AGRIGENTO – Avrebbero ideato e commissionato all’amico di famiglia l’omicidio del padre, pagando una cifra di cinquanta milioni di vecchie lire: nell’agguato, però, venne ucciso anche il nonno. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha così disposto il rinvio a giudizio delle sorelle Carmela e Rosalba La Placa, 56 e 67 anni, di San Biagio Platani, e di Luigi Costanza, 77 anni, di Comitini.
Le accuse
Gli imputati (difesi dagli avvocati Antonino Gaziano, Mongiovì Gaziano, Sergio Spallino, Valentina Buongiorno e Gaetano Timineri) sono accusati di omicidio premeditato e, soltanto alle donne, viene contestata anche l’aggravante di aver agito contro un ascendente.
Un cold case
La prima udienza del processo si celebrerà il prossimo 26 novembre davanti la prima sezione della Corte di Assise di Agrigento. La vicenda è legata al duplice omicidio di Gaetano e Salvatore La Placa, padre e figlio uccisi a colpi di fucile il 14 ottobre 1992 nelle campagne di San Biagio Platani. Un caso che per oltre trent’anni sembrava finito nel dimenticatoio fino a quando un parente delle vittime ha cominciato a indagare e ricomporre i racconti frammentati che si facevano a mezza bocca in famiglia su quanto era accaduto nel 1992.
Il presunto piano diabolico
Due familiari delle vittime, rispettivamente zia e una sorella delle imputate, si sono costituite parte civile rappresentati dagli avvocati Vincenzo Caponnetto e Salvatore Pennica. La vera svolta arriva nel maggio scorso quando i carabinieri, su disposizione del pm Salvatore Vella (oggi procuratore di Gela), perquisirono le abitazioni degli odierni imputati. Secondo l’impianto accusatorio, Carmela e Rosalba La Placa (insieme alla madre Rosalia Guadagnano, nel frattempo deceduta) sarebbero le ideatrici dell’omicidio dei congiunti maturato in un clima di aspri dissidi familiari.
In particolare, per l’accusa, non avrebbero sopportato i maltrattamenti e i soprusi del padre-marito e la decisione di quest’ultimo di allontanare dall’abitazione il compagno della figlia. Così, piuttosto che denunciare, avrebbero commissionato il delitto a Luigi Costanza, all’epoca venditore ambulante di abbigliamento nonché amico di famiglia delle vittime.
L’agguato mortale
Alle prime luci dell’alba del 14 ottobre 1992 le donne avrebbero avvisato il killer degli spostamenti di Salvatore La Placa, impegnato in una battuta di caccia insieme con il padre. I due, a bordo di una Fiat 127, vennero così fatti accostare sul ciglio della strada. Poi, improvvisamente, gli spari: una fucilata alla testa a Gaetano La Placa, che era alla guida, e un’altra all’indirizzo di Salvatore che si trovava nel lato passeggero.
Le donne, come corrispettivo per i due omicidi, avrebbero pagato a Costanza 50 milioni di lire in parte provenienti dalla riscossione di buoni fruttiferi intestati ad una delle due vittime. Al killer sarebbero stati regalati anche i cani da caccia e la Jeep di Gaetano La Placa, quest’ultima con regolare passaggio di proprietà avvenuto cinque mesi dopo il delitto.
L’articolo Padre e figlio uccisi nel 1992, familiari rinviate a giudizio
livesicilia.it è stato pubblicato il 2024-09-10 08:07:30 da Peppe Castaldo
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