Alto il livello di performance dell’oncologia nel Lazio, ma tutto concentrato su alcune strutture romane. E assolutamente da migliorare i tempi di attesa per chi sta lottando contro il cancro alla mammella e alla prostata e ha bisogno di cure. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ieri ha presentato gli esiti della quinta indagine nazionale sullo stato di attuazione delle Reti oncologiche regionali e il quadro che emerge del Lazio è fatto di luci e ombre.
L’Agenas si è concentrata sulle sette patologie oncologiche maggiori (mammella, colon, retto, polmone, prostata, ovaio e utero), guardando alla?presa in carico dei pazienti da strutture della Rete, all’indice di fuga fuori regione, e ai tempi di attesa relativi alla percentuale di ricoveri in strutture della stessa Rete entro 30 giorni dalla data di prenotazione. Il territorio regionale non è tra i migliori (Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto e Liguria), ma tra quelli in cui il raggiungimento della cosiddetta performance di esito è legato maggiormente alla produttività di singoli centri, che avocano a sé un’elevata capacità produttiva e il soddisfacimento della domanda interna ed esterna alla rete. Manca dunque un’efficace sistema di rete. La Regione sinora non si sarebbe curata molto della governance della Rete e non è stato avviato neppure il processo di digitalizzazione.
I maggiori problemi relativamente alla presa in carico sono stati riscontrati per i pazienti con tumore alla prostata, all’ovaio e al retto, mentre ad andare a farsi curare fuori regione sono soprattutto quelli col tumore alla prostata. I tempi d’attesa maggiore? Per chi ha un cancro al colon. Nel 2022 il maggior numero di interventi per il tumore alla mammella è stato effettuato dal «Gemelli» (1344), seguito dall’«Ifo» (561) e dal «San Giovanni» (560). Per il cancro al polmone dal «Sant’Andrea» (572), seguito dal «Gemelli» (401) e dall’«Ifo» (258), mentre per il cancro alla prostata dall’«Ifo» (324), seguito dal «San Giovanni» (282) e dal «Campus» (186). Il maggior numero di interventi all’ovaio è stato invece compiuto dal «Gemelli» (381), così come all’utero (997), allo stomaco (142) e al pancreas (123).
Alla Regione Lazio l’Agenas ha raccomandato di implementare lo stato di attuazione dei processi di governance dei percorsi del paziente, ponendo particolare attenzione all’attribuzione di risorse economiche adeguate allo sviluppo e alla stessa implementazione della Rete, e di attivare e finalizzare i processi per la transizione digitale. È stato poi chiesto di ottimizzare il percorso dei pazienti, ridurre i tempi di attesa per la chirurgia, la diagnostica e la terapia, e assicurare la prossimità delle cure mediche soprattutto per chi si trova in una fase avanzata o cronica della malattia. Per il tumore della mammella e del polmone è stato inoltre raccomandato di evitare dispersioni della casistica tra i vari centri, mentre per i casi del colon-retto è stato chiesto di evitare la dispersione in centri privati accreditati che non siano parte della Rete. Agenas ha poi puntato a una pianificazione dei centri per il tumore dello stomaco e del pancreas, al fine di concentrare la casistica e garantire un alto impatto sugli esiti, e di migliorare i tempi di attesa sui pazienti con cancro alla mammella o alla prostata. Rilevato anche che, sulle stesse prestazioni ambulatoriali, quasi tutto è concentrato sulla capitale e le criticità maggiori sono presenti nelle Asl Roma 6, di Latina e Frosinone. Raccomandato infine di controllare e monitorare i processi di rete.
roma.repubblica.it è stato pubblicato il 2023-12-14 10:00:16 da [email protected] (Redazione Repubblica.it)
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