanni Battista Vaccarini tra il 1735 3 il 1737. L’obelisco è una copia di quelli egizi, è alto 3,66 metri, in granito, senza iscrizioni in geroglifici. Sulla sommità dell’obelisco è stato montato un globo circondato da una corona di una foglia di palma e un ramo di gigli.
Altri obelischi furono realizzati in granito di Baveno a Roma, per la Villa Torlonia, sulla Nomentana nel 1842.
L’obelisco del Foro Italico è un blocco monolitico di marmo di Carrara e venne eretto dov’è adesso nel 1932, in pieno regime fascista. Venne dedicato a Mussolini e lo trasportarono fin lì dal Tevere, secondo le tecniche che gli Egizi usavano sul Nilo.
C’è poi un obelisco di 45 metri, senza punta, eretto all’EUR per i Giochi Olimpici del 1960, in cemento armato, con 92 pannelli scolpiti da Arturo Dazzi in marmo di Carrara e dedicato a Guglielmo Marconi. Venne inaugurato nel 1959, dopo aver rischiato la demolizione.
Infine in Piazzale Luigi Nervi si trova una scultura di Arnaldo Pomodoro, si chiama Obelisco Novecento ed ha la forma di un cono, tipo Torre di Babele. È stata inaugurata il 23 ottobre 2004 davanti al PalaLottomatica.
Altri Obelischi originali si trovano a Istanbul, Londra, New York, Parigi
Gli obelischi non si trovano solo a Roma. Ne venne trasportato uno a Costantinopoli dall’Imperatore Teodosio per metterlo nell’ippodromo, dove si trova ancora oggi. Diversi altri obelischi egizi sono stati trasportati ed eretti in tutto il mondo. Gli esempi più noti, al di fuori di quelli romani, sono la coppia degli Aghi di Cleopatra, uno a Londra (Victoria Embankment) e l’altro a New York, l’Obelisco di Thutmose III, in Central Park. Infine l’Obelisco di Luxor in Place de la Concorde a Parigi. Sempre a Londra si trova l’Obelisco di Amenhotep II nel Museo Orientale, all’Università di Durhan e l’Obelisco di Tolomeo IX a Wimborne Minster. Nel British Museum di Londra si conserva poi l’Obelisco nero di re Salmanassar III, del IX secolo a.C., risalente ai primordi della civiltà assira. Dal quale si deduce che non furono gli Egiziani a inventare questo tipo di monumento.
Non sono egiziani l’Obelisco di Monaco di Baviera e quello di Arles, che è romano, del IV secolo, collocato in Place de la République ad Arles.
www.romait.it è stato pubblicato il 2023-11-19 00:38:03 da Carlo Raspollini
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