Paglione, tre rinvii a giudizio per aver raggirato il mecenate  – Teramo

Paglione, tre rinvii a giudizio per aver raggirato il mecenate  – Teramo


TERAMO. Sarà un processo ad accertare la verità. Almeno quella giudiziaria. Così ha stabilito il gup Roberto Veneziano che ieri ha rinviato a giudizio tre persone accusate di aver raggirato nei suoi ultimi anni di vita il noto mecenate, gallerista e collezionista d’arte Alfredo Paglione, nato a Tornareccio, nel Chietino, conosciuto in tutta Italia, da tempo residente a Giulianova dove è deceduto l’anno scorso a 86 anni .
Secondo l’accusa del pm Laura Colica, titolare del fascicolo, i tre avrebbero approfittato delle sue precarie condizioni di salute (per il mecenate il tribunale aveva nominato un amministratore di sostegno) per ottenere assegni milionari e opere d’arte.
A processo (prima udienza il 7 dicembre) compariranno Diodoro Guerrucci, medico ed ex primario ospedaliero (difeso dall’avvocato Guglielmo Marconi), la figlia Francesca Guerrucci ex assessore comunale (difesa dall’avvocato Alfredo Cappellacci) e Nicola Di Sante di Mosciano (difeso dall’avvocato Stefania Iannetti). Per tutti l’accusa è quella di circonvenzione d’incapace in concorso. Quattro le parti civili tra nipoti di Paglione e curatela del tribunale rappresentati dagli avvocati Federica Di Nicola, Francesco Mariano, Luca Di Edoardo e Massimo Ambrosi.
I fatti contestati dalla Procura si riferiscono a un periodo di tempo compreso tra il 2019 e il 2021, prima della morte del mecenate avvenuta il 30 novembre dell’anno scorso. Secondo l’accusa il medico e la figlia, così si legge nel capo d’imputazione, «approfittando dell’incapacità di Paglione di provvedere autonomamente ai propri interessi (e perciò sottoposto ad amministrazione di sostegno)» avrebbero indotto Paglione a effettuare bonifici e assegni milionari con importi, così si legge sempre nel capo di imputazione, compresi tra 50mila e 300mila euro. Sempre per la Procura, inoltre, padre e figlia avrebbero indotto Paglione a consegnare alla donna «numerosi quadri della sua collezione, a concedere in comodato gratuito la dependance dell’abitazione di Paglione in via dello Splendore, a rifiutare di sottoporsi a tre necessari ricoveri ospedalieri conseguenti alle condizioni precarie di salute e programmati all’ospedale, ad ospitare presso l’abitazione di Paglione Nicola Di Sante come sorvegliante».Anche Di Sante è accusato di essersi fatto consegnare denaro, assegni e quadri. «Consentiva», si legge sempre nel capo di imputazione, «solo al dottor Guerrucci di visitare il Paglione e prescrivergli terapie, impediva a Paglione di incontrare persone». Tutti sono accusati anche di aver impedito a un cardiologo, amico da tempo del gallerista, di sottoporlo a visita medica. Accuse, quelle mosse dalla Procura, che ora dovranno essere dimostrate nel processo.
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www.ilcentro.it è stato pubblicato il 2023-09-14 03:31:00 da


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