Era il 4 marzo 2021, in occasione della Giornata mondiale dell’obesità, quando la Commissione Europea emanava una direttiva in cui l’obesità veniva ufficialmente dichiarata “malattia cronica recidivante”. Diversa, dunque, da quelle che sono le altre patologie annoverate tra i disturbi del comportamento alimentare (Dca).
In Emilia-Romagna, secondo i dati 2022-23 raccolti da Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità, il numero di persone in sovrappeso è pari al 31,8% della cittadinanza. L’11,1%, invece, è la percentuale di obesi. Uno scenario, quello relativo all’obesità, leggermente superiore alla media italiana, che si attesta al 10,4% (+0,7%).
I numeri, in entrambi i casi, mostrano una situazione in lieve miglioramento. La fetta di cittadinanza in sovrappeso, nelle rilevazioni regionali del 2021-22, era pari al 42,9% (-11,1%). Gli obesi, sempre relativamente alla penultima rilevazione di Passi, si attestavano a quota 11,3% (-0,2%).
A illustrare cosa sia l’obesità, quali sono i parametri che ne determinano la diagnosi, e in che modo il fenomeno è cambiato nel corso degli anni, è Andrea Lucchi, direttore dell’unità operativa complessa di Chirurgia generale e bariatrica dell’ospedale Ceccarini di Riccione.
Lucchi, quando si arriva a parlare di obesità?
“Il parametro principale che consente di definire una persona obesa, anche se non è l’unico, è l’indice di massa corporea, chiamato anche Bmi o Imc (Body massa index). L’Organizzazione mondiale della sanità ha di recente fornito una dettagliata classificazione di valori per l’Imc, che consentono di classificare il peso corporeo come: normopeso (Imc compreso tra 20 e 25); sovrappeso (25-30); obesità I (30-35); obesità II (35-40); obesità III (40-45). In generale parliamo di una malattia che colpisce di più gli uomini, anche se la differenza riscontrata dall’ultima rilevazione di Passi, a livello italiano, è minima: 11,1% gli uomini e 9,7% le donne”.
Quali sono le cause più diffuse che portano all’obesità?
“Vita sedentaria e alimentazione non controllata sono le cause principali. Altre cause sono predisposizioni genetiche, stile di vita, fattori socio-economici, patologie associate, farmaci, disturbi del sonno. Indubbiamente, a scatenare l’obesità contribuiscono anche alcuni fenomeni che si sono sviluppati in anni recenti”.
A cosa si riferisce?
“Alla diffusione dei social media, che hanno avuto e stanno avendo una funzione importante per quanto concerne l’aumento del fattore obesità. Televisione e social network, infatti, giocano un ruolo fondamentale nella veicolazione di informazioni dannose riguardanti il cibo e il suo uso. Sempre più pubblicità di cibo spazzatura (“junk food”, in inglese) vengono trasmesse in televisione durante gli orari di massima esposizione dei minori a essa, mentre sui social vi è un ‘bombardamento’ di informazioni e news riguardo prodotti cibari dannosi per la salute”.
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Quali sono state, invece, le conseguenze causate dal Covid?
“Il lockdown ha certamente stravolto la vita delle persone, riducendo l’attività fisica e alterando il comportamento alimentare. Ne è scaturito un aumento del peso, come dimostrano le rilevazioni negli anni 2021-22. Inoltre, le strutture sanitarie hanno rimodulato la loro attività per far fronte alla pandemia e il trattamento dell’obesità è stato interrotto. L’attività di chirurgia bariatrica è stata sospesa in tutta Italia e il risultato è stato che gli obesi si sono ritrovati ancora più obesi e soli”.
È vero che l’obesità infantile è in aumento? Se sì, che ruolo gioca la famiglia?
“L’Italia è il paese europeo con il più alto tasso di obesità infantile e adolescenziale (10,2% a 8-9 anni), che persiste nel 70% dei casi nell’età adulta, con aumento del rischio di malattie cardiovascolari, metaboliche, tumorali e ripercussioni a livello psicologico. La famiglia ha un ruolo determinante nell’insegnare il corretto stile di vita ai figli. La prima cosa è trasmettere loro il comportamento alimentare giusto: si deve dedicare il tempo necessario ai pasti in famiglia, evitando la deviazione verso il “junk food”, e occorre stimolare i figli a praticare attività sportiva. Non ultimo è necessario sorvegliare il corretto riposo dei propri figli: troppe ore davanti agli schermi o sui social sono deleteri per il comportamento alimentare. Di fronte a un aumento del peso, ovviamente, è necessario rivolgersi ai professionisti, nutrizionista e psicologo in prima battuta”.
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Come si cura un paziente obeso?
“Il trattamento dell’obesità, al giorno d’oggi, è integrato e prevede vari livelli di cura. Si passa dal trattamento nutrizionale (nutrizionista, dietista e psicologo) a quello farmacologico, fino a quello endoscopico e chirurgico. A livello regionale esistono vari centri, pubblici e privati, per il trattamento integrato dell’obesità, come delineato dal documento regionale pubblicato quest’anno: ‘Linee di indirizzo per la definizione dei percorsi di nutrizione essenziali e per l’organizzazione regionale della chirurgia bariatrica’. Il centro di Riccione è leader per l’Ausl Romagna, oltre che centro di eccellenza della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche (Sicob). Il centro è multidisciplinare e annovera nutrizionisti, dietisti, psicologi, endoscopisti, chirurghi, anestesisti, pneumologi, psichiatri, diabetologi ed infermieri dedicati”.
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www.riminitoday.it è stato pubblicato il 2024-11-10 07:53:00 da
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