Il primo fu Raffaele Bruno, il quinto (per ora ultimo) Gianluigi Troiano. Ai primi 3 pentiti Raffaele Bruno, Pietro Antonio Nuzzi, Carlo Verderosa ascoltati nel processo di primo grado conclusosi con l’ergastolo a Giuseppe Albanese, si sono aggiunti Giuseppe Francavilla e Gianluigi Troiano del processo d’appello. Albanese, 45 anni, detto “Prnion”, ritenuto un killer del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, detenuto dal 21 novembre 2018 per questa e altre imputazioni, è accusato d’essere uno dei due sicari che il 23 gennaio 2016 al rione Candelaro uccisero con 3 pistolettate all’addome Rocco Dedda, 46 anni, nella guerra con i rivali Sinesi/Francavilla cui era ritenuta vicina la vittima. Albanese, difeso dall’avv. Francesco Santangelo, respinge le accuse.
Quando l’8 luglio 2016, sei mesi dopo l’agguato collegato alla guerra che in 13 mesi contò 10 sparatorie con 3 morti e 11 feriti/scampati, Dda e Polizia diffusero il video dei due killer in fuga ritratti a volto scoperto speravano nella collaborazione dei cittadini, in qualcuno che li riconoscesse e informasse il 113 visto che nessun poliziotto, carabiniere, finanziere aveva un’idea sui due killer filmati. Il primo a farsi avanti non fu un cittadino… qualunque ma Raffaele Bruno, foggiano specializzato nel racket delle auto, imparentato con esponenti della “Società”, pentito nel 2007. A ottobre 2016 raccontò alla Dda: “ho visto il filmato e riconosciuto Albanese nell’uomo a destra dal modo di camminare, veloce e oscillando il collo”.
A agosto 2017 seguirono le rivelazioni di Pietro Nuzzi, ex boss di Altamura, detenuto in carcere a Foggia dal 2015 al febbraio 2017. “A luglio 2016 ero in cella con Alessandro Moretti che vide il filmato e disse: ‘Madò, quello è Giuseppe, vedi come cammina. Possibile che non lo conoscono?”. Replica l’avv. Santangelo: non si può credere a Nuzzi visto che afferma d’aver visto il video raccontando che le due persone filmate erano a volto coperto, mentre chiaramente non lo erano.
Verderosa – L’ergastolo inflitto in primo grado a Albanese poggia, nelle motivazioni della corte d’assise di Foggia, sulle dichiarazioni di Nuzzi e di Carlo Verderosa, foggiano, ex affiliato al clan Moretti, pentitosi a dicembre 2019: Albanese in cella gli avrebbe confidato d’aver sparato a Dedda. L’avv. Santangelo ribatte che per stessa ammissione di Verderosa, lesse insieme a Albanese l’ordinanza cautelare per l’omicidio Dedda in cui erano riportate le dichiarazioni di Nuzzi, il che mina la sua attendibilità.
Il boss conferma – A processo d’appello in corso sono sopraggiunte le dichiarazioni di Giuseppe Francavilla per 20 anni al vertice del gruppo Sinesi/Francavilla, pentitosi il 31 gennaio 2024. “L’uomo a destra nel video è Albanese” ha detto in aula lo scorso 18 settembre “l’ho riconosciuto dalla camminata. Appena fu ucciso Dedda, le voci nel nostro ambiente dicevano che fosse stato Albanese. Quando fu poi diffuso il video nell’estate 2016, lo riconobbi. Anche altri del mio gruppo lo riconobbero: Foggia era impestata, si diceva: ‘hai visto il video? Si riconosce che è lui’”.
Il pentito e la Gazzetta – Sarà interrogato a ottobre Gianluigi Troiano, 32 anni, viestano, affiliato al clan Raduano alleato del gruppo Moretti, pentitosi a giugno 2024. In un memoriale nelle dichiarazioni rese alla Dda lo scorso 28 febbraio sui rapporti tra mafia garganica e “Società foggiana” ha detto: “A fine 2018/inizio 2019 mentre ero detenuto a Bari, ci fu il blitz Decimazione” (30 arresti a Foggia il 30 novembre 2018 contro la mafia del pizzo) “e vennero portati in cella esponenti del clan Moretti, tra cui Alessandro Moretti”, nipote del boss Rocco Moretti. Quest’ultimo detenuto a Bari “ci disse di farci la cella insieme perché tutti appartenenti alla stessa famiglia mafiosa. Rocco disse: ‘mi raccomando, la Gazzetta non la fate leggere ai baresi che questi baresi si pentono uno al giorno e poi possono raccontare le cose’. Parlammo così che la nostra ‘Gazzetta di Capitanata’ non la dovevamo far vedere a nessuno di Bari perché lì è molto facile pentirsi. Alessandro Moretti mi confidò: ‘già vengo da una esperienza con questi baresi’. Mi disse che nel carcere di Foggia in una precedente detenzione era stato detenuto con un tale Nuzzi. Moretti mi disse: ‘io quando l’ho visto in televisione il video, ero in cella con Nuzzi: mi è venuto spontaneo dire che era Albanese per come camminava. Una cosa gli avevo detto a Nuzzi ed è stata riportata su tutte…’. Moretti mi confermò che era veramente Albanese l’esecutore materiale e che l’aveva raccontato a Nuzzi. Aggiunse che con l’arresto di Albanese avevano perso una persona del loro clan valida, che si occupava degli omicidi; e che già mesi prima avevano perso” (sempre causa arresto) “un altro valido a commettere omicidi, Angelo Bonsanto”. Bonsanto è un sanseverese al momento sotto processo in corte d’assise a Foggia insieme a Troiano per l’omicidio di Omar Trotta ucciso a Vieste il luglio 2017 nell’ambito della guerra di mafia tra clan garganici.
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