Occhio alla doppia fila. Secondo un misterioso principio, applicabile soltanto quando si ha fretta di fare qualcosa, il caso, il fato o chiamatelo come volete si mette di traverso per crearci ostacoli di ogni tipo. Avete urgenza di scrivere qualcosa al computer? Bene: sarà proprio quello il momento in cui, dopo avere acceso il PC, questi deciderà capricciosamente di installare gli aggiornamenti. Dovete chiamare qualcuno al cellulare in fretta e furia? Statene certi: l’unica voce che sentirete sarà quella registrata che vi annuncia l’irraggiungibilità del vostro interlocutore.
Stessa cosa dicasi quando ci si accorge di essere in ritardo ad un appuntamento dall’altra parte della città: chi è costretto a muoversi in macchina e conosce il leggendario traffico delle nostre strade sa benissimo che bisogna calcolare i tempi con ampie fette d’anticipo. Talvolta si ci si mette di meno per arrivare a Roma (cinquanta minuti, atterraggio compreso), piuttosto che per andare da Palermo a Palermo.
In casi del genere, almeno una volta su cinque, troverete la vostra auto bloccata da qualcuno che ha lasciato la propria in doppia fila. Se sarete fortunati, dopo avere strombazzato il clacson per trenta secondi vedrete precipitarsi qualcuno agitando la chiave della macchina con faccia colpevole. Se sarete ancora più fortunati costui vi porgerà umilmente le sue scuse e tutto finirà lì. Ma potreste non essere così favoriti dalla sorte: e nonostante lo strombazzamento non vedrete sopraggiungere nessuno per minuti e minuti. Fino a quando, con lento, flemmatico passo giungerà qualcuno a guardarvi con aria indolente per dirvi che gli dispiace tanto ma non aveva sentito suonare. E qui ognuno reagirà in base alla propria indole e al proprio grado di conoscenza del codice penale.
Che, sul punto, però riserva qualche amara sorpresa per chi è abituato a lasciare la propria macchina dove capita: assecondando un ultraventennale indirizzo interpretativo, la Quinta Sezione Penale della Cassazione ha stabilito che bloccare consapevolmente un’autovettura impedendo al relativo proprietario di uscire dal proprio parcheggio integra il reato di violenza privata previsto dall’art. 610 del codice penale: questa fattispecie punisce chi costringe altri a fare, tollerare o omettere qualche cosa e, per effetto dell’entrata in vigore della riforma Cartabia, presuppone che la persona offesa abbia sporto querela. Quest’ultima non sarà necessaria – e si potrà procedere d’ufficio – se il fatto è commesso nei confronti di persona incapace per età o infermità ovvero se ricorrono le circostanze aggravanti previste nell’art. 339 codice penale (cioè se la condotta illecita è compiuta con uso di armi, da più persone riunite, eccetera).
Stiano attenti, quindi, gli automobilisti che decidono di parcheggiare in doppia fila per l’impazienza di entrare al bar o di fare qualche acquisto: potrebbero tornare a casa con una denuncia sulle spalle.
livesicilia.it è stato pubblicato il 2023-11-05 06:55:00 da Paolo Grillo
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