PALERMO – Non si può dire che al consiglio comunale di Palermo ci si annoi. Perfino oggi, durante una seduta che prevedeva la trattazione di argomenti non proprio dirompenti, come i debiti fuori bilancio, i lavori sono stati chiusi dopo una baruffa verbale. Protagonisti del diverbio la consigliere del Pd Mariangela Di Gangi e il presidente della commissione Bilancio, l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Giuseppe Milazzo.
Una seduta che si era aperta grazie alla presenza delle opposizioni, circostanza che Di Gangi ha sottolineato durante un intervento sull’ordine dei lavori.
“Questa città non ha una maggioranza che governa – ha detto la dem – e in queste condizioni il consiglio non può lavorare, anche dopo le strigliate del sindaco e le riunioni”. Una sortita che non è piaciuta a Milazzo che ha iniziato a interromperla, mentre il presidente Giulio Tantillo tentava inutilmente di riportare la calma a Sala Martorana. Alla fine Tantillo ha chiuso i lavori, rimandando la seduta a domani.
“L’aula consiliare della quinta città d’Italia ostaggio di una intollerabile prepotenza, che rasenta lo squadrismo. La maggioranza che sostiene Lagalla sa solo alzare la voce per zittire, non avendo evidentemente altro da dire”. Lo dice Mariangela Di Gangi.
“Noi però pretendiamo rispetto per il nostro ruolo e soprattutto per le istituzioni – continua – perché la prepotenza in aula è la cartina al tornasole di una cultura politica che disprezza il confronto democratico e, con esso, la città che dovrebbe rappresentare. Al di là delle belle parole in cui si spertica Lagalla, restano i fatti. E i fatti dicono che questo è il modo in cui stanno praticando il potere. Conosciamo bene la loro idea mediocre di governo della città: basta uscire di casa per averne la prova tangibile. Ecco anche la loro idea di confronto”.
“I debiti fuori bilancio non sono un atto di maggioranza – replica Milazzo – e non approvarli è un danno alla città. La maggioranza dei consiglieri era presente, non serviva una maggioranza politica perché non parlavamo di atti divisivi o di parte, così come non lo faremo nei prossimi giorni quando ascolteremo il Garante dei disabili o la Rap. Un programma condiviso in capigruppo”.
“La minoranza – aggiunge – ha presentato un sub emendamento che avrebbe tolto i fondi per pagare i debiti. In questo momento di divergenza tra le forze presenti, la consigliera ha chiesto la parola sull’ordine dei lavori per fare però dichiarazioni politiche. E invece bisognava usare le comunicazioni, anche se secondo Di Gangi non c’era niente da dire; avremmo parlato di quanto successo il 23 maggio e di quanto è stato scritto sui social sulla fondazione Falcone, gettando discredito sul consiglio”.
“In varie capigruppo abbiamo concordato le comunicazioni – conclude – e nonostante questo puntualmente mi hanno impedito di parlare”.
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