PISTOIA – Con il mese di settembre è terminato il progetto “ Per Ripartire “ attuato dalla cooperativa In Cammino con il finanziamento della Fondazione Caript, Fondazione Un Raggio di Luce e la Caritas Diocesana.
Con questo progetto trenta persone hanno fatto una esperienza concreta di lavoro di alcuni mesi nella carpenteria in ferro o nell’orticultura. “Non si tratta di semplice formazione-lavoro ma di un nuovo inizio per quanti si vengono a trovare in una situazione particolare” spiega la Cooperativa
In Italia sono 13.000 i ragazzi che sono “in carico”al Tribunale dei Minorenni: solo nel comprensorio di Firenze oltre 700 ragazzi, giovani e giovanissimi che hanno commesso reati non particolarmente gravi che vivono in contesti familiari e sociali problematici, con bassa o quasi nulla scolarizzazione, con condizioni economiche sotto la soglia della povertà.
Il sistema giustizia prevede per questa fascia di persone la ricerca e la proposta di quelle occasioni culturali, lavorative, sociali: la Messa alla Prova: se un ragazzo frequenta e partecipa in modo positivo ad una serie di attività culturali o lavorative gli viene estinta la pena.
“Ma non si tratta tanto di qualcosa da pagare quanto piuttosto di far sperimentare gli aspetti positivi dello studio e del lavoro come fattori di crescita e di responsabilità personale.nEd è quello che abbiamo cercato di fare offrendo ad alcuni di loro una ambiente lavorativo,un operaio esperto capace di trasmettere delle competenze professionali, un tutor sociale che faccia riflettere su certi comportamenti nella convinzione che fare “cose buone “insegna a “vivere bene” continua la Cooperativa.
Sono diciassette i ragazzi che in vario modo hanno partecipato ai corsi di carpenteria in ferro e otto hanno trovato una collocazione lavorativa di una certa stabilità.
“Con tutti abbiamo tentato un approccio partecipato e fattivo al lavoro considerando quest’ultimo un moltiplicatore di impegno e responsabilità. Vivere in carcere genera un profondo stravolgimento nella comprensione della realtà. Quelle che sono le normali relazioni di lavoro e/o sociali subiscono una profonda trasformazione nella vita detentiva. Ogni atteggiamento, ogni prospettiva, ogni proposito è finalizzato ad un tornaconto personale che permetta di sopravvivere un po’ meno faticosamente la ristrettezza del carcere. L’insegnamento poi che la vita detentiva porta con sè è non pensare ,non progettare ,non prendere iniziativa ,in fondo si tratta di “lasciar” passare il tempo. Proprio il contrario di quei valori che danno senso al vivere civile dove l’impegno, la costanza ,la fantasia ,i proponimenti diventano l’anima del vivere sociale sempre teso ad un miglioramento e ad un benessere condiviso” continua la Cooperativa.
“A 13 giovani vicino al fine pena abbiamo proposto di coltivare un appezzamento di terreno per vedere e misurare concretamente che si può crescere ,si possono vedere i frutti del proprio lavoro, il risultato dipende da quanto e quello che uno fa. Il senso di responsabilità,la partecipazione possono essere coltivate e diventare un terreno proficuo di convivenza sociale. Piccoli passi verso un approccio diverso partecipato e positivo al nostro vivere insieme. Abbiamo accompagnato cinque di queste persone verso un lavoro con un’assunzione concreta. Non mancano cadute e difficoltà ma proprio da esse possiamo trarre insegnamenti preziosi” conclude la Cooperativa.
www.reportpistoia.com è stato pubblicato il 2024-10-19 12:20:00 da Redazione
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