BARI – La rivolta del mattarello e del tavoliere è per ora scongiurata. Nunzia e le altre nei prossimi giorni – l’obiettivo è concludere le consultazioni entro il fine settimana – saranno convocate a Palazzo di Città. Con una proposta da mettere sul tavolo: l’avvio di un percorso di regolarizzazione scongiurando così possibili frodi alimentari, evasione fiscale e rischi per la sicurezza alimentare.
In che modo? Partendo anche dal “battesimo” della De.co, la denominazione comunale, una sorta di marchio di garanzia già utilizzato in altri Comuni d’Italia.
Il Comune di Bari chiama a raccolta le pastaie del centro storico, le artigiane finite nel mirino di quello che ormai è un vero «orecchietta gate». Accertare e sgomberare il campo da ogni dubbio: le orecchiette messe in bella mostra sui tavolieri di strada Arco Basso e dintorni, per la gioia dei clienti e soprattutto dei turisti, sono realmente fatte a mano, quindi artigianali, o sono semplicemente «svuotate» dalle confezioni e dai pacchi che arrivano da pastifici e industrie? Un sospetto generato non solo da alcune segnalazioni di clienti che si sono sentiti «truffati» ma anche dal ritrovamento di numerosi scatoloni di orecchiette industriali gettati nei cassonetti attorno al perimetro di Bari vecchia.
«Alcuni controlli effettuati negli ultimi tempi hanno consentito – spiegano da giorni da Palazzo di Città – di accertare che una parte consistente del prodotto venduto non è di diretta produzione, ma proviene dalla filiera industriale. Ciò non è vietato, ma richiede che la provenienza del prodotto sia nota al consumatore e la vendita sia in regola dal punto di vista fiscale».
E così l’amministrazione comunale – dopo aver ignorato per anni e anni il tema semmai incensandolo nel nome della tipicità e folclore – ora prende di petto la situazione. Da qui le numerose riunioni tecniche che già nelle prossime ore saranno allargate alle associazioni di categoria del commercio, della ristorazione e dell’artigianato, per poi arrivare all’incontro finale con le pastaie. Oltre alla De.co, «che potremmo successivamente replicare per altri prodotti tipici» spiega l’assessore allo Sviluppo Locale, Pietro Petruzzelli, in soccorso del Comune arriva la delibera della Regione Puglia del febbraio del 2020. Si tratta delle «Linee guida per l’applicazione della normativa sull’igiene degli alimenti in attività di preparazione per l’immissione sul mercato e/o per la somministrazione di alimenti presso locali utilizzati principalmente come abitazione privata (Home Food – Home Restaurant)».
In base a questo disciplinare le pastaie diventerebbe delle Osa (operatrici del settore alimentare) dotate di Scia e obbligate a comunicare allo sportello comunale Suap e alla Asl i periodi in cui esercitano attività, inclusi anche i festivi e le giornate del sabato e della domenica. Previste anche regole precise – al pari dei produttori e venditori di confetture, marmellate, sottoli, sottaceti, conserve e dolci fatti in casa – sulle norme igienico-sanitarie dei locali, dell’abbigliamento e delle attrezzature e sulla tracciabilità degli ingredienti e del prodotto finale. In pratica non verrebbero più tollerate “orecchiette anonime” ed esposte sui tavolieri per strada, come accade oggi, senza alcuna minima protezione da polvere, insetti e volatili.
«Questo percorso con le signore – spiega l’assessore Petruzzelli – permetterebbe di valorizzare l’artigianalità delle nostre orecchiette e generare valore per tutti. È questa la strada che insieme alle signore di Bari Vecchia vogliamo percorrere. È un tema che non riguarda solo le pastaie di strada Arco Basso ma che coinvolge anche altre analoghe situazioni, molto diffuse soprattutto nel centro storico».
www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-19 20:36:01 da
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