Omicidio Luca Sacchi: inasprite le pene per De Propris e Pirino, tornano le condanne a 25 e 24 anni

Omicidio Luca Sacchi: inasprite le pene per De Propris e Pirino, tornano le condanne a 25 e 24 anni


Il processo d’appello bis per l’omicidio di Luca Sacchi, il giovane di 24 anni ucciso con un colpo di pistola alla testa davanti a un pub nel quartiere Appio Latino di Roma nell’ottobre 2019, si conclude con un netto inasprimento delle pene per i due coimputati Marcello De Propris e Paolo Pirino. La Corte d’Appello ha ripristinato le condanne di primo grado, accogliendo le richieste del sostituto procuratore generale Carlo Lasperanza: 25 anni per De Propris e 24 per Pirino, ben lontani dai 14 anni e 8 mesi decisi in precedenza nel primo appello, annullato poi dalla Cassazione.

Chi sono i protagonisti della vicenda

L’omicidio di Luca Sacchi fu uno degli episodi più controversi e drammatici della cronaca romana degli ultimi anni, non solo per la brutalità del gesto, ma anche per le ombre sul contesto in cui maturò il delitto.

  • Valerio Del Grosso, l’autore materiale dello sparo, è già stato condannato in via definitiva a 27 anni di carcere.
  • Marcello De Propris, colui che fornì la pistola utilizzata per l’omicidio, torna a dover scontare 25 anni di reclusione, così come stabilito nel primo grado di giudizio.
  • Paolo Pirino, che partecipò attivamente all’aggressione, si vede confermata la pena di 24 anni.
  • Anastasiya Kylemnyk, fidanzata di Luca Sacchi all’epoca dei fatti, è stata condannata a 3 anni di carcere per violazione della legge sugli stupefacenti, accusa legata al denaro (70mila euro in contanti) nascosto nello zainetto la sera della tragedia.
  • Giovanni Princi, considerato la mente dello scambio di droga, ha ricevuto una pena definitiva di 4 anni di carcere dopo il rito abbreviato.

Omicidio Luca Sacchi: cosa accadde quella notte del 23 ottobre 2019

La sera del 23 ottobre 2019, Luca Sacchi si trovava con la fidanzata Anastasiya Kylemnyk e alcuni amici nei pressi del John Cabot Pub, un locale nel quartiere Appio Latino di Roma. La situazione precipitò in pochi istanti. Secondo le ricostruzioni, la ragazza custodiva nello zaino 70mila euro in contanti, destinati all’acquisto di 15 chili di hashish.

Il piano di acquisto, orchestrato da Giovanni Princi, amico di Sacchi, prevedeva l’acquisto della droga da parte di un gruppo capeggiato da Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. Ma qualcosa andò storto. Del Grosso e Pirino, invece di portare a termine la transazione, decisero di rapinare i soldi.

Durante l’aggressione, Del Grosso colpì con il calcio della pistola la testa di Anastasiya per sottrarle lo zainetto. Quando Luca Sacchi tentò di reagire, venne colpito con un colpo di pistola alla testa, sparato a bruciapelo. Il giovane morì sul colpo.

Il ruolo di Marcello De Propris e Paolo Pirino

Centrale il ruolo di De Propris e Pirino nell’esecuzione del piano. Marcello De Propris, figlio di un noto pregiudicato romano, fornì la pistola utilizzata per uccidere Luca. La sua partecipazione è stata considerata fondamentale per il reato di omicidio, e da qui la pena a 25 anni di carcere.

Paolo Pirino, invece, prese parte direttamente all’aggressione fisica contro Luca e la sua fidanzata Anastasiya. Insieme a Del Grosso, pianificò la rapina e contribuì materialmente alla sottrazione del denaro, partecipando all’esecuzione del reato. La Corte ha ritenuto il suo ruolo determinante, condannandolo a 24 anni di carcere.

Il contesto del delitto: soldi, droga e tradimenti

Il delitto Sacchi è stato più volte definito dai media come “un omicidio figlio del degrado urbano e sociale”, ma le sfumature della vicenda si sono rivelate ben più complesse. Il tema centrale non era solo la rapina, ma il tentativo di acquistare una grossa partita di hashish con una somma ingente di denaro in contanti.

Il coinvolgimento di Anastasiya Kylemnyk ha suscitato particolare clamore mediatico. La fidanzata di Luca è stata accusata di complicità nel traffico di droga, poiché il denaro nello zainetto era parte dell’accordo per l’acquisto degli stupefacenti. Nonostante le accuse, Anastasiya non è stata mai ritenuta responsabile dell’omicidio. La sua pena di 3 anni per violazione della legge sugli stupefacenti è stata confermata anche in questa fase processuale.

Le parole della famiglia Sacchi: “Giustizia è fatta, ma noi non riavremo Luca”

Il dolore della famiglia di Luca è una ferita aperta, e la sentenza di Appello Bis, seppur considerata “giusta”, non potrà mai restituire alla famiglia il figlio ucciso. Alfonso Sacchi, padre di Luca, ha espresso soddisfazione per la sentenza ma ha anche sottolineato l’irrimediabile differenza tra chi deve scontare una pena e chi ha perso un figlio per sempre.

“Siamo soddisfatti della sentenza, giustizia è fatta, a noi interessava la conferma della pena. Ma noi abbiamo perso nostro figlio, loro un domani potranno averne uno, noi no”, ha dichiarato con amarezza il padre di Luca.

Le reazioni della Procura: “C’era un gruppo organizzato”

La sentenza di Appello Bis accoglie le tesi sostenute dal sostituto procuratore generale Carlo Lasperanza, il quale ha evidenziato l’esistenza di un vero e proprio “gruppo organizzato”, in cui ogni partecipante aveva un ruolo specifico.

Secondo il pg Lasperanza, si trattava di una vera associazione criminale, una struttura che aveva l’obiettivo di ottenere e rivendere droga. La Cassazione ha accolto questa visione, ordinando un nuovo processo d’appello e imponendo un aumento delle pene per De Propris e Pirino.

“In questo processo l’attività di spaccio è stata sottovalutata, ma c’era un’associazione, un ‘gruppo’, come lo chiama la Cassazione, in cui ognuno aveva il suo compito”, ha dichiarato il pg.

Un caso che ha segnato la cronaca nera di Roma

Il delitto di Luca Sacchi rimane uno dei casi più noti e discussi della cronaca nera romana degli ultimi anni. Una storia fatta di giovani vite spezzate, soldi, droga e violenza. Quella di Luca non è solo la storia di un ragazzo che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma anche il racconto di come la criminalità giovanile possa distruggere vite e famiglie.

La sentenza d’appello bis ripristina condanne più severe per chi ha giocato un ruolo chiave nel delitto. 27 anni per Del Grosso, 25 per De Propris, 24 per Pirino, tutti rei di aver spezzato la vita di un giovane innocente. La famiglia Sacchi ha finalmente ottenuto giustizia, ma il vuoto lasciato da Luca non potrà mai essere colmato.

L’articolo Omicidio Luca Sacchi: inasprite le pene per De Propris e Pirino, tornano le condanne a 25 e 24 anni
www.romait.it è stato pubblicato il 2024-12-11 07:46:44 da Francesco Vergovich


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